Abolita la tassa di confine Trieste spera nel rilancio di Giuliano Marchesini

Abolita la tassa di confine Trieste spera nel rilancio I cittadini jugoslavi possono entrare gratuitamente in Italia Abolita la tassa di confine Trieste spera nel rilancio II governo di Belgrado l'aveva istituita nell'82 e la città giuliana ne aveva risentito (2500 posti persi nel commercio) - Ora i traffici dovrebbero di nuovo espandersi DAL NOSTRO INVIATO TRIESTE — Di nuovo porte spalancate, senza «sacrifici economici» per i cittadini jugoslavi che vogliono venire in Italia. Con 11 nuovo anno è caduta quella specie di barriera che le autorità di Belgrado dovettero innalzare alla frontiera per affrontare particolari situazioni finanziarle interne: abolito il deposito per il passaggio del confine, rimosso il razionamento della benzina. Quella che impropriamente veniva definita «tassa d'espatrio-, per gli Jugoslavi, venne adottata nell'ottobre dcll'82.1 cittadini del vicino Paese avevano la possibilità di varcare la frontiera una sola volta «in esenzione*: al secondo passaggio si dovevano depositare 500 mila vecchi dinari, e la tassa aumentava per le uscite successive. Naturalmente, le conseguenze di quel provvedimento si sentirono a Trieste, città che vive in parte dei proventi del flusso jugoslavo verso i suoi mercati. Due anni fa, dunque, si diffuse un certo allarme nella città giuliana per una scontata riduzione degli affari in seguito alle misure decise dalle autorità jugoslave. Il «grande emporio* di Trieste, insomma, andava scricchiolando. Al periodo piuttosto florido, quello In cui code di jugoslavi animavano il centro triestino, invadevano 1 mercati di blue-jeans e affollavano i negozi, susseguiva un momento di incertezza, di crisi per una città che non poteva contare su tanti altri sbocchi economici. Trieste, già tormentata da altre vicende, guardava con crescente preoccupazione anche a quell'indcbollrsl della «corrente jugoslava». E infatti le conseguenze delle restrl- zloni alla frontiera si sono fatte presto sentire: si è calcolato clie nei sei mesi seguenti l'imposizione del deposito alla frontiera per gli jugoslavi la perdita di posti nel settore del commercio triestino è stata di 2500 unità. Uno spiraglio è venuto, qualche mese fa. con l'abolizione della «tassa di espatrio» per 1 frontalieri, quei cittadini clie risiedono nella fascia confinaria della Jugoslavia. Non certo un gran sintomo di ripresa, per Trieste, ma qualcosa che lasciava sperare. Tra l'altro, le restrizioni delle autorità jugoslave erano piuttosto elastiche, in certi casi: si poteva oltrepassare la frontiera senza l'obbligo del deposito con motivazioni diverse: a scopo di studio, per viaggi d'affari, per scambi culturali. Restava, tuttavia, quella condizione alquanto precaria per le uscite dal territorio jugoslavo. Ora, con la decisione di abolire il deposito in denaro, si torna a dire che quella jugoslava è una frontiera apertissima, senza alcuna condizione. Quindi, Trieste riprende ad alimentare le sue speranze, per più consistenti rapporti commerciali con la Jugoslavia. Da che cosa è stata dettata la risoluzione delle autorità Jugoslave? Prima di tutto, si osserva, nel Paese confinante non esiste più la necessità economica di mantenere un provvedimento come quello adottato due anni fa. Tra 1' altro, il rapporto dinaro-lira è molto meno conveniente rispetto a quello degli anni scorsi. Ma si rileva anche, In Jugoslavia, una ripresa nella produzione industriale, nell' agricoltura, nel turismo. Segni che inducono a scacciare un po' di pessimismo anche dalla parte triestina. Però si fa presente che l'inflazione In Jugoslavia non si è attenuata. Quali sono, dunque, le prospettive per Trieste, di fronte alla situazione jugoslava, a questa abolizione della .tassa di espatrio» che inaugura il 1985 al confine? In questo momento, c'è molta cautela, si aspettano i primi effetti del nuovo corso. Comunque, si dice, per la città giuliana non torneranno più gli anni in cui schiere di jugoslavi si riversavano nelle zone del mercati triestini e tornavano alla frontiera con le sporte rigonfie. Su qualche incremento, però, si conta: certo, 11 traffico proveniente dalla Jugoslavia è calato di molto in questi anni, ma si è mantenuto ad un certo livello il volume d' affari nei settori del piccolo commercio (ad esempio per 1 pezzi di ricambio, per i medicinali): un giro d'affari di qualche centinaio di miliardi. E poi, si punta su scambi commerciali tra ditte jugoslave e italiane, che possono passare per Trieste. Questa, dicono qui. può essere un'alternativa triestina al giornaliero «grande mercato dei jeans». E al di sopra delle decisioni di carattere economico, si osserva, c'è da parte jugoslava, in questa frontiera apertissima, anche quell'intento politico di piena collaborazione che ha sempre animato i due Paesi. Giuliano Marchesini