Nelson va a caccia della balena bia

Appaiono in Italia le lettere dell'«eroe di Trafalgar» : Melville si ispirò a lui per il capitanp Achab di «Me Appaiono in Italia le lettere dell'«eroe di Trafalgar» : Melville si ispirò a lui per il capitanp Achab di «Me Nelson va a caccia della balena bia SE per i Francesi gli ultimi anni del Settecento e i primi dell'Ottocento sono quelli delle campagne napoleoniche, per gli Inglesi sono ancor oggi gli anni gloriosi di Nelson e delle vittorie di Abukir (agosto 1798) e di Trafalgar (ottobre 1805). Vi sono, tra Napoleone e Nelson, affinità che gli storici non hanno mancato di sottolineare, dalla genialità strategica e tattica al pragmatismo politico a volte spietato e cinico. Nelson, ad esempio, l'uomo che Herman Melville definì «il più grande marinaio da quando il mondo ha avuto inizio», ne diede una drammatica dimostrazione allorché, non rispettando gli impegni assunti, fece impiccare l'arnmiraglio napoletano Francesco Caracciolo dopo la caduta della Repubblica Partenopea. D re di Napoli Ferdinando di Borbone, come segno della propria gratitudine, gli «ssegnò il feudo di Bronte, cittadina siciliana nei pressi di Catania, dove nel 1860 il garibaldino Nino Bixio avrebbe domato nel sangue una rivolta contadina. Sebbene l'impiccagione di Caracciolo venisse fin da allora definita un «atto barbaro», Nelson fu sempre assai fiero del blasone guadagnatosi in quelle circostanze, al punto da firmare poi sempre lettere private e messaggi ufficiali con il doppio appellativo di ((Nelson e Bronte». Cosi egli si sigla anche nelle missive e nelle pagine di diario pubblicate, a cura di Manfred Egarter, sotto il titolo «Trafalgar lettere e diario» e ora tradot¬ Emma Hamilton te per la prima volta in italiano da Mario Boni ni (Editore Lettere di Rosellina Archinto, Milano, 133 pagine, 14.000 lire). Questi scritti confermano la visione tuttora mitica che gli inglesi hanno di Nelson: l'uomo che Ugo Foscolo menzionò nei «Sepolcri» accanto ai grandi del passato e che indusse il padre delle sorelle Bronte a cambiare in suo onore il proprio nome da «Brunry» a «Bronte». Gioca naturalmente in questo mito il complesso, e ambiguo rapporto sentimentale che legava l'eroe britannico a Lady Emma Hamilton e, insieme, il segreto che avvolgeva la nascita della figlia Horatia, mai riconosciuta dalla sua amante. Alle due donne Nelson indirizzò le ultime lettere, prima dello scontro dì Trafalgar, menzionando nel proprio testamento soltanto i loro nomi. E gioca, soprattutto, la caccia feroce e incessante che per anni l'ammiraglio diede alla flotta franco-spagnola, convinto che soltanto la sua distruzione avrebbe restituito la pace al Mediterraneo, garantito la sicurezza dell'Inghilterra e pacificato il proprio cuore anelante alla gloria. Le lettere del volume si riferiscono al periodo febbraio-ottobre 1805 e, come in un drammatico romanzo tardo settecentesco, mostrano un personaggio inquieto e temerario, romanticamente votato al sacrificio e alla morte in nome dell'ideale, cosciente della priorità della propria missione rispetto alla salute Per concessione dell'editore Rosellina Archinto pubblichiamo In anteprima alcuni passi dalle lettere e dal diario di Nelson, nel mesi e nei giorni che precedono, la battaglia di Trafalgar. L'ultimo brano fu scritto il giorno stesso della battaglia. possibile restar lontano per tanto tempo: in salute non buona, e a disagio da tanti punti di vista. Però, quando potrò far conto sulla rinuncia della flotta francese a prendere il mare questa, estate, certamente correrò verso la diletta Inghilterra e la mille volte più diletta Merton. Che il cielo ti benedica, Emma mia. Non riescono a capire dove sia andato a finire Sir William Bolton; avrebbe gii dovuto raggiungermi. Ti mando una sciocchezza come regalo di compleanno. Dio sa quanto vorrei donarti di più; ma non ce l'ho. Non ho proventi di prede di guerra degne di questo nome; ma, se avrò la fortuna di incontrarmi con le navi francesi, spero che mi indennizzino per tutta la mia ansia; che è stata, ed è, indescrivibile. A Lady Hamilton Victory, 9 marzo 1805 ri assicuro, mia carissima Emma, che nessuno può essere più avvilito e infelice del tuo povero Nelson. Dal 19 febbraio abbiamo baffuto il mare da Malta a qui, al ■largo di Palma di Maiorca, ove adesso sono