Vittime trasverse

Vittime trasverse Vittime trasverse 'l'empi nostri. Un carcerato si risolve a parlare, rivela i nomi di complici e mandanti. Gli hanno già ammazzato i congiunti più stretti; non ha più genitori o fratelli o figli; gli resta un poveruomo di cognato. Bene, si ammazzi quello. E' — dicono — una «vendetta trasversali». Una nostra anziana domestica, calabrese, che qualcosa confida dei casi suoi, ha un figlio, che lavora al Nord ed è promesso con una ragazza di là. La madre ne è costernata; insiste col figlio che, invece, si prenda una brianzola e alla fine lo persuade. Ma perché, le domandiamo, non andava bena la fidanzata di prima? Ammette sì che era una buona figliola; ma da quelle parti non si sa come finisce: non si sposa una donna, ma una consorteria, una parte; si diventa amici degli uni, nemici degli altri. Uno può finire ammazzato o essere tenuto ad ammazzare. Sposando una brianzola, uno se la vede con la moglie e basta. Noi siamo un po' tutti vittime trasversc, se non necessariamente ammazzate, di contrasti che non ci riguardano. Tranvieri, ferrovieri, controllori di volo sono scontenti; ne sono pu- DID1MO niti, con gli scioperi, operai pendolari e viaggiatori. Con gli acrei c'è un rischio speciale. Si sale in una città, con destinazione un' altra; ma l'aereo è dirottato su una terza. I viaggiatori diventano poste di un ricatto, cui essi sono estranei, che non sanno neppure immaginare. Sono tenuti nella fusoliera, magari picchiati, magari ammazzati, vittime di qualcuno degli innumerabili oclii, o politici o ideologici, o teologici, di cui v'è fitto intreccio nel mondo. E con i treni ci si possono aspettare le stragi. Tornando a cose minori, un ministro pretende di far pagare più tasse ai negozianti; perciò questi chiudono le botteghe. Noi, abitatori delle città, siamo oramai costretti alle compere: possediamo, se va bene, un frigorifero, ma non madie o dispense colme; non andiamo a cercar le uova nel pollaio o l'insalata nell' orto. Ciascuno di noi appartiene a una varietà di uomo, non ancora considerato dagli antropologi, Y Homo emptor, cioè compratore, che, per nutrirsi, fa la spesa. Intanto, per ragioni loro, scioperano anche i bancari: cosi non si può neanche disporre del dena¬ ro, che serve appunto per comperare. Sappiamo che c'è di peggio, se è vero che in Afghanistan i famigliari dei partigiani sono caricati su acrei e buttati giù; abbiamo letto di queste e di altre enormità, e forse non sono vere. Là c'è guerra e, come si dice, «in tempo di guerra, piti balle che terra». Ma viviamo in tempi tali che non si può escludere niente. Poi, a ripensarci, a guardare un po' indietro, e neanche tanto indietro poi, ci accorgiamo che è andata sempre allo stesso modo. E poiché abbiamo toccato la guerra, quanti dei trentasctte o più milioni di morti del secondo conflitto mondiale, non furono vittime trasverse di passioni che non li riguardavano? Le guerre sono tutte stragi di innocenti. Sappiamo tuttavia che la morte dei milioni fa meno effetto che la morte di un singolo, di chi ha un nome e una storia. Di queste minute offese alla giustizia (a un valore cioè cui sembra assurdo voler credere, dopo averne viste tante, ma a aii non possiamo esimerci dal pensare), ogni giorno, più volte al giorno, ci fanno avvertiti quotidiani, radio, televisione: e ne restiamo sgomenti.

Luoghi citati: Afghanistan