Il pittore di Pian de' Giullari

Il pittore di Pian de' Giullari AGLI UFFIZI VENTIQUATTRO OPERE DI GUIDO SPADOLINI Il pittore di Pian de' Giullari DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Verrà aperta tra pochi giorni a Firenze, al Gabinetto dei disegni e stampe degli Uffizi, una mostrr u cinque secoli di acquisizioni che spazia, spesso ad altissimo livello, dal Cinquecento ai giorni nòstri. Soltanto negli ultimi tempi le prestigiose raccolte fiorentine si sono arricchite tra l'altro di un'intera raccolta d'incisioni di Giorgio Morandi (avuta dalle sorelle del grande artista bolognese), di alcuni bellissimi disegni di recente donati da Fausto Melotti, e di un complesso di sedici grandi incisioni e otto pezzi di grafica, in buona parte pastelli, di Guido Spadolini (Firenze, 1889-1944). Spadolini — caduto nella sua città TU marzo 1944 mentre, sotto una pioggia di bombe dirompenti, stava soccorrendo una donna e il suo bambino gravemente feriti, si da meritarsi la medaglia d' oro della Croce Rossa (nella quale aveva rivestito il grado di capitano) — a quarant' anni dal generoso suo sacrificio è stato ricordato dalla famiglia con questo dono all'importante museo statale fiorentino, già in possesso d'un suo Autoritratto. Nello stesso tempo venti dipinti di Guido Spadolini, tutti ispirati a luoghi o scorci del Pian dei Giullari — l'antico poggio 'di là d'Arno-, più che la strada che nel nome conserva il ricordo di quel mimi e musici popolari che la percorrevano nei loro Itinerari di recitanti — sono stati raccolti In una esposizione permanente presso la 'Fondazione Nuova Antologia- cui Giovanni Spadolini ha voluto dar sede nella stessa «Cesa del Hbrl- destinata ad accogliere anche la sua biblioteca. L'edificio è sorto un po' appartato sul rilievo segnato dal Tondo dei cipressi che ancora sessantanni prima, nel 1911, comparve in una deliziosa tela, tutta luci e spiriti toscani, dipinta da Guido Spadolini. Un poco più In basso s'incontravano gli ulivi del podere della villa di Montici, antica «casa da signore», poi seicentesco conventino di monache, trasformato infine in dimora borghese, con tanto di torretta, che doveva esser subito piaciuta al nonno Luigi se l'aveva voluta come sua residenza di campagna. Si conserva ancora una fotografia del 1914 in cui 11 famoso Vittorio Alinari ritrae Villa «Montici». Nella figura d'uomo affacciato a una finestra della toretta è ben riconoscibile Guido che, amicissimo del fotografo, incise per le sue edizioni una serie di acquetarti sui giardini di Firenze. A ricordarla molto bene è naturalmente Giovanni Spadolini che vi passò gli 'anni dell'infanzia e dell'adolescenza quando — ha scritto in una pagina destinata ad accompagnare agli amici il piccolo libro con le riproduzioni a colori del dipinti paterni — si lasciava via Cavour, la casa di città, alla fine di giugno, e si andava nella casa di campagna fino al 2 novembre, giorno dei morti, secondo un rito obbligato e categorico che non ammetteva deroghe. Obiettivo prediletto della pittura di mio padre: fino dal primo quindicennio del Novecento-. Innamorato della sua terra toscana, ma attento alla presenza umana. Guido, che aveva esordito durante la guerra di Libia, alternava dunque il lavoro in città a quello cui, forse più liberamente, attendeva in campagna, su quel colli negli immediati dintorni di Firenze, posti sul lato opposto rispetto a quelli fiesolani e alla collina di Benignano. Ma più che dalla vastità del panorama della città, rimasto essenzialmente intatto, il pittore doveva sentirsi affascinato dal realismo di certi particolari: lo scorcio di un' ala, 11 grande albero col contadino che seduto per terra si riposa alla sua ombra, la pozza d'acqua sorgiva nel «borro» di Gamberala, 11 carro trainato dal mulo che sta per attaccar la salita di Santa Margherita, mentre avanza passando dal riverbero luminoso di certe lame di sole al più fermo disegno delle case e dei murice! in ombra. Discepolo di Tito Lessi. Guido non poteva serbare nella sua pittura alcunché delle ottocentesche battaglie .macchiatole». Disegnava, incideva e dipingeva — godendo del clima sereno e incoraggiante assicurato alla famiglia dalla moglie Lionella che doveva lasciar vedova ancor giovane — rivelando un certo spirito meditativo che alla vigilia della Grande Guerra l'aveva indotto a guardare piuttosto all'Europa, sia pure con evidenti timidezze. Un'aura mitteleuropea s' avverte tuttavia in qualche suo pastello ora agli Uffizi, cosi come nel segno profondamente inciso di certe sue ampie lastre e nell'ardito tratteggio dell''Autoritratto a pastello del 1909 non manca 1' attenzione per qualche nota boccioniana pre se non protofuturista e scansioni luminlste non immemori del clima secessionistico che potevano avergli mediato le esposizioni romane tra 11 1913 e 11 '15. Del padre pittore e del suo Isolarsi nel lavoro è Giovanni Spadolini a serbare precisi ricordi. «72 suo studio era una specie di piccolo tempio autonomo dal resto della casa. Per arrivarci bisognava percorrere un lungo salone illuminato da un lucernario e tutto tappezzato di libri dei quali era molto geloso. Ma anche estremamente lusingato che io vi ricorressi-. Sino a qual punto, lo si capisce bene dalla dedica — «i4 Giovanni piccolo storico. Il suo babbone* — con cui gli aveva regalato, ancor bambino, un libro su Garibaldi che per lo storico Spadolini doveva diventare una specie di viatico vocazionale. Angelo Dragone Guido Spadolini: «Il carro» (olio su tela, particolare)

Luoghi citati: Europa, Firenze, Libia, Pian De' Giullari