L'anno 1984 negativo per l'ippica italiana

L'anno 1984 negativo per l'ippica italiana Niente aumenti nei premi per colmare il deficit L'anno 1984 negativo per l'ippica italiana L'ippica italiana ha chiuso il 1984 con un • buco- da dieci miliardi. Queste almeno sono le affermazioni del pessimisti che contestano all'Unire la superficialità con la quale ha gonfiato il bilancio preventivo per l'anno in corso che puntava su sostanziali aumenti nel gettito delle scommesse rivelatisi poi, all'atto pratico, infondati. Come conseguenza di questi calcoli sbagliati il 1985 non avrà aumenti nello stanziamento delle singole riunioni di corse perché i futuri incrementi delle scommesse dovranno servire per colmare il deficit Questa situazione di fatto colpisce in primo luogo i proprietari di scuderia e indirettamente gli allenatori e gli allevatori di cavalli, tre categorie interessate all'aumento costante del monte premi per far fronte alle spese di gestione che crescono ogni anno in misura preoccupante. I dati relativi ai primi tre mesi dell'84 confermano il diffuso pessimismo che regna nell'ambiente. Le scommesse al totalizzatore sono aumentate del 12,81 per cento, quelle degli allibratori appena del 3,82. Nelle agenzie ippiche l'incremento è stalo dell'I 1.86; la scommessa Tris non ha fatto progressi, è ferma a un più 0,40. Si difende bene il Totip domenicale che è cresciuto del 22,48, grazie anche alle vincite di decine di milioni realizzate in alcuni concorsi, ma soprattutto all'abbinamento con manifestazioni musicali come il Festival di Sanremo. Globalmente, alla fine di settembre, l'ippica italiana segnai>a un miglioramento, rispetto all'analogo periodo dell'83, del 13,17 per cento, poco più del tasso di inflazione. Questa percentuale va riferita ai 1230 miliardi giocali l'anno passato sulle corse dei cavalli, fra puntate effettuate sugli ippodromi e quelle delle agenzie ippiche, delle Spati e del Totip. Ferma restando questa percentuale d'incremento, alla fine di dicembre le corse dei cavalli avranno dato un movimento complessivo di 1400 miliardi. Da questo introito l'Unire preleverà 260-270 miliardi, contro i 236 dell'83, ma alle scuderie, come monte premi, andranno gli stessi 95 miliardi o poco più erogati quest'anno. Fino a qualche anno fa la percentuale destinata a premi era del 50 per cento, ora è scesa al 30-32 per cento per colpa — dicono i contestatori — della megagalattica Unire che ha aumentato sensibilmente i propri prelievi sia per necessità di gestione (ha una novantina di impiegati) sia per le provvidenze e i contributi alle varie categorie e agli enti die da essa dipendono. Ci sono altri motivi di attrito fra le varie componenti del mondo dell'ippica. I gestori degli ippodromi puntano da due anni a rinnovare le convenzioni con l'Unire, previa modifica della Legge 1942 die vedeva, nell'ippica nazionale, anziché un'attività imprenditoriale da premiare con incentivi legali alla redditività delle singole piazze, delle semplici iniziative sportive da promuovere in modo assistenziale distribuendo gli utili secondo criteri paternalistici. I gestori degli ippodromi non esitano a sostenere che l'ippica italiana è sommersa dalla burocrazia e dall'immobilismo. Per uscire da queste strettoie occorrerebbe ridurre radicalmente le spese superflue, aumentare il numero delle sale corse e distribuirle capillarmente su tutto il territorio nazionale, rendere più funzionali gli ippodromi, aprire le porte agli sponsor, battere il gioco clandestino, ma occorrerebbe soprattutto creare il campione capace di far convergere sul mondo dei calmili la fantasia della folla, come ai tempi di Tornese e di Ribot. Purtroppo, anche sotto l'aspetto tecnico l'ippica nazionale è carente. Sia al trotto che al galoppo la calata dei concorrenti stranieri ha confermato, andie quest'anno, che sul piano internazionale non abbiamo pedine valide da contrapporre In termini economici questa mancanza di competitività ci costa qualcosa come un miliardo e mezzo di lire, la somma incamerata dagli ospiti delle due branche. E' un' altra fetta di torta che viene sottratta ai proprietari di scuderia che sono la struttura portante dell'ippica, che andrebbero difesi, per l'interesse dell'intero settore, con maggiore impegno. Alessandro Debernardi

Persone citate: Alessandro Debernardi, Ribot, Tornese

Luoghi citati: Sanremo