all'ancora, essendo il vento e il mare contrarissimi e cattivi (..J. I rapporti che mi giungono dalle acque davanti a Tolone asseriscono che la flotta francese è ancora in porto; ma mi sentirò sempre inquieto per non averla incontrata. So, cara Emma, che è vano affliggersi; ma ardo dal desiderio di incontrare quella g&foeSoy&ijùasi due anni di dura missione. Che periodo! Non avrei creduto Al visconte Melville (Intorno al 20 aprile jWft6)iiau Non sono fatto-iperdispe-" rare; e ciò che si può fare sarà fatto. Mi sono tracciata malferma e alla grande stanchezza, presago che 11 successo finale coinciderà con la perdita della vita, fiero tuttavia del «monumento» che i posteri dovranno pur erigergli. Giustamente, nel commenti a margine, Egarter ricorda l'abitudine del «grande marinaio» di tenersi in cabina una bara ricavata dall'albero maestro deU'«Oriente», una nave francese da lui catturata ad Abukir. Il curatore sottolinea la grande ammirazione nutrita da Melville per Nelson e accenna tra le righe alla possibilità che 11 narratore americano si sia ispirato alla sua figura per quella di Achab in «Moby Dick». Che la stima di Melville per il vincitore di Trafalgar fosse sconfinata, è fuor di dubbio. Lo scrittore era disposto a perdonare all'ammiraglio persino i suoi trascorsi antiamericani, anche perché non provava certo simpatia per i francesi e per il «parvenu corso». Nei suoi frequenti viaggi in Inghilterra, visitò a più riprese i luoghi sacri alla sua memoria e vide a Portsmouth il relitto della «Victory». D nome dell'eroe da lui più amato è citato in molte sue opere, dai giovanili «Omoo» e «Manli» fino a «Bilty Budd», suo ultimo capolavoro. In un altro suo romanzo, «Giacchetta Bianca», che descrive le condizioni di vita a bordo delle navi da guerra, si sente chiaramente l'influsso delle idee di Nelson, sempre preoccupato di garantire ai propri uomini mi tipo di vita più umano e a trasfor¬ una ferma linea di condotta e la seguirò fino in fondo, anche se ora ho dinanzi a me una lettera del medico capo detta flotta che mi prescrive di tornare in Inghilterra prima dei mesi caldi. Perciò, nonostante tutto, darò la coccia al nemico fino alle Indie Orientali e Occidentali, se saprò che questa è la sua destinazione; e tuttavia, se la flotta del Mediterraneo si congiungerà con quella della Manica, chiederò, ricevuto tale ordine, il permesso di sbarcare. Nelson e Bronte A Alexander Davison, Esq. Victory, in navigazione, 7 maggio 1805 Caro Davison, lo sa soltanto Dio, mio caro amico, quello che ho sofferto per non essere riuscito ad acchiappare la flotta nemica, e quando, come è logico, mi ero consolato all'idea che. itoinièriop OH* fr»g&taW>SV[ a John-Orde; òhe sicuramente erano state mandate a inseguirla, sarebbe stato cosi concesso il tempo di tornare a Gibilterra con le informazioni per me, ho avuto la mortificazione, ieri, di scoprire che non ne era stata mandata nemmeno una. E i più non credevano nemmeno che Sir John Orde le avesse mai mandate all'inseguimento; ma questo non posso crederlo, e devo purtroppo supporre che siano state tutte catturate. Ritengo più che probabile che andrò nelle Indie Occidentali perché, da ciò che finora' ho appreso sulla rotta del' nemico, ecc., sono convinto che questa sia la sua destinazione, e laggiù spero di acchiapparlo, salvando così i nostri preziosi possedimenti in quella regione, dopo di die ritornerò immediatamente in Inghilterra. Ma in questa crisi così grave la mia salute non va presa in considerazione, e neanche la mia vita perché, per quanto si possa aire che sono stato sfortunato, non si potrà mai ditm. che abbia^tràèctiràtó i!J" mio dovere, cf «il sia rfspar- • miato. Nelson e Bronte Sartre in una caricatura di Levine (Copyright n'.Y. fteviow ot Boote. Opera Mundi e per l'Italia -La Stampa.) PER Sartre, ormai è chiaro, non ci sarà purgatorio. Sono passati più di sei anni dalla sua scomparsa e l'interesse attorno alla sua figura non soltanto non tende a scemare, ma di anno In anno si intensifica e si approfondisce: Inediti Importanti vengono alla luce, testi basilari si avvantaggiano di nuove e più rigorose edizioni, si accumulano studi sugli aspetti più disparati del filosofo, del politico, dell'artista. Neppure un accenno di quella reazione — magari solo di Insofferenza epidermica — che sempre si registra non