E ora un «immenso lavoro» di Fabio Galvano

E ora un «immenso lavoro» Dopo l'accordo di Ginevra che ha riacceso le speranze del mondo E ora un «immenso lavoro» Così ha detto Gromyko prima di lasciare la Svizzera - Cronaca di una giornata drammatica: nel pomeriggio di martedì l'intesa sembrava sfumare - Poi le reciproche concessioni: Mosca rinuncia alle precondizioni su euromissili e «guerre stellari», gli Usa considerano validi i vecchi trattati e discuteranno le difese spaziali - Messaggeri del segretario di Stato nei Paesi alleati per spiegare il nuovo negoziato DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA — A missione compiuta, e nel migliore dei modi possibili, Andrej Gromyko e George Shultz hanno lasciato ieri la scena del loro successo diplomatico per riguadagnare le rispettive capitali. A Washington 11 segretario di Stato ha riferito al Presidente sull'esito della conferenza ginevrina: proprio su questo rapporto Reagan fonderà l'attesissima conferenza stampa di stanotte. Quanto al ministro sovietico, al momento di imbarcarsi per Mosca ha commentato l'accordo: la stabilita del mondo, ha detto, dipende dallo stato delle relazioni russo-americane. Abbiamo fatto un passo in direzione del dialogo, ma 11 più resta da fare: «Un immenso lavoro ci aspetta', dice Gromyko. Ecco Ginevra il giorno dopo, per usare un'espressione forse impropria, poiché richiama scenari esattamente opposti a quelli del disarmo nucleare. A Ginevra il giorno dopo sono rimasti in pochi. Partiti i due ministri, anche le delegazioni hanno lasciato la città. I russi sono rientrati a Mosca con Gromyko, gli americani hanno preso le più varie direzioni. C'erano infatti da informare gli alleati e 1 governi amici. Cosi Robert McFarlane va a Londra, Parigi e Roma; Paul Nltze a Bonn, Bruxelles e L'Aia; Richard Burt al quartier generale atlantico di Bruxelles, e poi a Tokyo; Jack Chain e Mark Palmer, alti funzionari del dipartimento di Stato, vanno rispettivamente nel Paesi amici di Oceania (Australia e Nuova Zelanda), e in quelli mediorientali: Egitto e Israele. Resta nella citta svizzera attanagliata dal gelo un problema che assomiglia a un rompicapo: ricostruire sulla base dei pochi elementi a disposizione, e soprattutto del felice finale, una fra le conferenze meglio protette dalle curiosità esterne che sia dato ricordare. Nel suo Intervento pubblico Shultz si è limitato a dire che le discussioni sono state «buone, aspre', anche se alla fine le due parti hanno manifestato la flessibilità necessaria all'accordo. Ma ci sono stati momenti difficili. Una conclusione molto diversa si è profilata nel pomeriggio di martedì. Niente di drammatico: ma la semplice intesa per un nuovo incontro ministeriale. Invece dell'accordo che stabilisce senz'altro 11 rilancio del negoziato. I punti di crisi riguardano ' la definizione delle armi spaziali, il carattere del programma americano di difesa strategica, che per i russi ha implicazioni offensive. Dev'essere a questo punto che la seduta viene brevemente sospesa. Shultz telefona alia Casa Bianca. Poi si riprende a trattare, ma non a ranghi completi: i due ministri soli con gli interpreti. Il faccia a faccia scioglie finalmente 11 nodo, o per meglio dire lo rinvia alla trattativa vera e propria. Per ora si sorvola, nella dichiarazione congiunta, sulla natura delle armi spaziali. Vi si sorvola anche nello schema del negoziato uno e trino, cioè condotto da una delegazione per parte divisa in tre gruppi: che in un contesto d'interdipendenza si occuperanno di armi spaziali, di armi strategiche, di armi a media portata. Cosi nella sala della rappresentanza diplomatica americana, sede di questa ultima e decisiva sessione che dura più di cinque ore, si dissolve la nube grigia della mezza Intesa (11 dialogo continua, ma bisogna rivederci per definire come), e si condensa la nuvola rosea dell'accordo: il tavolo del disarmo sarà riattivato, entro un mese decideremo dove e quando. Ma anche a cose fatte la cortina del riserbo resta ermeticamente chiusa. •Posso dire soltanto che sono davvero Gromyko», dice il ministro russo. E Dobrynln, ambasciatore a Washington, a chi gli chiede se ci sarà 11 negoziato: .Questa si che è una buona domanda». Né sono più loquaci gli americani. E' una situazione paradossale: la conferenza è finita e nessuno viene a dire com'è andata. Altro paradosso: la prima indiscrezione, la prima indicazione che le cose si sono messe nel verso giusto arriva da Mosca. Paradosso, perché di solito i russi tengono la bocca cucita, semmai sono gli americani a sussurrarti qualcosa. Stavolta va cosi: nel telegiornale sovietico della sera Leonid Zorln, commentatore molto ufficiale, dice che a Ginevra c'è stato un chiarimento che faciliterà la ripresa del dialogo, anche se certe •vecchie concezioni^ degli americani, aggiunge, complicano maledettamente le cose. A questo punto si fa strada la sensazione dell'accordo, ciò che rende ancora più singolare 11 ritardo degli annunci ufficiali. Finalmente ecco Shultz accanto al suo portavoce Kalb al tavolo delle con¬ ferenze. La parola «aoreemenU, accordo, esce dalle labbra di Shultz cinque minuti dopo le undici, cioè 3 ore e un quarto dopo che i negoziatori di questo agreement si sono salutati. Più tardi ancora, ecco Vladimir Lomejko, direttore del servizio stampa di Gromyko, che può finalmente realizzare la sua vocazione repressa di portavoce. Lomejko è cauto e verboso, complimentoso e solenne. Per spiegare il ritardo con cui si è presentato, dice che per ovvie ragioni di rango non poteva parlare prima di Shultz, gli ho lasciato, spiega prima, lo jus primae noctis, il diritto alla prima notte. Ma pronunciata in russo, tradotta in inglese, davanti a una platea afflitta dalla stanchezza e più abituata agli scenari del confronto nucleare che alle tradizioni erotiche del Medioevo, la battuta di Lomejko cade in un silenzio perplesso. Alfredo Venturi A PAGINA 5 • Reagan prepara nuove iniziative di Ennio Careno • Mosca: «Buona volontà reciproca» di Fabio Galvano • Rapporto di Nitze e Burt agli alleati della NatO di Renato Proni • Londra disposta a trattare sui suoi missili nucleari di PaoIO Patrun0 A PAGINA 2 • Reagan spiega a Craxi i punti dell'intesa di Exlo Mauro