Cercano la luce di Michelangelo di Francesco Santini

Cercano la luce di Michelangelo A COLLOQUIO CON I RESTAURATORI DELLA CAPPELLA SISTINA Cercano la luce di Michelangelo «Anche stavolta ce la faremo», dice Gianluigi Col a! ucci che, dopo il salvataggio delle Lunette, guida la pattuglia di tecnici vaticani alla «seconda fatica» - Da un ponte d'acciaio alto venti metri si svelano i segreti degli impasti, si studiano nuove tecniche di ripulitura - Alle polemiche sul restauro si risponde: «Le condizioni dell'opera rasentavano l'indecenza» ROMA — Dal ponte d'acciaio sospeso nel vuoto la Sistina ha dimensioni irreali. E tutto è deformato. L'impasto bruno dei colori, lo sguardo del Profeti, i volti tragici delle Sibille assumono, nei settecentoclnquanta metri della stesura michelangiolesca, il ritmo ossessivo della diminuzione prospettica. Nel precipizio dei venti metri si affronta il restauro della Volta. Si comincia dal manto verde di Zacherias. S'analizza il tratteggio delle vesti eseguito a secco che è scomparso. E più avanti, i Putti cariatide sono percorsi da crepe e corrosioni. L'umidità e le salificazioni sono vastissime, ma Gianluigi Colaluc- ci, nell'ordlnare nuove foto al vapori di sodio, assicura: «Anche stavolta ce la faremo*. Sotto, oltre il corrimano, la luce dilaga improvvisa negli scorci dissonanti delle Lunette e le figure si esaltano nel trionfo del «nuoui. colori di Michelangelo. Qui il restauro è ultimato con la genealogia di Cristo che preannuncia, nel chiarore riemerso, l'esplosione cromatica del Giudizio. Gianluigi Colalucct, 54 anni, si prepara alla • seconda fatica»; la responsabilità di restaurare la Volta. Ha due settimane per completare i test. S'affretta negli spazi rinascimentali: Individua la composizione delle colle, prova i solventi, ammorbidisce le pappe gelatinose dei diluenti, ripassa, alla luce di Wood, ogni centimetro di Intonaco opacizzato dal fumi, snervato dai bracieri, intonito dal fiato del due milioni di visitatori che ogni anno percorrono la Sistina. Si riprende con Michelangelo. Tocca alla Volta. SI prepara l'esplosione di un nuovo prodigio colorato. Nella giornata di luce splendida, Roma impazzisce nel traffico di fine anno. La coda dei pullman s'arrampica lungo le Mura vaticane. Oggi i visitatori del «tutto compreso» sono diecimila. Nello scalpitio assordante della scala elicoidale, i custodi pontifici hanno attenzioni militari. Il controllo è ferreo. La folla dei turisti attraversa spedita il grande chiostro. Più avanti, una coppia di tedeschi grida impazzita. Ha perso un blmbetto di quattro anni. Il vociare romanesco di m una classe liceale si smorza nelle brioche delle colazioni. Lungo la chiocciola che sale al ponte, Colaluccl guida la pattuglia dei restauratori vaticani. Sulla piattaforma salgono in sei. Ci sono. Maurizio Rossi e Piergiorgio Bonetti. Seguono nel silenzio dei gradini mozzafiato Giovanni Grossi, Claudio Rossi e Bruno Baratti. Colaluccl decide nuovi prelievi. I problemi si sommano. .Stiamo mettendo a punto, spiega con pacatezza, 11 metodo di pulitura per le zone dipinte "a secco"». La necessità non s'è posta nel quattro anni impiegati per le Lunette. Per la Volta, tutto è più complesso. Si individuano t colori passati da Michelangelo a intonaco asciutto e quelli delle ridipinture successive. Si ripetono le analisi. Sul manto di Zacherias che sarà il primo a essere attaccato dalle gelatine del solvente si procede nel sondare l'intero spessore della pittura sino alla malta. Una resina trasparente ingloba il prelievo. Nel laboratorio attrezzato a venti metri da terra, la scaglia è passata al *mtcrotomo: Dallo strumento di precisione ricavano sottilissime sezioni. Ecco, al microscopio, netti nella distinzione, i colori di Michelangelo. Compaiono al di là di un'ultima, sottilissima, patina di sporco. Si distinguono, separati da quelli sovrapposti dal restauratori che in cinque secoli o quasi si sono presentati a ravvivare la Volta. E tutto va calcolato per i ritocchi da asportare senza danneggiare quanto resta delle rifiniture a secco decise da Michelangelo. Emozione Conduce le indagini di laboratorio Nazzareno Gabrielli. Ha il compito di affrontare le sezioni stratigrafiche Luigi Gandini. L'equipe è al lavoro sul grande ponte mobile che sale a gradoni verso la piattaforma centrale. La struttura d'acciaio segue la centtnatura e rende accessibili vele e pennacchi istoriati. Nel concepire il ponteggio, l'ispirazione è venuta dal pochi disegni lasciati da Michelangelo al suo *pontarolo*. E il direttore dei Musei vaticani, Carlo Pietrangelt, racconta che molte sono state le difficoltà per il sistema delle rotaie. Le pareti della Sistina non sono perfettamente parallele. Per non bloccare l'Intera volta nei quattro anni dei lavori s'è dovuto escogitare un percorso su binari, sostenuti da mensole ancorate alla muratura al di sopra della cornice in pietra che corre lungo le Lunette. «Abbiamo usato 1 vecchi fori pontai di Michelangelo, dice Pietrangelt, e questo ci ha agevolato». Cinque secoli