appena esce di scena un personaggio che è rimasto troppo a lungo e con troppa invadenza al centro della ribalta, n passaggio della sua figura dalla cronaca concitata e controversa dell'attualità alle meditate valutazioni della storia è stato cosi rapido e tranquillo che la pubblicazione di una sua monumentale biografia (Annle Cohen-Solai, Sartre, trad. di Oreste del Buono. Il Saggiatore, p, IX675, L. 40.000) — una scadenza che Proust ha dovuto attendere quarant'anni e Camus quasi venti — non appare affatto prematura e, malgrado il distacco che impone e 11 rischioso mutamento di prospettiva che propizie, non provoca traumi ne assestamenti apprezzabili Merito certo della giovane biografa, che In quattro anni di lavoro è riuscita a mettere ordine in una pletora di documenti e di testimonianze capace di sopraffare il più esperto archivista e ad evitare praticamente tutti 1 rischi che un'Impresa del genere poteva comportare: la celebrazione come la demistificazione, la forza¬ tura l'asetttiglioscome siosa, quelloancheimmulargamgode SPerplausiSolai struirnerarlettuado inelemeticolazia e dello evanepaia lendofatti (cocitàin dustenzmoscma Ia unacumeLa e In qpuò apuntgato in tustanzca e provaè pequelll'intusta csue dno ledomaprobma cportuse mrispotata.radicplauddeltàSolai marli da carne da cannone in eroi. E si può addirittura notare che, dopo la morte del padre, lo scrittore cambiò il proprio cognome da «Melvilì» in «Melville»: decisione curioso, se si pensa che il Primo Lord dell'Ammiragliato Inglese cui Nelson indirizzò numerose missive era In un primo tempo il visconte di Melville. Ma da questo a vedere in Nelson l'archetipo di Achab, il passo è forse eccessivo. Certo, anche Achab rinuncia agli affetti di una famiglia felice per mettersi hi caccia. E, come Nelson ha perso un occhio e un braccio in battàglia, cosi il capitano della «Pequod» ha ceduto una gamba alla balena bianca e ha il volto come segnato da un fulmine. Né va scordato che .ina delie nari di Trafalgar si chiamava «Leviathan», che è l'epiteto più di frequente attribuito da Melville aBa balena. E, come Nelson in preda alla propria ossessione insegue per mari e oceani la flotta nemica, cosi Achab, corroso dalla sua mania, fruga il mondo conosciuto alla ricerca di Moby Dick. Ma le analogie si fermano qui, anche'se in «Moby Dick» vi è un personaggio, il cannibale IQù&queg, che, come Nelson, si porta dietro la propria bara di legno. B fatto è che Nelson badava alla storia e alla gloria, mentre Melville pensava all'eter-. nità e alla metafisica. < i, ' ■ Ruggero Bianchi A Lady Hamilton Diario privato Victory, al largo di Plymouth, 17 settembre [1805], ore nove del mattino, folate fresche da Ovcst-Sudovest, vento cattivo e ostile. Ieri sera ho mandato a terra, mia carissima Emma, una lettera per te con uria barca di Torba]/, e ho dato all'uomo una ghinea perché la lasciasse all'ufficio postale. Abbiamo avuto una bruttissima notte di burrasca, e il tempo sembra pessimo. Ora sto facendo segnali alle navi di Plymouth perché si uniscano a me; ma dubito alquanto che siano in grado di prendere il mare. Mi sono tuttavia lasciato alle spalle Portland e ho la Cawsand Bay e Torbay sottovento. Prego ardentemente, mia cara Emma, perché tu ti faccia animo; e avremo dinanzi a noi molti, molti anni felici, e saremo circondati dai figli dei nostri /Ioli. Possa Dio.. Onnipotente, quando gli piacerà, HmutìveW t'ostacolo. Il mio cuore e la mia ani*' ' ma sono con te e Horatiw.*' * Nelson e Bronte 20 lugUo 1805 Sono sceso a terra per la prima volta dal 16 giugno 1803; e da quando ho messo piede fuori della Victor» sono passati due anni meno dieci giorni. Venerdì notte, 13 settembre Alle dieci e mezza sono partito in carrozza dalla cara, cara Merton, ove ho lasciato tutto quanto mi è caro in questi mondo, per andare a servire il mio Re e il mio Paese. Possa il grande Iddio che adoro mettermi in condizione di esaudire le aspettative del mio Paese; e se a Lui, nella sua bontà, piacerà che io ritorni, mai cesserò di offrire l miei ringraziamenti al Trono della Sua Misericordia. Se, nella sua benevola Provvidenza, vorrà troncare i miei giorni sulla terra, mi inchino con la massima sottomissione, confidando che Egli prategpojJSBlwrojtf/i» <Ét?lteV« me cari, mi lascerò dietro..-* Sia fatta la Sua volontà: Amen, Amen, Amen.