Come alle Termopili di Claudio Giacchino

Come alle Termopili Come alle Termopili Finalmente, dopo tanti racconti di corruzioni e intrallazzi veri o presunti, un ricordo epico: il sacrificio del condottiero spartano Leonida e dei suoi trecento guerrieri. A quel prodi che, millenni fa, s'immolarono alle Termopili per non far passare il nemico persiano, si paragona, tra la generale meraviglia, l'ex capogruppo dei comunisti in Regione Franco Revelli. Alto, magro, elegante, grigio nel capelli e grigio nel volto segnato da un'espressione tormentata, all'apparenza molto più anziano dei suol 43 anni, quest'altro esule della politica per colpa delle tangenti subisce silenziosamente, in piedi, addossato alla parete, le parole di Zampini e quelle del democristiano Liberto Zattoni. Le parole sono per lui stilettate: a ciascuna sobbalza, scuote il capo, deglutisce, respira profondamente, toglie e inforca gli occhiali, incrocia le braccia sul petto, le scioglie, caccia le mani nelle tasche della giacca. Il martirio si trascina per oltre un'ora, appena finisce l'ex amministratore va a prendersi un caffé. Infila il cappotto, sta per uscire. Il presidente Capirossl lo richiama: «Solo un attimo, Revelli. In Istruttoria ha negato tutto, conferma quei verbali?». Silenzio nell'aula stracolma, tutti s'attendono la solita formula: «Non c'entro nulla». Invece, sotto la solenne volta a botte, irrompe l'epos: 'Sono come uno dei caduti delle Termopili, non mi muovo da quei verbali» dice Revelli. Poi, aggiunge: -Non conosco Zampini, è possibile che l'abbia incontrato nel corridoi del palazzo regionale, che qualcuno me l'abbia presentato. Però, non lo conosco perché non ho mai avuto con lui un incontro di parole». Se ne va inse-, eulto dal sussurri, stupiti o ironici, degli altri accusati di corruzione e dalla frase sibillina del geometra di Verona: •Ah, non mi conosce? Presidente, la prossima volta racconterò un'altra storiella su di lui». Revelli non è il solo a sperimentare che le parole possono essere peggio delle coltellate. Lo sperimenterebbe anche 1' on. socialista Giusi La Ganga: ma La Ganga non è imputato in questo processo, non gli tocca quindi di ascoltare Zampini ribadire «.Diedi 60 milioni a Nanni Biffi-Gentlll, seppi poi che 30 di essi erano finiti all'onorevole e 30 a Simonelli » e il Biffi confermare integralmente. Chi, Invece, ascolta è l'avvocato alessandrino Claudio Simonelli: piccolo, occhialini a meta naso, sorriso e sguardo disincantati, l'ex assessore regionale socialista non pare soffrire. Imperturbabile s'annota su un grosso block-notes le accuse del faccendiere e di Nanni Biffi, ride di gusto quando il geometra veronese teorizza: «Non che mi fossero antipatici i comunisti, però quando l'onorevole psi Froio mi disse che dovevo fare un regalino a Revelli dandogli unclnque, cioè 5 milioni, fui imbarazzato. Sa, signor presidente, quelli del pei mi erano stati descritti come intoccabili. Invece, poi, ho scoperto che sono della stessa pasta degli altri, appena assaggiano ì soldi...» Claudio Giacchino

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