Parri nemico di ogni Palazzo di Pier Franco Quaglieni

A cinque anni dalla morte A cinque anni dalla morte i, nemico di ogni Palazzo i Fra 1 protagonisti opo di governo dop Questo è un Paese che dimentica hi fretta, creando e distruggendo i suoi miti, nel giro di poco tempo. La politica, nel suol ritmi cadenzati e spesso spietati, tende à mettere In disparte, anche nella memoria collettiva, gli uomini scomodi e controcorrente che non si piegarono alle logiche terree che la governano. Sono passati cinque anni esatti dalla morte di Ferruccio Parri, un periodo troppo breve per tentare di storicizzarne a pieno la figura, ma Immensamente lungo sa misurato sull'orologio della politica del «Palazzo». Parri quindi è Anito anche lui nel dimenticatoio, In una fase politica In cui — sono in molti a dirlo — i partiti hanno invaso la società civile, dimenticando spesso e volentieri le testimonianze del passato che suonerebbero come condanna morale noi confronti del presente. ' Un discorso anàlogo si potrebbe fare sullo Resistenza di cui «Maurizio» fu una delle figure più nobili e più emblematiche. Della Resistenza in questi ultimi anni si è parlato troppo poco. E non mi riferisco alle manifestazioni, a volte stucchevoli, di reducismo, di cui nessuno sente la mancanza, ma allo spirito della Resistenza, a quella passione morale che non va rispolverata solo nelle commemorazioni del 25 Aprile, ma va vissuta quotidianamente - nel proprio impegno civile. Pani fu considerato da molti un «profeta disarmato», Incapace di fare I conti con la «verità effettuale». In realtà, la sua battaglia politica à stata un punto di riferimento per mone generazioni di italiani che hanno vieto in lui non le politica dei «piccolo trotto», per dirla con parole sue, ma la politica intesane! suo significato più alto. Sicuramente i sergenti di fureria dei partiti riescono ad incidere nel quotidiano più di uomini come Parri, ma resta pur vero che, per continuare a credere laicamente in qualcosa, non bisogna solo guardare a grandi ideali, ma anche a chi ha cercato di ispirarsi ad essi con concretezza e totale disinteresse. Sarebbe, per altro, prof ondaerrato mitizzare Parri, vedendolo come un nume tutei tare della nuova Itajianata-datla Resistenza. ..j > certo Pani fu uh uomoinne»I sibila, con una testardaggine tutta «sardopiemontese». Per rendersene conto, basterebbe rileggere un passo della celebre lettera che egli indirizzò nel 1027 al giudice Istruttore, quando venne processato per aver organizzato l'espatrio clandestino di Filippo Turati: «Contro (I fascismo non ho che una ragione di avversione: ma quest'ultima perentoria e Irriducibile, perché 6 avversione morale, oppure sarebbe sufficiente ricordare la lettera con cui dal confino di Lipari" spiegava ai genitori parchi non poteva tir mare la richiesta di grazia i cui li regime fascista condizionava la sua scarcerazione: •Sono quindi disposto ad ogni sacrificio pur di non compierò mai nessun atto che sconfessi la mia opera, il mio passato, che giudichi contrarlo ai mio onore, cioè alla legge della mia vita». Piero Gobetti parlò di lui come di un «eroe mazziniano» e Carlo Rosselli lo definì come «la mia seconda coscienza, I! mio fratello maggiore». Vedere Parri solo da questo angolo di visuale sarebbe tuttavia un ricordo parziale, quindi errato, dell'uomo che egli fu. Nel 1963, quando presidente Segni lo nominò senatore a vita, scrisse a Sandro Galante Garrone: «(...) sono rimasto di stucco; e poi di sale. Sono andato davanti allo specchio sempre ingrugnito, perplesso se il nuovo-onore significasse senatore a vita o stupido a vita. Anche mia moglie perplessa che, se diventavo I una ròba da museo, avrebbe dovuto spolverarmi tutti i giorni». Sono sufficienti queste parola per darci un'idea di lui