Addio vecchio librettista

Domani si inaugura La Scala con il Nabucco: i quaranfanni dalla ricostruzione Domani si inaugura La Scala con il Nabucco: i quaranfanni dalla ricostruzione Addio vecchio librettista oggi l'opera il gg pcerca il testo d'autore di Berg che può servirsi, alla pari, di Buchner e di Wedekind. MI sono trovato due volte, personalmente, a figurare, come «poeta di teatro», sopra le locandine della Piccola Scala, e in entrambi l casi in collaborazione con Luciano Berlo, e posso dunque recare almeno una mia minima testimonianza. ET per la Piccola Scala, Infatti, che nasce, sul principio degli Armi Sessanta, Passaggio; designato come «messa In scena» di Luciano e mia, dove l'accoppiata degli autori viene esibita con modalità ostentatamente paritetiche, respingendo la separatezza delle responsabilità testuali e musicali. L'espressione adottata, a designare la forma spettacolare, non mira soltanto a dissolvere, In vista di una risoluzione antioperistlca (In un clima culturale che va dall'antiromanzo all'antipoesla, dall'antlpittura all'antiteatro), le classificazioni tradizionali del genere, ma vuole agire In positivo, altrettanto ferinamente, in due direzioni, al minimo. Perché, da un lato, attraverso l'opposizione tra un coro di sala, dissimulato e rimescolato nel pubblico effettuale, di cui si fa voce e interprete, e un coro In orchestra che lo contrasta, è l'intiera forma del teatro che è posta In causa, tematicamente e strutturalmente, non soltanto per la dialettica di scena e platea, ma per tutta l'emblematica gerarchla distributiva dei posti, tra gli spettatori paganti, a specchio delle stratificazioni sociali. Ma, al di là di questo giuoco paradossale tra un massimo di straniamento e un massimo di coinvolgimento, insieme, si esalta e si disvela 11 carattere rituale, e veramente liturgico della rappresentazione, In quel tempio della lirica, organizzando la sequenza scenica per «stazioni»., nella eia crucis di una «lei» senza nome, che nasce dall'Incontro di due immagini femminili tanto diverse quanto potevano esserlo la Milena di Kafka e Rosa Luxemburg, liberamente assunte come archetipi, oniricamente Incrociati e sovrapposti, di uno «storico femminino», che patisce la storia, e con la storia lotta, in angoscia e In rivoluzione, e In passione e in morte. corte, cooperante con il musico correlato e con la compagnia di virtuosi. In congiunzioni di varia stabilità e durata, ma sicuramente, nell'economia melodrammatica, per quel manifesto carattere ancillare della sua prestazione, che è Iscritto già nel suo statuto specialistico, e proprio in quel suo trovarsi stretto tra 1'«impresario» e 11 «fiasco», non poteva che portare alle ultime conseguenze quel destino che stava quasi predisegnato, con tanta severità satirica, per limitarci a due tappe secolari particolarmente Illustri, nel «poeta moderno» del Teatro alla moda di Benedetto Marcello, e nel famoso «Parolaio», appunto, del Poeta di teatro di Filippo Pananti. ** Ora, se è già dubbia e problematica la consistenza della figura del librettista scaligero, in quanto tale, essa non è comunque delineabile per il quarantennio che si celebra. E non è soltanto in causa la funzione fondamentalmente museale, e di limitatissima committenza, che la Scala può avere esercitato In questo dopoguerra, e che è poi largamente condivisa dalla programmazione nazionale, In genere, e non nazionale. E' in questione, piuttosto, in primo luogo, l'eclissi congiunta del «librettista» e dell'«operista». Varcata la zona del melodramma, nessuno penserebbe al testi di Hofmannsthal e di Auden, di Butor e di Calvino, come assimilabili senza pena alle operazioni di un Piave, o ancora di un Giacosa. E non è In questione la qualità del risultati, è inutile sottolinearlo, ma la pura tipologia strutturale. Sarebbe, altrimenti, come pensare Milhaud e Stravinsky, Schonberg e Dallapiccola come melodrammaturghi, precisamente. Se mai, il nostro secolo appare segnato, per eccellenza, come dal musicista che eredita 11 modulo della gestione globale di Wort e Ton, nell'unità totalizzante del Drarna, cosi da quello che lavora In presa diretta sopra un testo d'autore, piegandolo liberamente alle proprie intenzioni sonore. Si può pensare, allora, all'Inaugurarsi del Novecento con Debussy che lavora su Maeterllnck, ovvero all'egregio paradigma maturo Con U •Nabucco» diretto da Riccardo Muti si inaugura domani aera la stagione della Scala, a 40 anni dalla ricostruzione. Sulla storia e la vita del teatro, «La Stampa» ha preparato un supplemento speciale, che sarà distribuito gratuitamente da domani in edicola, con i contributi e le testimonianze dei maggiori protagonisti: nella musica, nel canto, nella danza, nella scenografia. •Tattollbri» vede l'opera Urie» sotto il profilo della, parola scritta, che Impegna l'autore del testo e l'editore. Qual e oggi U ruolo del libretto, In questo teatro? e quale influenza vi gioca l'editore musicale, che un tempo vi dettava legge? Sul primo tema