Ciclismo nuovo ma cuore antico di Gian Paolo Ormezzano

Ciclismo nuovo ma cuore antico Ciclismo nuovo ma cuore antico Francesco Moser è 11 vincitore del settimo referendum de -La Stampa* per designare l'atleta italiano dell'anno, attraverso 11 voto motivato di cinquanta grossi personaggi del nostro sport. La. vittoria di Moser. con 43 punti, è la più netta nella storia del premio, consistente in una medaglia coniata appositamente daUo scultore Giuseppe Tarantino. Nel 1980, sullo slancio di Mosca, il marciatore Maurizio Damilano ottenne 42 punti: da ricordare però che non potevano essere votati né Sara Simeoni né Pietro Mennea, vincitori nelle due precedenti edizioni e passati automaticamente in giuria, come vuole il regolamento del premio. Simeoni, Mennea e Damilano quesf anno hanno votato Moser, come anche gli altri tre vincitori del premio, cioè Zoff 1981. Saronni 1982 e Cova 1983. Il successo nettissimo di Moser, in un anno olimpico e dunque di forte concorrenza, ha origini e ragioni assortite. C'entra un bel po' del fascino del caro vecchio ciclismo, c' entra però anche la comunione perfetta, scientifica che 1' atleta, per i suoi due primati nell'ora, ha realizzato con la tecnica modernissima dell'allenamento, dell'alimentazione, della stessa bicicletta. Moser ha autenticamente cambiato il panorama ciclistico, per merito suo si vedono adesso, almeno nelle gare a cronometro, biciclette con le ruote lenticolari, la piti grossa novità nel settore da quando, mezzo secolo fa, venne inventato da Campagnolo il cambio automatico. Diremmo che Moser ha pubblicizzato una nuova posizione fisica del ciclista sulla bicicletta, del pedalatore «tuffato in avanti» a bucare 1' aria, e inoltre una nuova posizione del ciclismo nello sport moderno. In un'ora a Città, del Messico, il 19 gennaio 1984; quando ha coperto 50 chilometri e 808 metri, Moser ha fatto fare al suo sport un passo avanti di decine di anni. Quattro giorni dopo Moser ha coperto 51 chilometri e 151 metri, nonostante un vento fastidioso e una ferita al soprassella. L'entusiasmo (c'era anche Bearzot a fare il tifo, il primo dei due grandi giorni) si è perfettamente accompagnato allo .studio» del record, dei perché e dei percome. Si è parlato dell'equipe Enervit. dei medici Arcelli, Conconi, Tredici e C, dell'allenatore Sacchi, di un nuovo modo di fare ciclismo, molto vicino al fare atletica leggera. Nel resto dell'anno Moser ha combattuto, più che contro gli avversari, contro gli scetticismi. Colpito a freddo dal suo primato dell'ora, il ci¬ clismo ha cercato per un po' di trovare spiegazioni scientifiche e anche fantascientifiche al record, privilegiando il record sull'uomo. Però Moser ha provveduto, nell'anno, a vincere anche la Milano-Sanremo e il Giro d'Italia e tre Sei Giorni e altre gare, fra cui persino una cronoscalata: in totale, ventisette traguardi su strada per lui, il che porta a trecentottantanove le sue vittorie in quattro anni di dilettantismo e dodici anni di professionismo: anche questo è un record, almeno italiano. Pacatamente stiamo facendo scorrere il favoloso, entusiasmante, anche commovente Moser di tutto il 1984, il ciclista del miracolo voronoffiano. a trentatré anni su traguardi mai raggiunti, forse neppure mai sognati prima, e in chiusura di una stagione lunghissima, durata in pratica due anni (senza mai fare un vero periodo di riposo) l'annuncio insieme spavaldo e calcolato del Tour, da riprovare nel 1985, dieci anni dopo il primo positivo e unico assaggio. E insomma Moser che pedala e pedala anche con la progettazione, quando potrebbe andare a ruota libera, vivere di rendita, di prepotenti memorie. Grande campione e grande persona, lo hanno detto quelli che lo hanno votato, ammirandolo da tanti punti di vista, assegnandogli giustamente virtù didascaliche, valori didattici. Moser complimentato dal Papa, dal presidente della Repubblica, Moser premiato, commendato, applaudito, indicato, esibito. Favoloso anche il suo retroterra famigliare, quelita sua vita a Palù di Giovo presso Trento, famiglia di dieci fratelli, ancora la mamma a «presiedere», e lui a Palù ha portato la moglie, che gli ha già dato due figli. E quando è tempo di paese, ecco il lavoro nei campi, uva e mele. E 1' estrema, costante disponibilità del personaggio: per la foto di calcio con l'asso famoso e per la visita ai bambini vestito da Babbo Natale. Atleta splendido, perfetto persino nell'oratoria, con frasi secche, sincere, chiare, Moser In fondo potrebbe correre il rischio di apparire sin troppo emblematico, quasi oleografico: ma provvede lui, con un'umanità piena e facile. A Città del Messico, poche ore dopo il record dell'orea, Moser diede a tutti lezione di semplicità e di felicità, di soddisfazione e di modestia. Disse: «Spero che questa mia esperienza serva sopratuttto all'uomo della strada, serva al giovane ciclista: giuro che non mi sono fatto neanche una puntura-. Gian Paolo Ormezzano

Luoghi citati: Città Del Messico, Giovo, Italia, Messico, Milano, Mosca, Palù, Sanremo, Trento