Il dollaro inizia l'85 battendo ogni record

Il dollaro inizia l'85 battendo ogni record La moneta americana travolge le valute dello Sme Il dollaro inizia l'85 battendo ogni record In Italia ha superato quota 1950 - In un anno la lira ha perso il 40% del suo valore - Ma secondo il New York Times non siamo all'inizio di una nuova tempesta monetaria NEW YORK — Il dollaro ha Inaugurato il 1985 con uno dei balzi più spettacolari degli ultimi anni, stabilendo un primato rispetto a quasi tutte le altre monete forti. L'oro e gli altri metalli preziosi hanno registrato invece l'ennesimo calo. Se questa duplice tendenza si rafforzerà — ma gli interrogativi sono numerosi — 11 1985 costringerà molte valute a un riallineamento permanente e provocherà una crisi sui mercati auriferi. Ieri 11 dollaro ha sfondato per la prima volta il tetto delle 1950 lire, 15 lire in più dell'ultimo giorno del 1984, e si è avvicinato a quello del 3,20 marchi tedeschi, 3,17 per l'esattezza. Il bilancio monetario dell'84 è risultato cosi ancora più traumatico di quanto si pensasse. In un anno, la lira si è deprezzata del 40 per cento circa rispetto al dollaro: la sterlina inglese del 25 per cento: 11 franco svizzero del 19 per cento. Hanno retto meglio all'urto massiccio della valuta americana 11 marco tedesco e il franco francese, con un deprezzamento del 15,5 per cento, e soprattutto ha retto meglio lo yen giapponese con uno del 9 per cento. DI contro, l'oro è arretrato verso i 300 dollari l'oncia di fino (ieri era a 306-307 dollari), il livello più basso dall' estate del 1982. All'inizio dell'85, ha dichiarato al New York Times Henry Jarecki, un ex psichiatra che dirige la Mocatta Metals ed è uno del massimi esperti di metalli preziosi al mondo, dobbiamo porci tutti due quesiti: quest'anno, il dollaro si apprezzerà come l'anno passato? Che cosa accadrà all'oro? La risposta prevalente degli economisti e operatori di mercato, ha aggiunto Jarecki, è no, 11 dollaro passerà tra alti e bassi, ma rimarrà all'inclrca sulle attuali posizioni, un cinque per cento in più o in meno: e l'oro si comporterà alla stessa maniera, senza un •boom» ma neppure senza una caduta vertiginosa. A parere di Jarecki, il fenomeno più importante del 1984, insieme con l'ascesa del dollaro, è stato il declino dell' oro come bene rifugio. «Il motivo è che il suo prezzo è una variabile dell'inflazione» ha osservato. «L'oro negli Stati Uniti è letteralmente esploso in concomitanza con le crisi petrolifere, quando l'inflazione ha toccato il 12-13 per cento. Adesso che essa è al 4 per cento, ha compiuto una rapida ritirata. Solo se si verificasse di nuovo una scarsità di petrolio, e si avesse una recrudescenza inflazionistica, l'oro tornerebbe a salire, e molto più rapidamente che nel 1979-1980». L'esperto ha sostenuto che l'andamento di questo e altri metalli preziosi sarebbe diverso se essi fossero considerati beni normali di Investimento. «Ma non lo sono. In un sistema finanziario sofisticato come 11 nostro, 1 capitali si dirigono dove 1 profitti appaiono più rapidi e superiori. I metalli preziosi sono visti come una garanzia contro i rincari eccessivi, le guerre e via di seguito». Jarecki ha aggiunto che In una eventuale crisi Inflazionistica l'oro sfonderebbe però con facilità 11 tetto dei 1000 dollari l'oncia di fino, «evento che peraltro non mi sembra imminente» ha precisato. Alla radice del cauto ottimismo degli economisti e degli operatori di mercato sul 1985 stanno le previsioni dell' industria americana. Quest'anno, 11 prodotto nazionale lordo dovrebbe salire di circa il 4 per cento in termini reali, e l'inflazione restare allo stesso livello. I tassi d'interesse scenderebbero nei primi mesi per risalire più tardi, ma entro limiti ragionevoli. Le previsioni non si estendo¬ no all'86: pesa su di esse l'incognita dell'enorme deficit del bilancio dello Stato — 200 miliardi di dollari, 400 mila miliardi di lire — che non verrà ridotto a meno che governo e Congresso trovino un accordo. E' stato calcolato che esiste una correlazione diretta tra il prezzo del petrolio e quello dell'oro. Col primo a 40 dollari al barile, il secondo superò gli 800 dollari l'oncia di fino. Col primo a meno di 30 dollari al barile, il secondo supera appena 1 300 dollari l'oncia di fino. L'ex psichiatra ha spiegato che 11 fenomeno è una costante storica a cui finora si è prestato scarsa attenzione. Jarecki lo motiva cosi: nulla influisce sul costi del lavoro quanto l'oro — «non a caso è chiamato cosi» — e la più grossa fortuna di Reagan è di non essere incorso in una crisi petrolifera, come accadde a Carter. Le condizioni per un accordo sulla diminuzione del disavanzo pubblico tra Reagan e il Congresso non potrebbero essere pertanto più favorevoli. Ma al Congresso, che oggi Inaugurerà la nuova legislatura, splace che il Presi-, dente voglia sacrificare ancora una volta i servizi sociali per ottenerla, e rifiuti invece tagli sostanziosi alle spese militari. Sulla testa dell'America pende una specie di spada di Damocle, ha ammonito Jarecki. L'inazione del Presidente e del Congresso noli '85 potrebbe capovolgere 1 rapporti di forza tra l'oro e 11 dollaro l'anno successivo. Ennio Cavetto

Persone citate: Ennio Cavetto, Henry Jarecki, Jarecki, Reagan

Luoghi citati: America, Italia, New York, Stati Uniti