Interviene lo scrittore Edoardo Sanguineti. Sul secondo Stefano Jacini. IL vivace fiorire della librettologia, negli ultimi decenni, e il suo Imporsi ormai come scienza autonoma di frontiera, costitutivamente Interdisciplinare, e acc usatamente archeologica, rendono anche più rilevante, al nostri occhi, la distanza che ci separa dal llbrettismo come pratica specifica. Il «poeta di teatro» non 6 scomparso, come non è scomparsa 1'«opera In musica». Ma è morto 11 «melodramma», certamente, se con questa parola vogliamo indicare, come è giusto, quella forma spettacolare che adottò, sul principio del Settecento, appunto un tale vocabolo, per sé, e lo costrinse poi a seguire le proprie sorti e trasformazioni, per lo spazio di due secoli, sino al lento crepuscolo dell'esperienza verista. Storia nostrana per eccellenza, quella del «libretto», se la voce, assumendo significato tecnico, varca frontiere e penetra come italianismo nel lessico culturale europeo sull'onda del nostro operiamo melodrammatico, come è accaduto, poniamo, per «impresario», e anche, duole dirlo, per «fiasco». Ma il «librettista», poi, dico 11 personaggio e la parola insieme, nascono, non a caso, verso la metà dell'Ottocento, allorché la fabbricazione del testo drammatico per musica, acquistando una sua precisa coloritura professionale, nel quadro dell'organizzazione borghese del lavoro culturale, ma nello stesso tempo .situandosi rassegnatamente liv.emarglJQata Rei contouidl unaipraticai suSubalterna; -etti aàeeBenaoV un-j*w!bcomeo»cr cadrà nell'industria cinematografica, nel travaglio della trasposizione e riduzione (una Traviata da Dumas come una Bohème da Murger) discende da quelle cime di Parnaso, dove un Metastaslo poteva anche essersi illuso di collocarla, una volta per sempre. Non dubito che possa retrodatarsi, ma la più antica attestazione che ho potuto ritrovare di «librettista», sinora, è coeva al proverbialmente infamato «sento l'orma dei passi spietati», e sta In un articolo di Ippolito Nievo, 1898, nel quale, avendo egli udito narrare al caffè un fatterello curioso, dichiara di 'Offrirlo al noto buon gusto del librettisti moderni». E la produzione librettistica, in questo senso stretto, e storicamente definito, in forza del suo stesso pronunciato mestlerismo, e delle sue virtù di strepitoso artigianato drammatico, non riesce poi nemmeno a coprire l'arco della carriera verdiana. A rifarsi ambiziosamente poeta, Interverrà Arrigo Botto, figura cruciale del parollerlsmo operistico, e non di quello soltanto, se può fare, come é noto, da Tobia Oorrio per PonchieUi, ma anche, In proprio, nel tempo, da wagnerizzante tuttofare, oltre che, naturalmente, da mediatore di Shakespeare per un Otello e un Falstaff. Il drammaturgo per musica, comunque, come lavorante congiunto a una scena determinato, non diremo che sia scomparso con il poeta cesareo, con 11 versificatore di Quando approda poi alla Piccola Scala 11 Labortntus II, nato, sempre per Berlo, come un esperimento di opera radiofonica nel '65, su commissione della Rtf, per il centenario dantesco — e In cui è In parte rielaborato uno spettacolo di azione parlata e danzata, apprestato per la Fenice, nello stesso '63 di Passaggio, con il titolo di Esposizione — ho infine l'occasione di portare a compimento, in qualche modo, con una effettiva «messa In scena, registica 11 mio esercizio di paroliere drammatico. Perché oggi, nel profondo, sono convinto che un «poeta di teatro» sogni necessariamente di accompagnare il proprio discorso scrittorlo, attraverso la «messa In opera» che riceve dal compositore, sino a una forma, idealmente ne varietur, di concreta «messa In scena», appunto, alla lettera. *★ Volevo evocare 11 caro fantasma del vecchio librettista, che certo ancora si aggira intorno al monumento del Plermarlni, e che non so immaginare, per parte mia, se non in figura del Prosdocimo del Turco in Italia, prima esecuzione alla Scala, 1814 (.Ho da fare un dramma buffo, i e non trovo l'argomento...»). Ma il discorso ha seguito una sua legge oggettiva, se è infine approdato al racconto di un'esperienza di «messa in scena». Sempre più nettamente, In questo quarantennio, 11 regista è venuto emergendo come figura decisiva della comunicazione teatrale, anche sul terreno dell'opera In musica. Se questo sia da ascriversi alle condizioni culturali di una civiltà dell'immagine, come da molti si proclama, o se piuttosto non riporti alla luce, anche attraverso distorsioni e prevaricazioni, quel primato visivo che sta comunque alle radici stesse, etimo compreso, dello spettacolo e del teatro, In qualunque possibile articolazione concreta, si potrà discuterlo un'altra volta. Qui ci accontenteremo di aggiungere questo segno ulteriore, finalmente, a misurare la nostra infinita distanza dalla cultura melodrammatica, dall'opera dell'«operlsta», dal libretto del .librettista.. Edoardo Sanguineti u.J f | Giuseppe Verdi a passeggio davanti alla Scala

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