dopo, l'ancoraggio dell'impalcato michelangiolesco torna in uso. Qui, dove Colaluccl prepara i solventi, ti genio pittorico si dipanava nel ritmo serrato delle giornate d'intonaco. Oltre ti colore bruno, ecco la traccia del pennelli, le setole rimaste nell'affresco, gli schizzi di rosso e di giallo. L'emozione è profondissima. «Ecco, Michelangelo, sussurra Colaluccl, dipingeva a Intonaco molto fresco. Guadagnava tempo, non aspettava che l'impasto di calce tirasse». £ nel verde del panneggio, subito indica la striscia della pennellata, i granelli di malta sollevati dalle setole. Si apre un tassello. Attaccano con il diluente gli strati delle colle. Usano l'Ab 57, un preparato messo a punto da Laura e Paolo Mora dell'Istituto centrale del restauro. E' l'istituto in cui Colaluccl, allievo di Cesare Brandi, entrò nel 1949. E Brandi, visti ì lavori delle Lunette, subito s'è detto soddisfatto. Il merito va «allo staff di prim'ordine» e al restauratore capo, ha osservato il grande storico dell'arte. C'è entusiasmo. Molte le lodi dei circoli sderitificl. Soltanto alcune le preoccupazioni per questo grande restauro «partito e proseguito» senza comitati. Giovanni Urbani, che per molti anni ha diretto l'Istituto centrale prima di dimettersi contro i laccioli ministeriali, è deciso: «Nel complesso sono più che soddisfatto. Vasto è stato il coinvolgimento degli storici dell'arte. Se poi è mancato un comitato scientifico posso dire che, troppo spesso, questi consessi hanno un sapore più decorativo che scientifico». Sandro Conti, storico del restauro, cattedra a Bologna, teme l'enfatizzazione dei media e subito avverte la perplessità «dei risultati ad effetto». Rinuncio, per ora, a una visita nella Sistina: «Temo un Michelangelo postmodem e plastificato per un criterio di pulitura più insistita possibile». Ma Colaluccl è pronto: «Brandi ha scritto molto sulle "patine mobili", mal avrei osato spingermi troppo a fondo». Adesso si pensa a una nuova illuminazione, tenue e più diffusa. Pietrangelt, dalla direzione generale del Musei vaticani, è determinato: «Ci vorrà un sistema diverso, per l'effetto primitivo, meno sparato e abbagliante». // programma di recupero estetico non si arresta. La polemica sulla pittura valorizzata in ogni variante di colore e molto legata a un gusto moderno, lascia il direttore dei lai'ori. Mandnellt, nella tranquillità e subito Pietrangelt ammette: «C'è anche un affetto romantico per le rovine. Molti avrebbero voluto conservare il Co¬ losseo pieno di verde, di arbusti e di piante come apparve ai viaggiatori del Settecento. Non era possibile. Del resto le condizioni della Sistina rasentavano una pietosa indecenza: andavano riprese In tempo». L'equipe dei restauratori sempre ricorda la lezione di Brandi. Ora che la Volta richiede quattro anni di lavoro, Colaluccl e Rossi mostrano qualche sottile nervosismo, in queste giornate stressanti con gli storici dell'arte insigni che arrivano da tutto il mondo a domandare. Colalucci si agita appena, ma subito si rassicura. C'è l'approvazione di Chastel, salito sul ponte per osservare la Volta che in questo scorcio di millennio si prepara a non essere più la stessa. Un'equipe formidabile ha sulle spalle il restauro più vasto e impegnativo che mai sia stato pensato, ma non si lascia prendere dal panico per un lavoro che farà riscrivere i testi della storia dell'arte. Telecamere Sono trascorsi quattro anni per la pulitura delle Lunette. Ancora quattro per la Volta. Altrettanti, infine, per il Giudizio. Il restauratore sorride, si schermisce, tra le cento ampolle dei suot unguenti. «Penso a questi quattro anni lunghissimi e to l a che mi aspettano, dice in un sospiro, poi si vedrà». La stessa frase l'aveva pronunciata nell'SO dinanzi alla Genealogia di Cristo. Allora, la Volta appariva lontanissima. Adesso, dall'altezza della capriata, tutti mostrano impazienza. Le telecamere degli sponsor giapponesi filmano istanti irripetìbili. Si preparano a quattro anni di riprese per documentare ogni gesto, ' ogni intervento. Sulla Sistina, sponsorizzata dal neti work orientale stanco di Mazìnga, molte seno state le polemiche, tra giapponesi a caccia di segreti rinascimentali e temi della conservazione, tutela del patrimonio, compito degli Stati, ed «elemosine straniere, mai disinteressate». Ma si va avanti. Nel volto di un profeta, alcuni dicono di riconoscere l'autoritratto di Michelangelo. Manclnelli, che è il direttore dei lavori, mostra di non credere «alla scoperta». Pietrangelt afferma: «Michelangelo era giovane quando dipinse le Lunette: certamente i lineamenti del vecchio ricordano quelli del Buonarroti, ma non sembra 11 caso di Insistere con questa storia che è tutta per gli specialisti. Quanto a noi, pensiamo soltanto a mettere la Volta in ■ gelatina per restituire a tutto il mondo il monumento Insigne della cristianità». Francesco Santini Città del Vaticano. Particolare d'un affresco di Michelangelo restaurato nella Cappella Sistina. I lavori sulla volta dureranno quattro anni

Luoghi citati: Bologna, Roma