Nuove frontiere della fantasia

Dall'antico fascino della Luna alle mire di conquiste spaziali Dall'antico fascino della Luna alle mire di conquiste spaziali Nuove frontiere della fantasia Che fascino doveva avere la Luna per gli uomini delle età passate. Nel cielo notturna era vista come una vergine fredda, cacciatrice capace di micidiali frecce, signora delle rugiade e delle maree. Sulle fasi lunari si soleva misurare il tempo, e da esse si faceva dipendere la buona riuscita di una semina, o anche di pensieri più leggeri e più estremi che attraversano le menti umane. Antichi sacerdoti e viandanti conoscevano preghiere da rivolgere all'astro. Poi il pensiero razionalistica il prevalere della scienza, l'immane lavoro di trasformazione della tecnica si allearono per ricondurre la Luna nella sua dimensione più «vera»: un satellite aspro e morto, senza acque e senza alberi neppure potenziali, che ruota intorno a noi a circa 300 mila chilometri di distanza un niente in confronto alle misure del Sistema Solare e dell'universo. La Luna cominciò a interessare soltanto per la «corsa» che la riguardava: per quella straordinaria spinta che portò le due nazioni più potenti a competer» per la sua conquista. La tecnologia celebrava il suo trionfo: la bandiera americana fu piantata su un terreno soffice, sbriciolata e restò ferma, rigida nel silenzio. Da quel momento, il fascino della Luna cominciò un po' a decrescerà Come tutti gli obiettivi raggiunti, come tutte le cose possedute. Una delle sfide più antiche e più nuove è quella all'aria alle nuvole, al cielo, agli spazi siderali. Due ragazzi di cui i greci favoleggiarono. Faeton figlio del Sole e Icaro figlio ■ di. Dedalo, 1 cercarono, con la loro sventata passione di adolescenti, di dare la scalata alla volta azzurra, precipitando proprio per la loro- imprudenza impavida: ma il loro sogno rimane vivo, e tutti una volta lo abbiamo provato. Tendere verso l'aria sollevarvisi. librarsi nello' spazio, percorrerlo, abitarlo, vivere lontano dalla Terra come sulla Terra, ecco la nuova frontiera del sogno, verso cui i Faeton e gli Icaro di oggi muovono. Al di la di Marte, rosseggiante come il dio della guerra di cui porta il nome, di Giove, grande, supremo come il Re dell'Olimpo: il sogno più nobile dell'uomo non è conquistare, è muoversi, librarsi, andare sempre verso ciò che è luminoso e lieve. Talvolta lo pensiamo quando dal finestrino dell'aereo volgiamo; gli occhi in alto, con la massa montagnosa e voraginosa delle nuvole sotto di noi: in quei colori sconcertanti, in quelle lontananze, in quelle luci mai vedute, c'è talvolta un' invito irresistibile' ad alzarsi ancora a cercare non sapremo mai davvero che cosa Giuseppe Conte -3

Persone citate: Giuseppe Conte, Icaro