Carlo Alberto il più inquieto dei Savoia

Carlo Alberto il più inquieto dei Savoia Carlo Alberto il più inquieto dei Savoia L9 IMMAGINE di Carlo Alberto ci è stata consegnata , dalla Storia come quella di un re quasi sempre a metà strada tra il coraggio e la viltà, tra «la via dell'onore» e quella del disonore. Ma chi era veramente? I giudizi su colui che è stato re di Sardegna dal 1831 al 1849, sulla sua figura di uomo e di regnante, si affollano: quasi mal teneri, spesso inficiati da pregiudizi. Amleto della monarchia egli appariva, non senza qualche buona ragione, al Mazzini e al Carducci. Il re Carlo Felice ne diffida. Bolaro della Margarita, ministro della Rea! Casa, lo vede come «un principe di volta in volta pieno di charme e di oscurità». Per D'Azeglio è «un mistero», e San torre di Santarosa, lapidario, dice di lui'che «voleva e disvoleva». 'Si tratta di spiegare il caso tragico», scrive, riassuntivamente, l'Omodeo, «che Carlo Alberto parve o traditore o malfido ai cospiratori del 21, a Vittorio Emanuele I, a Carlo Felice, all'Escarena, al Solaro, al Franzoni, ai moderati del '48, al Cavour, al Gioberti». La figura di questo re appare complessa, problematica a chi voglia tentarne una ricostruzione non sommaria. Molto utile ci sembra, perciò, la biografia — Carlo Alberto - il Savoia amletico — di Paolo Pinto: biografia di solido e vasto impianto e di notevole sostrato culturale, ma, insieme, limpida e appassionante. Mira, soprattutto, a ricostruire, parallelamente a quella del regnante, la figura umana del re di Sardegna, con i suoi vizi e le sue virtù, con le sue debolezze e le sue estasi mistiche, con 1 suol sogni e le sue Inquietudini, senza «pretendere di attribuire un'identità unica e semplice a ciò che è multiforme e complesso». Tenta, insomma, di capire l'uomo per capire (e, spesso anche, per giustificare) 11 re. Fin dalle prime pagine la figura di Carlo Alberto si staglia netta e precisa nella sua ambiguità amletica, da personaggio tragico. E nell'enicma del personaggio Pinto scende in profondità, percorrendone la via che «dall'inautentico giunge all'autentico». Lo fa, accumulando una quantità di notizie, collocandone la figura nell'aura romantica del tempo, offrendoci un quadro d'epoca sempre molto documentato e preciso. Il biografo non dimentica nessuna delle molte sfaccettature del personaggio. Lo mette, per cosi dire, in scena quasi come dramatis persona e ne rivela gli aspetti indubbiamente sconcertanti (11 voltafaccia del '21 nei confronti dei rivoluzionati che speravano in lui e che lui aveva indotti a sperare; la repressione dei moti mazziniani del '33. ecc.), ma anche quelli positivi e perfino eroici, come sul campi di battaglia di Custoza e Novara, in cui mise a rischio la vita; per non dire delle molte conquiste civili come l'abolizione del regime feudale in Sardegna e 11 grande impulso ai traffici marittimi col Continente, la pubblicazione del codici civile, penale e «di commercio». Ma la novità di questa biografia consiste soprattutto nel disegno, abilmente perseguito, di legare 1 fatti all'uomo, alla sua incessante, disperata ricerca d'identità. A latere, si dovrà ricordare almeno l'umanissimo «medaglione» della regina Maria Teresa, «dolce ed esile, dagli occhi trasognati e assorti», come ce la rappresenta un quadro conservato nella residenza estiva di Racconigl. ! pregiudìzi; ma aiuta^deèisamente à1 capirlo'di'più < capire anche meglio la storia di quegli anni che pure preparavano l'unità d'Italia. Angelo Mondala Paolo Pinto: «Carlo Alberto, il Savoia amletico», Camunia, 322 pagine, 32.000 lire. Giulia Gonzaga dio trambe appartengono a quel poco conosciuto gruppo che nel territori italiani si muoveva per una riforma della Chiesa con forti contatti con il mondo protestante, nel quale l'apporto femminile è particolarmente importante (Giulia Gonzaga diventa protestante prima di morire). Il Rinascimento nordico, con la riforma religiosa, lasciò più spazio alle donne, mentre il trionfo della controriforma al Sud le riportava al silenzio e all'anonimato. Ma, come Gaia Servadio precisa nelle conclusioni del suo studio-affresco, è soprattutto un ruolo di partners zelanti e partecipi della vita dell'uomo quello che nell'Europa del Nord si apre alle dònne. La libertà e la complessila di alcune figure femminili del Rinascimento deve aspettare il nostro secolo per potersi nuovamente realizzare.

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