De Sio rompe la tradizione di Napoli Identici si perde in Brasile

De Sio rompe la tradizione di Napoli ii i i il De Sio rompe la tradizione di Napoli Identici si perde in Brasile DUE dischi appena usciti ci aiutano a capire quale futuro si prepara alla canzone popolare italiana. Nel caso, si tratta di canzone napoletana classica (Teresa De Sio, Toledo e Regina; e di canzone sociale (Anna Identici, Maria BonltaJ. Entrambe le proposte sono molto poco rituali quasi muovessero dalla comune convinzione che in questo campo o si ricomincia su basi completamente rinnovate, o è meglio lasciar perdere. Teresa De Sio ci offre una prova di assoluta eccellenza stilistica eseguendo, In diretta e senza rete da pesca, brani celeberrimi di repertorio napoletano, come Passione, l'te vunia vasà, Santa Lucia luntana. Voce 'e notte. Perché senza rete da pesca? Perché De Sio fa letteralmente a pezzi le abitudini esecutive e d'ascolto che hanno immobilizzato questo repertorio in cartolina iper-mediterranea del tipo .chlst'é 'o paese d'o sole». Non temete: non udrete versioni postpunk o. post-dark. Qui l'assunto non è stravolgere per il gusto della provocazione o dell'ironia. Non è neppure .modernizzare, come già fece il buon Pepplno Di Capri rinverdendo Voce 'e notte fn slow rock, La spericolatezza di Teresa De Sio cerca nuovi e diversi confini. Il suo problema è: capovolgere Napoli. La sua interpretazione è lunare anziché solare. Risuonano echi gitani e dolenti nel modo di agire la voce. Voi vi aspettate l'inciso a voce spiegata, da serenata sotto il balcone, vi aspettate l'abbandono alla retorica-spaghetti, e invece eccovi le vibrazioni sottili .da camera., ecco il pianoforte notte al posto della chitarra e del mandolino, un pianoforte con nitori jazzistici. A volte Teresa si compiace un po' troppo di questa sua intuizione felice e, complice la registrazione dal vivo, ha momenti sdolcinati e altri troppo svenevoli e decadenti. Ma non è questo l'essenziale. Il filo argentato che conduce attraverso questo notturno napoletano non conosce cesure. Ciononostante un pericolo si avverte: che Teresa De Sio voglia avviarsi per una strada molto borghese (scusate l'orribile parola). Intendo riferirmi a quell'insidiosa tentazione che in passato ha spostato non poche grandi interpreti italiane ver. so un .mercato della raffinatezza, sicuramente distante dalla platea dèi rock. Nei cortili dell'Arte, si è più riparati dal vento delle mode, dei costumi, della merce. Ma il rock dovrebbe aver insegnato che ci sono là fuori truppe di giovinastri coi giubbotti e coi crocefissi capovolti, con le scarpe da tennis e quelle chiodate, nuovi adolescenti e soliti scamiciati. Sono questi che capovolgono, travolgono e cambiano. Anna Identici, a rimarcare il suo affetto per la cultura popolare, sceglie invece di raccontarci in musica «la vita, le passioni e la morte della famosa Maria Bonito, la donna che si fece bandito per amore». Leggiamo nelle note allegate una storia tragica e furente di fughe impossibili, amori disperati, scontri a fuoco, teste mozzate. Storia vera e urlante da decine di fotografie crude, freddamente documentarie. Perà nelle canzoni di Bardotti, Gonzaga, Ascolese, questa storia non c'è proprio. E' una scelta non banale quella di sognare un musical anti-Evita, per intenderci, un ritratto di donna-cangaceiro vitale, festosa, avventurosa nelle scelte e negli errori. E può anche essere comprensibile che non si voglia politicizzarla più che tanto, né esasperarne gli aspetti francamente orridi. Però resta l'impressione che questa storia tasi sia presa un po' troppo alla leggera. Si alternano nell'album due tipi di canzone: una sentimentale, tutta dolcezze e complicità, e una corale, declamatoria, forzosamente allegra. Nella prima chiave, quella più sognante, Anna Identici dà il meglio di sé come cantante, ed é anche più persuasiva la traccia musicale. Nella seconda siamo sul piano della retorica popolaresca, con qualche caduta di gusto (per esempio il verso che dice: «Stai attento cangacelro, che ti faccio innamora» io Io trovo allucinante/ Con la voce che si ritrova, Anna Identici sarebbe l'interprete perfetta d'un folk dai sapori irlandesi e di canzoni leggere quanto magiche del tipo Moonlight Shadow. Si sente il bisogno di una presenza sua di cantante pura, non mediata da eroine che le restano comunque molto distanti. E invece il suo proposito è fare di questa Maria Bonita il primo capitolo di una trilogia femminile (Rosa Luxemburg inelusa). Anche qui si resta ammirati dal coraggio e perplessi per l'incoscienza. Che si stia smarrendo il gusto di combattere sul terreno vero, quello della canzone? Paura di sporcarsi le mani e magati anche le idee con questo maledetto mercato della musica? E' vero, si torna a sentir dire: il mestiere del cantante è un mestiere dà cretino. Ma nobilitarsi in un .altrove, di pregiatissima cultura o di etica purezza non contribuisce a risolvere il problema. Gianfranco Manfredi Teresa De Sio: «Toledo e Regina», Forili Cetra. Anna Identlcl-.^Marìa Bonita», Ricordi

Luoghi citati: Brasile, Napoli, Toledo