«Mitterrand liberi le tv il modello è l'Inghilterra»

«Mitterrand liberi le tv il modello è l'Inghilterra» Il presidente francese deve decidere, i politici preoccupati «Mitterrand liberi le tv il modello è l'Inghilterra» PARIGI — Ci si aspettava che Mitterrand si pronunciasse sulle televisioni private: e Mitterrand ha parlato, ma non chiaro. «Io sono per la libertà di informazione — ha detto —. Non è proponibile nessun dilemma, non si può essere contrari. I mezzi di diffusione delle Immagini e del suoni si moltipllcano: 11 problema è sapere come organizzare questa libertà». Una risposta ambigua — sottolinea Le Monde — che dimostra come il presidente della Repubblica francese non sia ostile alla liberalizzazione dell'etere, ma resti ancora indeciso sulle forme che questa potrà assumere. All'Eliseo non c'è oncoro nulla di definitivo, nessuno si sbilancia prima che il Capo dello Stato ritorni sull'argomento (come si ritiene possa avvenire) durante la sua intervista televisiva in programma per il 16 gennaio. Se Mitterrand opterà per la liberalizzazione, lo farà essenzialmente per apparire agli occhi dell'opinione pubblica come un difensore delle libertà. Bisogna però che questa dimostrazione di liberalismo non sortisca risultati .all'italiana' (come invece sembra probabile) altrimenti, dicono in Francia, ogni eventuale conquista sarebbe politicamente senza benefici. E su questo punto sono tutti d' accordo. «L'ansia dei politici francesi — sottolinea Le Monde — nasce dal fatto che essi hanno lo sguardo fisso sulle esperienze italiane e americane mentre dimenticano di guar¬ dare verso Germania e Inghilterra, due Paesi assai più vicini alla Francia per la loro situazione audiovisiva». Questa preoccupazione dei politici è totalmente condivisa dai professionisti della comunicazione; le organizzazioni della stampa e del cinema chiedono garanzie contro una brutale esplosione di tv; stanno misurando per bene l'entità del possibili investimenti necessari a lanciarsi nell'avventura, sperando che la tor¬ ta non sia divisa fra troppi partner e Intervenendo discretamente per un'apertura limitata e controllata. L'* Associazione nazionale per la creazione audiovisiva» di cui è presidente il drammaturgo Eugene Ionesco e il cui vicepresidente è il regista cinematografico Claude Chabrol, in un appello firmato da circa duecento attori, autori e registi sottolinea tra l'altro la necessità di imporre a ciascuna rete televisiva di dedicare il 15 per cento del tempo di trasmissione annuo a opere e lavori francesi. Anche gli operatori pubblicitari, ardenti fautori di una liberalizzazione rapida, sono preoccupati da un'eventuale anarchia di mercato, nella quale l'audience e la resa delle campagne pubblicitarie non sarebbero più misurabili. Tutti chiedono che le regole del gioco siano definite in modo chiaro e fermo: i pirati di ieri sono i primi a parlare, oggi, di «irrevocabili delimitazioni delle competenze». Afa che cosa accadrà, se il 17 gennaio, dopo la conferma della liberalizzazione da parte di Mitterrand, le emittenti già collocate sul territorio si metteranno a funzionare senea attendere una regolamentazione? Che cosa succederà se alcuni Comuni amministrati dall'opposizione utilizzeranno le loro stazioni in chiave squisitamente politica? Queste domande finora non hanno riposta. Politica, la decisione di liberalizzare le televisioni rischia di trovarsi di fronte ad una riposta altrettanto politica. Anche se questa esplosione brutale non fosse che un fuoco di paglia preelettorale, le prospettive a lungo termine non sono molto rosee. Una stazione privata, alimentata dalle risorse pubblicitarie locali, ha poche possibilità di sopravvivere al di fuori della regione parigina. Inevitabilmente, l'equilibrio finanziario delle televisioni private passa attraverso la concentrazione e le reti, come in Italia e negli Stati Uniti. r. s.

Persone citate: Claude Chabrol, Eugene Ionesco, Mitterrand

Luoghi citati: Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Parigi, Stati Uniti