Durbé è prudente sui due Modi « Le teste non mi parlano più »

Durbé è prudente sui due Modi « Le teste non mi parlano più » Intervista allo storico dell'arte finito sotto inchiesta a Livorno Durbé è prudente sui due Modi « Le teste non mi parlano più » «Le prove portarono alla conclusione che le pietre erano rimaste in acqua molti decenni» ■ «Troppi misteri nella vicenda))» ROMA — Dario Durbé, storico dell'arte, è la vittima Illustre della cosiddetta «beffa di Livorno», la vicenda ancora poco chiara delle sculture attribuite in un primo tempo a Modigliani che vennero ripescate nel Fosso Reale. Scherzo, frode, macchinarione? L'impressione è che Durbé colleghi quello che gli è capitato a screzi con il ministro dei Beni culturali (lui chiuse la Galleria nazionale d'arte moderna, di cui era direttore, e il ministro la riaprì d'ufficio), a dissapori con amministratori della Galleria, e soprattutto all'ostilità che da tempo lo contrappone agli Arcliives legales Amedeo Modigliani, l'istituzione che cura l'eredità artistica del grande scultore e l'autenticazione, spesso contrastata, delle sue opere. Ma di Ipotesi Durbé non vuole parlare, almeno in forma ufficiale. Nell'intervista che segue, la pacatezza dello storico si sposa con la prudenza dell'imputato. Professor Durbé. l'operazione di recupero delle sculture nel Fosso Reale finora le è costata la carica di direttore della Galleria nazionale d'arte moderna e un'inchiesta della magistratura: intende ritrattare? •La domanda sembra dare per scontato che le convinzioni di un uomo di studi debbano necessariamente modificarsi per effetto di inconvenienti gravi che possono capitargli sul piano personale. E' un po' una psicologia da Inquisitone. Errori commessi? Non mi pare un errore l'operazione del tentato recupero. Quanto all'attribuzione delle teste a Modigliani fin dagli Inizi mi sono trovato ad esprimere il mio pensiero nella condizione di chi è preparato a ricredersi in attesa di chiarimenti, di prove, di dati concreti'. Non è un fatto concreto il racconto del quattro ragazzi che si dichiarano autori delle «teste»? •Non mi pare proprio. In questa storia sono troppe le contraddizioni, le incongruenze, le affermazioni inconsulte. La fotografia apparsa su Panorama (quella che avrebbero fornito i ragazzi, ndr) non è una foto della scultura ripescata nel Fosso; gli strumenti depositati (presso la Soprintendenza di Pisa) non sono quelli che hanno lavorato la pietra; linvecchiamenlo rilevato dai nostri restauratori è inspiegabile, se non c'è la mano di un valente falsario. Inoltre mi inquieta la perfezione della campagna di staìnpa, senza uno sgarro: ogni cosa al momento giusto e perfettamente calcolata, trovate ingegnose che rianimassero l'interesse, quando languiva; l'abtlità nell'eludere ogni appiglio penale*. Dunque lei insiste: continua a ritenere autentiche le sculture? • Un tal genere di convinzioni si forma attraverso una serie di elementi che vengono a comporre un quadro. L'occhio ha una grande parte: ma vi confluiscono anche altri dati, di natura oggettiva. Non per nulla la storia esterna di un 'opera costituisce una parte rilevante della nostra disciplina: ed essa si costruisce con prove tecniche e scientiflclie. Le prove a Livorno portarono tutte alla conclusione che le pietre ritrovate fossero rimaste in acqua alcuni decenni. Quando sopravvennero le dichiarazioni degli studenti non potei che sospendere un giudizio formatosi in altre condizioni di certezza. Certo, oggi le "teste" non mi parlano più al modo dei primi giorni: pure non posso dimenticare le circostanze esaminate, i>agliatc e ricomposte con ogni cura*. Però lei è rimasto quasi il solo a non fare marcia Indietro. •Probabilmente è una questione di temperamento. Io per natura sono molto scrupoloso: quando giungo a una conclusione è per un lavoro che ho compiuto. Non ho difficoltà a ricredermi, ma solo quando elementi nuovi, veramente attendibili, si impongano. Tanto più quando si tratta di materia di cut non ho una conoscenza speciftea. Né mi displace arrivare tardi, se solidamente. Gli esperti che per primi esaminarono le teste possono essere stati influenzati, non c'e dubbio, dall'etnozione per un ritrovamento aiwenuto in circostanze suadenti. Ma quanti giudicarono in un secondo tempo, spesso senza aver visto direttamente le opere, non si trovarono avvantaggiati, quanto a emotività, dall'elemento negativo Indotto con clamore dalle dichiarazioni degli studenti,. Ammesso che lei abbia ragione, e vi sia stata una sorta di macchinazione, come la spiega? • Non sono tenuto a spiegarla nò posseggo i mezzi per farlo. Tocca alla magistratura, piuttosto, indagare su questo complesso di circostanze. Da questo punto di vista ho fiducia che il procedimento instaurato dal procuratore di Livorno possa dare risultati utili, l'tsto die non ha avuto seguito la mia richiesta al ministero di una commissione di indagine, né è proseguito il programma di ricerche (sulle ' 'teste") avviato a suo tempo dalla Soprintendenza di Pisa*. Guido Kampoldi

Persone citate: Amedeo Modigliani, Fosso, Modigliani

Luoghi citati: Livorno, Roma