I falasha, speranza dopo l'orrore di Giorgio Romano

I falasha, speranza dopo l'orrore Gli oltre settemila ebrei d'Etiopia giunti in Israele con il ponte aereo I falasha, speranza dopo l'orrore Terrìbili racconti del viaggio oltre la frontiera con il Sudan, tra stenti, predoni, sciacalli - «Consegna il denaro o ammazziamo tuo figlio» - Di una famiglia di 16 persone, è arrivato soltanto un vecchio NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — ^'Operazione Mose» per il salvataggio degli ebrei d'Etiopia continua ad essere al centro dell'attenzione in Israele, al di là delle polemiche. Si fa il possibile perché i nuovi immigrati non si sentano stranieri in patria, e perché la generosità di chi vuole aiutarli non ferisca la loro fierezza, perché la solidarietà non appaia elemosina. Niente sembra offenderli più che l'essere considerati primitivi e arretrati. Secondo gli assistenti sociali dell'Agenzia Ebraica, i falasha — consapevoli di provenire da un ambiente tecnologicamente arretrato — si considerano portatori di una cultura e di una civiltà ricche e feconde, e non si sentono inferiori a nessuno. Dice lo psicologo capo dell'Ufficio immigrazione dell'Agenzia Ebraica, Zvi Yadin, che certe storie diffuse dalla stampa e alcuni aneddoti più o meno autentici, circolano già tra i nuovi venuti e li turbano: per esemplo, che i nuovi arrivati mettono gli abiti di ricambio nel frigorifero. L'impatto tra questi due mondi è accresciuto dalle difficoltà della lingua: un centinaio di ebrei etiopici giunti in Israele da uno o due anni si è assunto il compito di fungere da interprete, e non solo sul piano linguistico, ma anche su quello della diversità di usi e 'costumi e della scelta dei centri di assorbimento. Su questo punto, vi sono due .scuole» in polemica tra di loro: una tende a mantenere uniti gli immigrati (il professor Raanan Weltz ha suggerito la fondazione jdi tre centri comunitari per gli ebrei etiopici, ciascuno di 500 famiglie circa); l'altra è favorevole a distribuire i falasha tn vari centri di sviluppo, e ad accoglierne una parte nelle grandi città, come ha suggerito Shlomo Lahat, sindaco di Tel Aviv. Anche i problemi die possono sembrare più banali presentano aspetti qui nuovi e inconsueti. Un esempio: dota¬ ti in generale di un'eccellente dentatura, da fare invidia agli altri israeliani, gli ebrei d'Etiopia ignorano l'uso dello spazzolino da denti e ne diffidano, preferendo sfregarsi i denti dopo ogni pasto con foglie di palma. E ancora: molti falasha sono rimasti scandalizzati dal fallo che i gabinetti siantì all'interno delle case e degli alberghi die li ospitano, invece che all'esterno. La gara per raccogliere indumenti ha dovuto essere frenata invece che incoraggiata, perette — come ha spiegalo Ora Danyo, capo di una unità del servizi sociali — questi abiti 'occidentali» sono guardati con diffidenza. I giocattoli, invece, si rivelano ancora una volta 'Universali»: sono apprezzatissimi. Gli psicologi che sono in contatto con i falasha 50710 un po' disorientati. Le donne sono estremamente pudiche, tanto da rendere particolarmente difficili gli esami medici. Gli atti di violenza e di rapina subiti da molte famiglie durante il viaggio verso il Sudan da parte di banditi hanno lasciato in jnolti sospetti e diffidenze che non sarà facile dissipare. Vi sono stati casi Unibili: Abbada Kabada, 70 anni, giunto assieme alla moglie lelfnesh e al figlio Taddara, di 15 anni, racconta di una marcia di due settimane i>crso il confine: .Camminavamo solo di notte per non farci scoprire dalle bande di predoni. Un giorno, mentre dormivamo siamo stati assaliti. Mi hanno detto: "Se non ci dai i soldi e il cibo, ti uccidia- Giorgio Romano (Continua a pagina 2 in sesta colonna) Tel Aviv. Nel campo di raccolta di Pardess I lamia una soldatessa aiula due giovani «falasha» negli studi

Persone citate: Shlomo Lahat, Yadin