Sfogliando tra i dischi tutte le chicche dell' 86 di Carlo Massarini

Sfogliando tra A dischi tutte le chicche deU986 Sfogliando tra A dischi tutte le chicche deU986 Dieci chicche ddl'88: quelli che seguono sono album-off, da ■cult followìrtg» e magari anche difficilmente reperibili, ma pressoché Imperdibili. Vediamoli. 1) PHILIP GLASS «Songs forni Liquid days» (Warner Bros). Settore extro-colttv oon;apertura flljj^,plàisj§ un compositore di, musica par teatro, opera enotria (•Koywsqatsi», •Mishlmé»?,' «•che ha già legatoci! suonom» a ju^serift ^progetti di rock «peo''j'-gresdvo» (John Calè' e Pólyrock): Ma questa volta, l'operazione è totale: su testi appositamente richiesti a Paul Simon, Lauri* Anderson, Suzanno Voga e David Byme (ovvero l'intelllghentia pop newyorchese), Qlass ha costruito un disco di lirica moderna maestoso e avvolgente. Unendo una mini-orchestra classica al personalissimo suono (e uso) delle tastiere elettroniche, ha creato un capolavoro, una vera avventura sonora che attraversa più latitudini: suggestioni evocative e travolgenti crescendi, grandiosi pieni orchestrali e tenue adagi ricchi di lirismo, Interpretati vocalmente dalle Roches e Linda Ronstadt (fra gli altri). La versione strumentale per la Compagnia di teatro-danza di Twyia Tharp (come già scritto) è stata, a mio personale parere, l'evento più eccitante dell'armo. 2) RIUCHI 8AKAMOTO «lllustrated Musical Encyclopedia» (Virgll). Sakamoto è un po' Il Byrne, o il Bowie, giapponese. Eclettico artista multimediale, a cavallo fra gli Anni Settanta e gli Ottanta con la sua Yeliow Mogie Orchestra esplorava il tecno-pop, versione occhl-a-mandorla. Da allora ha realizzato sótto il proprio nome album di musica d'ambiente, colonne sonore («Furyo», nel quale recitava a fianco di Bowie), e si è segnalato come un colto ricercatore sonoro Interessato all'Occidente senza dimenticare le proprie radici. Come suggerisce il titolo,'quest'album (di canzoni) va In cerca della sintesi contemporanea perfetta, per cui tutto si mischia, In maniera leggera, mai forzata o pre-codificata: il reggae e il Jazz, I classici climi giapponesi (come ognuno di noi li Immagina) con il tecno-pop di marca inglese. 3) TOURE KIJNDA' «Live Paris-ZIguinchor» (Cellulold). Un doppio album, inciso In parte nella terra di origine, il Senegal, e In parte in quella d'adozione, Parigi, nella quale questa sensazionale band africana condensa l'eccitamento dell'afro versione Anni Ottanta, cioè occidentalizzata. Anche qui si,parte dalle proprie radici per spaziare su tutta la musica ritmica (negroide) mondiale: dal reggae al funk, dalla salsa alla samba. Era dal tempi di «Babylon by Bus» di Bob Marley e The Wallers che un doppio dal vivo non trasudava tanta vitalità. 4) ANDHEA8 VOLLEN.WEIDER «Song to the Moon» (Cbs). Oddio, Il musicista svizzero un segreto ormai non lo à più, visto che a New York ò considerato ormai una star. Vollenweider è un bravissimo suonatore d'arpa anche lui virato verso il pop, con un risultato a volte un po' stucchevole, ma altre volte veramente magico. Atmosfere da colorino sonore Immaginarie per viaggi in altri climi e altri Tempi, dove la natura è ancora incontaminata e il confine fra sogni e sogni a occhi aperti è ormai completamente svanito. 5) 8LV e ROBBIE • AUOU8TU8 PABLO (Taxi). Per gli amanti del neo-reggae, quello che occhieggia anch'esso alla tecnologia: la miglior sezione ritmica attuale Incontra II maestro del dub antelltteram, Augustus Pablo, mitico suonatore di organo a bocca Chiudere gli occhi è farsi due scali New York-Kingston, Jamaica, a prezzo d'occasione. 6) SHANKAR «Song for Everyone» (ECM). Da quella scuola di musica d'atmosfera che è la Ecm arriva questa collaborazione fra 11 violinista indiano, già collaboratore del John McLaughlin «mistico* (e da non confondersi con l'omonimo maestro di sitar), e II sassofonista scandinavo Jan Garbarek. Sorretti dalle percussioni indiane di Zakir Hussein e Trilok Gurtu, I due intrecciano scuole di pensiero, oltreché di musica, e trascinano lungo viaggi sensuali e spirali ritmiche. 7) OPRA HAZA «Yemenite Songs» (Globe Style). Bizzarro assai. La Haza, garantiscono le note di copertina, è una star In Israele, e questo suo album è una rilettura moderna di canzoni di Rabby Shalom Sabazi, un autore del 1600 di poesia In musica. E' una raccolta di canzoni del Dlwan (un filone di musica/poesia radicato nella tradizione desio comunità ebree e yemenite) di ispirazione religiosa. A orecchi occidentali, suona come una fusione di climi arabici e modernità ritmica, con leggera venatura pop. 8) WIM MERTEN8 «A man of no Fortune» (Los Dlsques du Crepuscule). Mertuns è un pianista belga sulla scia del Keith Jarrett di «Koln Concert», forse meno mistico ma più sanguigno. Lunghe passeggiate nei territori dell'anima, una voce in falsetto a sottolineare saliscendi tatti più di emozioni che di tecnica. Meditativo. S) MAURO SABBIONE • MARIACINZIA BAUCI «Melodrama for Flowers» (Beabble). L'ex tastierista del Matta Bazar (con l'aiuto dell'elettronica e di una contratto) tratteggia quadretti tecno-pop di ispirazione classica, più frivoli che seriosi, sempre sinuosi e a tratti godibilissimi. 10) 8PYKE JONES and THE CITY SLICKERS «Standard Tranecription Discs 1942-44» (Harlequin) o «The Best of» (Verve). E infine la riscoperta deiranno. Jones è uno Zappa ante-lltteram. e I tuoi Sllckere sono in pratica gli Harlem Qlooetrotters del dixieland, nei senso che sono si una perfetta orchestrina dixieland, ' solo composta da matti furiosi che, con le spalle coperte da una tecnica individuale strepitosa, dal vivo erano anche fantasisti, ciowne, mimi. In questi dischi di quarant'anni fa, riescono a dare un'idea della toro follia, ma soprattutto sono una rara testimonianza di una musica di altri tempi strampalata, a metà tra la sala da ballo e II cartone animato. Break improvvisi e ripartenze a rotta di coito, suoni di clacson, risatine, clarinetti impazziti e vari strumenti «umani», voci melodiose e vocine dissacranti. Sigla di testa di «Non Necessariamente». _ Cl Mii _ Carlo Massarini

Luoghi citati: Israele, Jamaica, New York, Parigi