Sbragia ci propone il suo Flaubert super-amante di Madame Bovary

Sbragia ci propone il suo Flaubert super-amante di Madame Bovary La Halli, solare prima, cupa poi, è Emma nello spettacolo in scena a Roma Sbragia ci propone il suo Flaubert super-amante di Madame Bovary ROMA — Per portare sul palcoscenico le vicende di -Madame Bovary-, Giancarlo Sbragia — che ha curato insieme con Massimo Franciosa la versione teatrale del celebre romanzo di Gustave Flaubert presentata l'altra sera in prima nazionale al Teatro Delle Arti di Roma — ha scelto una strada tortuosa, forse poco attraente dal punto di vista narrativo, ma certamente originale nello spunto. Accanto alla protagonista Giovanna Rulli, evocata dal desideri di un marito affranto, ha posto, dopo la prima mezz'ora di spettacolo, un personaggio inquieto, 11 padre-autore di Madame Bovary, narratore ironico e distaccato, capace allo stesso tempo di esprimere rabbia e gelosia, pietà e comprensione. Nella prima parte del lavoro, che ha le scene e 1 costumi di Vittorio Rossi e le musiche di Federico Amendola, vengono descritti 11 dolore di Charles Bovary per la perdita dell'amatissima moglie, 1 commenti sospettosi dei vicini, 11 rimpianto ingenuo della domestica Fellcité. Più tardi, quando la figura della protagonista, dapprima solo accennata in brevi intermezzi sognanti, prende corpo fino a diventare dominante sulla scena, a Charles Bovary si sostituirà il Flaubert immaginato da Sbragla: -Un amico, un confidente, una specie di amante bianco che la contende ai suoi amanti e al marito stesso, forse a voler riscattare la mediocrità della fauna maschile-. Negli spazi vuoti ritagliati tra i pannelli di una scenografia continuamente modificata dagli attori, appaiono uno dopo l'altro gli amanti di Emma, nascono e muoiono le sue passioni inconcludenti, si consumano 1 tradimenti, le aspirazioni fallite. Accanto alla Ralli — prima solare e sorridente in abito color albicocca, poi man mano che lo spettacolo si avvia verso la conclusione, sempre più cupa e tormentata, tutta vestita di nero — Sbragla orchestra i suoi intermezzi polemici. Una presenza dimessa, non priva di guizzi comici e passionali, una guida che ora sprona ora tenta di frenare gli slanci della protagonista, un autore-marito-padre che ha sempre pronta la parola giusta; che indovina, come nessuno potrebbe farlo, le spinte e i desideri che muovono le azioni di Madame Bovary. Nel finale, dopo che Emma avrà ingerito il suo veleno. Giancarlo Sbragla, in maniche di camicia, resta solo sulla scena per pronunciare le battute conclusive del testo, ma forse soprattutto per ricordare l'identità tra l'autore di un testo letterario e i personaggi da lui creati. Applausi un po' infreddoliti hanno accompagnato la fine dello spettacolo: nonostante i disagi provocati dal grande freddo nella capitale, la sala Delle Arti era quasi al completo. Tra gli spettatori (molti In doposcì e giacche a vento da neve) erano presenti anche Luciano Lama, Monica Vitti e Roberto Russo, Renato Rasccl. Giuditta Saltarlni, Aido Gluffré. I. c.

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