Psi, il sogno di un record

Psi, il sogno di un record OROSCOPO DEI PARTITI Psi, il sogno di un record Il governo Craxi, clic rappresenta la vera novità politica degli Anni Ottanta, ha vissuto finora due fasi ben distinte. Alla prima uscita in Parlamento fu messo in minoranza dai franchi tiratori che bocciarono il condono edilizio. Da allora cominciò una «via crucis» che si concluse nella primavera dell'anno scorso con l'ostruzionismo parlamentare c le manifestazioni di piazza sul costo del lavoro. Durante questa prima fase l'operato del presidente del Consiglio fu certamente discutibile, ma fu anche discusso al di là dei demeriti. I primi atti importanti (l'installazione dei missili Cruisc, la firma del Concordato, l'approvazione in tempo debito della legge finanziaria, la fermezza con cui fu imposto il contenimento del costo del lavoro, nel quadro di una manovra antinflazionc) non bastarono a far dimenticare i rovesci della medaglia. Craxi suscitò perplessità e diffidenze. Fu considerato più arrogante che autorevole, più irruento che risoluto, più arrivista che ambizioso, più deciso a farsi strada ad ogni costo che premuroso degli interessi nazionali. Durante la seconda fase, cominciata all'indomani delle (europee», i tanti nemici hanno cambiato idea o si sono fatti meno aggressivi. Anche ai loro occhi un personaggio già ritenuto autoritario c insofferente (fu paragonato perfino a Mussolini) si è fatto maturo c riflessivo. Il edecisionista» della primavera scorsa è diventalo il sapiente pilota che ha condotto in porto il pacchetto Viscntini, varato in mezzo a tante incertezze. Anche quelli che annunciavano la crisi di governo una volta alla settimana si sono fatti meno catastrofici. Tra l'altro è già cominciato il semestre bianco che precede le elezioni presidenziali ed è consuetudine, in questa occasione, stipulare una tregua tra i partiti e dar respiro al manovratoire; Ma a giugno si torna a voltar pagina: comincia la fase tre. Lo stesso presidente ha ricordato a Natale ciò che in altre occasioni aveva detto solo a mezza voce. Per realizzare il suo programma gli saranno necessari almeno tre anni e lui c soltanto a metà del cammino. Insomma Bettino Craxi ha affidato a Craxi Bettino un mandato che scade nell'autunno 1986. In tempi anche re centi, dinanzi a una simile au toinvestilura, sarebbe successo il finimondo. Questa volta nessuno ha fiatato. Le ragioni di una tale accoglienza sono almeno tre. Il governo, specie negli ultimi tempi, si e mosso bene, ottenendo risultati apprezzabili. Nelle «europee» del giugno scorso Craxi non ha aumentato i consensi e da allora democristiani e comunisti guardano con minore apprensione a una sua lunga permanenza a Palazzo Chigi. Infine una brusca rottura di questa esperienza senza il consenso del diretto interessato, avrebbe due sole conseguenze: o la nascita di una diversa coalizione, con dentro il pei, o un ennesimo ricorso alle elezioni anticipate. Ma questi ragionamenti valgono fino a maggio. Non un giorno di più. Se a maggio i comunisti avanzeranno a spese della de e dell'intero pentapartito Craxi ovviamente dovrà andarsene. Però anche una esplosione elettorale dei socialisti a scoppio ritardato avrebbe conseguenze imprevedibili, perché rinnoverebbe nei concorrenti e negli antagonisti sospetti appena sopiti. In un sistema come quello italiano, stabilità è purtroppo ancora sinonimo di staticità: si trema a ogni alito di vento, si va in panne alla prima nevicata. Dunque, se a maggio non accade nulla di importante, c se dopo senatori e deputati, scegliendo la soluzione più comoda, inviteranno Pertini a restare al Quirinale, Craxi comincerà la terza parte del suo lungo viaggio. E cosi proprio il governo che già dettene un «record» in negativo per essere stato messo in minoranza alla prima uscita, risulterebbe anche il più longevo della prima Repubblica. Avrà una menzione nel «Guinncss dei primati»? Per raggiungere traguardi più ambiziosi la longevità, ovviamente, non basta. La manovra per ridurre il tasso di inflazione al sette per cento e tuttora in corso e in economia, come in guerra, i successi parziali servono per dar morale alle truppe, ma conta solo l'ultima battaglia. E poi, non si può restare un Paese industriale avanzato cambiando un governo in media ogni nove mesi. Dopo i tre anni di Craxi dovrà subentrare un altro presidente del Consiglio almeno altrettanto solido ed efficace. Questo è il punto. E, purtroppo, al momento di immaginare l'austera, virile cerimonia in cui Bettino scambicrà le consegne con un autorevole democristiano, o magari con lo stesso De Mita, la nostra vista si appanna. Permane qualcosa di non chiaro, di enigmatico e questa storica staffetta nel cortile di Palazzo Chigi non si riesce ancora a immaginarla. Eppure s'ha da fare, nell'interesse di tutti. Se non si vuole che tutti gli sforzi e tutti i risultati siano vanificati all'ultimo istante. Gianfranco Fiazzesi