In Borsa non più bendati di Renato Cantoni

In Borsa non più bendati CAMBIA IL MERCATO DEI CAPITALI IN ITALIA In Borsa non più bendati Stiamo uscendo da uno stato di inferiorità organizzativa e operativa Il 1984 ha segnato un prometterne progresso nel settore dcH'intermediazione monetaria e finanziaria con positivi riflessi sulla Borsa e sul mercato dei capitali nel suo( complesso. In questo campo l'Italia sta uscendo da quello stato di inferiorità organizzativa e operativa che T'ha costretta a rimanere sempre ai margini dell'evoluzione del moderno capitalismo. Anziché venire utilizzata come un catino di raccolta e distribuzione di risparmio, la Borsa è rimasta per lungo tempo un esclusivo club, aperto solo a un ristretto numero di partecipanti che combattevano le loro battaglie e le loro guerre quasi in segreto. I bilanci delle imprese erano spesso «oggetti misteriosi», indecifrabili persino dai più qualificati tecnici e non permettevano di valutare, sia pure approssimativamente, il valore delle azioni. A poco a poco la profonda trasformazione delle fasce sociali e la diversa distribuzione del reddito nazionale hanno prodotto profondi cambiamenti di fondo e una maggiore partecipazione dei risparmiatori alla vita finanziaria del Paese. In un primo momento il fenomeno è avvenuto in forma convulsa ed elementare a causa dell'ignoranza degli interessati e dell'impreparazione o inadeguatezza delle strutture, cosicché non può destare sorpresa quanto avvenuto nel triennio 1979-81 quando, a causa dell'inflazione galoppante, è esplosa la corsa alla diversificazione degli investimenti fa¬ miliari. Nel 1984 la rete degli intermediari finanziari si £ molto ampliata con indubbio vantaggio per il mercato. Era imminente la nascita dei Fondi comuni mobiliari a statuto nazionale e gli enti promotori erano costretti ad allargare la cerchia dei collaboratori specializzati. E' stata la beneficiata dei tecnici, disputati a colpi di decine di milioni, ma anche di un numero crescente di «teste pensanti» attirate da questo settore. La qualità ha fatto premio e le ripercussioni sono evidenti. In Borsa gli affari non sono più effettuati alla cieca, ma sono l'effetto di ponderate riflessioni che riducono sensibilmente le variazioni dovute a fattori emotivi. Il massiccio intervento di compratori stranieri ha sollecitato la formazione di analisti finanziari e indotto gli amministratori di molte società ad essere più larghi di informazioni. La stampa spe¬ cializzata ha attirato un numero crescente di giovani che hanno spesso una migliore preparazione specifica. L'interesse di sempre più' vaste schiere di risparmiatori' per la finanza ha trovato, conferma nella maggiore diffusione di periodici specializzati. Ancora una volta Milano é stata il centro propulsore delle nuove tecniche operative e si sono moltiplicate le società finanziarie di intermediazione e di gestione patrimoniale. In attesa delle «merchant banks» sono sorte organizzazioni che hanno assunto questo ruolo. Osservando quanto avvenuto in Borsa, si nota che i compratori sono stati quasi sempre istituzioni italiane o straniere o gestori- patrimoniali, mentre i venditori sono stati in gran parte piccoli speculatori, rimasti intrappolati negli anni ruggenti del mercato, o consorzi di banche che avevano in parcheggio cospicui pacchetti aziona- ri provenienti da aumenti di capitale solo parzialmente sottoscritti o addirittura completamente abortiti nel periodo di crisi succeduto agli eccessi del 1981. Il diverso trattamento tributario e il buon reddito minimo assicurato ha finalmente tolto dall'oscurità le obbligazioni convertibili che sono state l'affare dell'anno. Assorbite copiosamente dai Fondi d'investimento, hanno decisamente progredito tanto da rappresentare il miglior impiego del 1984. Un altro elemento propulsore è stato il Tesoro che, al fine di facilitare il collocamento di titoli di Stato e nel contempo di allungare i rimborsi dei prestiti, ha concesso condizioni di favore per gli intermediari che si sono lanciati a capofitto in questo settore. Chi ha fatto le spese di questo fervore di iniziative e stato il comparto dei titoli atipici che, in passato, aveva colmato il vuoto lasciato dalla mancanza di classiche opportunità di investimento finanziario. La crisi immobiliare in atto ha messo fuori mercato quei certificati di partecipazione che avevano trovato il maggiore successo nei momenti di inflazione galoppante e che ora bruciano nelle mani dei loro possessori. I promotori di queste iniziative sono spesso in difficoltà per avere speso le proprie risorse nel vano tentativo di tenere in piedi le loro traballanti impalcature, ottenendo solo il risultato di aggravare la crisi. Renato Cantoni

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