Khaddumi: l'Olp dopo Amman non si oppone più al negoziato di Mimmo Candito

Khaddumi: l'Olp dopo Amman non si oppone più al negoziato A colloquio col «ministro degli Esteri» di Arafat sul futuro dei palestinesi Khaddumi: l'Olp dopo Amman non si oppone più al negoziato «L'Europa attualmente non ha alcun ruolo in Medio Oriente» - «Lavoriamo a una piattaforma unitaria con la Giordania sulla base di tutte le risoluzioni dell'Orni» - «Non nascerà un fronte moderato» DAL NOSTRO INVIATO AMMAN — In questa intervista a La Stampa — la prima di un leader palestinese dopo la svolta storica dell' ultimo Consiglio nazionale — Faruk Khaddumi lancia tre segnali al mondo politico internazionale. 1) La disponibilità a superare l'ostacolo della Risoluzione 242 (che definiva i palestinesi soltanto 'profughi- e non «popolo») nel quadro di un negoziato che tenga conto di «tutte, le risoluzioni dell'Onu; 2) Il proposito di coinvolgere l'intero mondo arabo nel progetto di soluzione giordano-palestinese, per favorire cosi una definizione globale della lunga vertenza arabo-israeliana; 3) La consapevolezza che soltanto l'avvio di un processo negoziale nuovo può costringere gli americani (e poi anche gli israeliani) a venir fuo¬ ri dallo stallo in cui tengono' ora la crisi medio-orientale. Faruk Khaddumi, 48 anni, una sofferta pinguedine, è il capo del Dipartimento politico dell'Olp. E' il responsabile dei rapporti Internazionali del movimento palestinese, ed è il principale consigliere politico di Arafat. Parla lentamente, facendo scivolare tra le mani i grani di un massbaha. Da quando Qawasmeh è stato ucciso, la cintura di protezione e di sicurezza attorno a Khaddumi è diventata serrata. Raggiungerlo è stato complicato. E' un uomo molto cortese. Qua! è 11 ruolo dell'Europa oggi nella crisi del Medio Oriente? Non ne ha alcuno. E dubito che possa averne in questo momento. Al vertice di Dublino hanno prevalso i Paesi che intendono bloccare qual- siasi sviluppo della Dichiara-; zione di Venezia. Chi può influire sono soltanto gli americani: ma l'esperienza dimostra che gli europei non hanno la forza di far pressione sull'America. E' vero solo 1' opposto. E l'America? Non abbiamo grandi speranze. La politica di Washington in questo momento ha altre cose per la testa: 11 negoziato strategico sulle armi e i rapporti con l'Urss, nel plano Internazionale, e la gravita del deficit di bilancio in politica interna. Ma nessuna speranza, nemmeno ora che Reagan è svincolato dal condizionamenti della lobby ebraica? La lobby ebraica è una cosa, la politica del Dipartimento di Stato è un'altra. E questa politica sinora si è sempre mostrata ostile al movimento palestinese. Anche perché ha scelto Israele come suo rappresentante strategico in quest'area. Cosa c'è In comune tra la Giordania e l'Olp? Che entrambi slamo stati aggrediti da Israele, che entrambi 1 nostri territori sono occupati, che entrambi facciamo parte della Lega Araba, che entrambi lottiamo per recuperare i nostri diritti violati. E quali sono le differenze? Non vedo differenze, a parte che la Giordania accetta la Risoluzione 242 e noi no. E questo è un ostacolo insormontabile a qualsiasi negoziato? Un negoziato che tenga conto di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite può essere accettato dall'Olp. Al centro della crisi oggi vi è una proposta di unità tra Olp e Giordania? L'Olp è e resta il solo rappresentante legittimo del popolo palestinese. Su questo non è possibile alcuna delega, e l'Olp chiede di partecipare a tutte le trattative che la riguardano. La costruzione di una piattaforma unitaria è però in sviluppo, anzi in via di conclusione. Quali sono I rapporti con il nuovo governo di Israele? E' uguale al vecchio. Le differenze sono solo tattiche, la loro strategia è uguale: l'annessione del territori occupati. Ma qualcosa si muove. Va nascendo un fronte moderato Egltto-Giordanla-Olp e poi Iraq. Nessun fronte. Ci sono solo Paesi che sviluppano meglio 1 loro rapporti comuni. Noi non vogliamo creare una polarizzazione all'interno del mondo arabo: noi ci battiamo per la convocazione di un summit che consolidi la solidarietà, del popola arabo e sostenga la nostra lotta. Che voi crediate ancora alla solidarietà araba, dopo Beirut, pare Illusorio. E' venuto il tempo di discutere le differenze tra di noi. Con la scelta dell'ultimo Consiglio nazionale avete Imboccato una strada che può portarvi alle stesse conclusioni di Sadat: di andare a Gerusalemme a mani vuote, dicendo slamo qui. E' impossibile. Noi continuiamo a lottare. Con la diplomazia se basta, e se non basta anche con le armi. Non commetteremo mai lo stesso crimine di Sadat. C'è una contraddizione: lei segnala una nuova disponibilità palestinese, però riconosce anche II rifiuto del suo potenziale Interlocutore. Come uscirne, se non con un salto di grande follia politica? E' solo questione di tempo. Io sono ottimista. Il suo ottimismo sembra una fede, più che la scelta di un politico. Noi palestinesi non ci aspettiamo nulla. Però operiamo per creare nuove cose in Medio Oriente. Un politico sa che dal processi di novità muovono sviluppi e cambiamenti. La nostra fede è questa, che è poi la politica. Mimmo Candito

Persone citate: Amman, Arafat, Faruk, Reagan, Sadat