Polemica dei giudici a Firenze « Tra noi c'è chi parla troppo »
Polemica dei giudici a Firenze « Tra noi c'è chi parla troppo » I pentiti neri incerti se collaborare per paura di essere coinvolti Polemica dei giudici a Firenze « Tra noi c'è chi parla troppo » DAI NOSTRO MVUTO FIRENZE — Si corre il rischio di collasso per le indagini sugli attentati ai treni, compreso quello del 23 dicembre contro il rapido 904 Napoli-Milano. Alcuni «pentiti» per timore di trovarsi coinvolti in quest'ultima tragica storia, mostrerebbero ripen-1 samenti e qualcuno, sembra, | potrebbe porre fine alla collaborazione con la giustizia. Un dettaglio, spesso, potrebbe essere sufficiente per farli decidere in un senso o nell'altro. Il pericolo quindi è veder sfumare la traccia più promettente e c'è tensione, qui a Firenze. I magistrati sono cauti. «Il momento è molto delicato*, osservava ieri mat"tlna il dottor Piero Luigi Vigna, sostituto procuratore della Repubblica. E precisava: «Noi indagiamo su episodi passati, su attentati ai binari fatti qui attorno a Firense ed elementi oggettivi per dire se siano legati all'ultima strage per il momento non ne esistono*. I timori degli inquirenti non sono soltanto superficiali. Rosario Minna è furibondo. Quarantadue anni, di Lecce, è giudice istruttore nonché autore di una recente e pregevole «Breve storia della mafia*. Tuona: «Sono stato associato da qualcuno alla strage del 23 dicembre mentre mi occupo soltanto degli attentati avvenuti fra il '74 e V 83. Chiuderò il giornale che ripeterà una notizia del genere: il codice mi consente di farlo, ho il potere assoluto e sono uomo capace di usarlo*. La spiegazione dello sfogo non tarda: «L'irresponsabilità di qualcuno che parla troppo chiude la bocca agli imputati. Le cose si fanno con calma, senza clamore*. Il giudice non fa nomi, ma non è dlificiie indovinare che la polemica è rivolta contro il procuratore aggiunto Carlo Bellino. Prosegue il dottor Minna: «Si parla di Tuli e ci si dimentica che è in segregazione da 3 anni*. L'indagine sui quattro episodi, quasi dimenticati, «vanno bene nei limiti in cui vanno bene queste cose». Per il momento l'inchiesta rimane «contro ignotu. ma quegli attentati vengono ritenuti dagli inquirenti. molto importanti per avere, finalmente, la concreta possibilità di lettura della nebulosa nera. Si cerca nel vecchio e si indaga senza soste nel nuovo per arrivare a qualcosa di concreto. L'attenzione è fissa sempre all'ultima strage. Ci sono state ricerche approfondite a Perugia, anche negli ambienti dell'università internazionale, si dice, e dozzine di persone soprattutto mediorientali sono state ascoltate. La pista internazionale non sembra essere stata scartata, al contrarlo, secondo alcuni, apparirebbe promettente. Le perquisizioni qui a Firenze sono state «parecchie dozzine* mentre sono state controllate un'ottantina di persone. «Tutto ciò che raccogliamo lo passiamo per competenza al magistrati di Bologna*, dice il questore, dottor Umberto Catalano. -Abbiamo controllato la gente in partenza e in arrivo quel giorno, per quanto possibile. Ma purtroppo, per il momento, a parte questo, non abbiamo alcun elemento su cui basarci*. Identikit, su dati forniti dal laboratorio del centro nazio¬ nale di polizia e dagli archivi delle questure di mezza Italia, e interrogatori non avrebbero ancora fornito una traccia attendibile. Viene ricercato Augusto Cauchi, terrorista legato al servizi «deviati», scomparso dal gennaio 1975, subito dopo l'assassinio di due agenti commesso,' a Empoli, da Mario Tuti. Sottolinea il questóre: «Nessuno si sogna di trascurare neppure Stefano Delle Chlaie*. Mille episodi e tutti inquietanti sono sotto gli occhi dei magistrati. Il giudice Stefano Campo ha nelle mani un procedimento per presunto abuso innominato di atti d'ufficio e falso che vede coinvolto 11 giudice bolognese Aldo Gentile titolare, un tempo, dell'inchiesta sulla strage del 2 agosto alla stazione. Secondo l'accusa Gentile' avrebbe dato credito e, si dice, anche denaro, a Elio Ciolint ennesimo inquietante personaggio scomparso sei mesi fa dalla Svizzera dove risiedeva da tempo. Dice il giudice Campo: «Il nodo di tutta questa vicenda è sapere chi sia veramente Ciolini, da dove provenga*. «Occorre guardare al passato*, diceva a Bologna il dottor Guido Marino, procurato' re della Repubblica. E non si stancava di ricordare stragi lontane e quasi dimenticate, come quella di Portella della Ginestra. Gli intrecci fra epl sodi in apparenza remoti secondo alcuni inquirenti pO' trebberò dunque essere la via da percorrere per arrivare a capo dello «stragismo», la teorizzazione dell'assassinio di massa come strumento di pressione politica. Vincenzo Tessandorl
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