molto diversa da certi cllehes retorici e quindi non veritieri. Parri fu presidente del Consiglio dopo della Resistenza, opo la liberazione VENEZIA — Il /ascino della Venezia invernale può essere paragonato, per intensità, a una cosa soltanto: alla Venezia estiva. E c'è chi sostiene sia ancora maggiore. Lungi dall'essere ostacolo per i turisti, nebbia e acqua alta, con i loro ben noti disagi, sembrano attrarre frotte sempre più numerose di visitatori. Sono ormai anni che la stagionalità turistica a Venezia è un ricordo: l'.alta stagione» va ormai dalla primavera... alla primavera successiva. Il panorama delle rassegne di questa stagione invernale comprende iniziative di notevolissimo interesse, dalla mostra «Cina a Venezia; aperta il 30 agosto nel Palazzo Ducale e gii visitata da oltre ISO mila persone (duemila al giorno con punte di quattromila le domeniche), all'.Art Brut» di Jean Dubujfet alla Fondazione Guggenhelm; dall'esposizione dedicata al fotografo americano Brace Weber a Palazzo Fortuny, alla mostra •Canaletto e Visentini*, « Venezia e Londra» a Ca' Pesaro. A circa tre anni dal primo appuntamento,.là Cina è tornata a Venezia con il fascino della sua civiltà e lo splendore della sua arte: fino al i° marzo dell'87 a Ferruccio Pani la Liberazione: un'esperienza brevissima cominciata il' 20 giugno 1945 e conclusasi II 29 novembre dello stesso anno. Su quei periodo di governo I giudizi sono ancora' contrastanti e solo di recente si ò avviato un tentativo di serio ripensamento storico. E' fuor di dubbio tuttavia che la caduta del governo Parri determinò gravi conseguenze di portata storica. Formalmente turono I liberali a pretendere le dimissioni di Parri, ma ci sembra ormai storicamente assodato che le sinistre commisero un errore imperdonabile nel non appoggiare risolutamente Parri, perché come ha scritto Enzo Collotti — «con la crisi del governo Parri la Resistenza era sconfitta ed iniziava un'inversione di tendenza che avrebbe riportato all'affermazione delle forze moderate». .Molto efficacemente Giampiero Carocci ha cosi sintetizzato Il risultato di quell'operazione che segnò anche l'inizio del declino del Partito d'Azione: «Se De Gasperi, Nanni Togliatti giuqcarono Parri, fu poi De Gasperi (...) che giuoco Togliatti e Nonni». Dopo quello parentesi «marai-Parri non desistette- dall'impegno politico, ma fu costantemente presente nelle battaglie democratiche più Importanti del dopoguerra: pensiamo alla funzione determinante che égli ebbe nel '53 per impedire che scattasse la legge maggioritaria, ricordiamo la sua strenua «resistenza» contro Tambroni nel -I960. Anche quando nel '63 fu nominato senatore a vita — aveva 73 anni — egli non si appartò dall'impegno diretto, ma prosegui con vigore le sue battaglie politiche e giornalistiche: in quello stesso anno nacquero infatti «L'Astrolabio» e il Movimento Salvemini. Parri fu un capo prestigioso dei movimento partigiano, fu presidente del Consiglio e fu II vero leader del Partito d'Azione, ma, sotto molti punti di vista, non fu mal né un uomo politico, né tanto meno un uomo di partito, perché I suoi intenti ebbero sempre un respiro più ampio. Dell'unico Incontro che ebbi con lui nel '69 nella casa romana di Arrigo Olivetti, conservo un ricordo Incancellabile. Questo quasi ottuagenario manteneva intatta tutta la vis polemica di sempre. Mi parlò, tra l'altro, della sporcizia della vita pubblica, dei feudi e degli arrembaggi del gruppi di potere. Sono parole che annotai e che mi colpirono per la loro franchezza, par la totale mancanza di filtri diplomatici.. In quell'Incontro c'erano altri uomini politici famosi, ma l'unico qhe suscitò il mio interesse fu «Maurizio». DI questa Repubblica, che lui sognò sicuramente molto diversa, Parri resta forse la coscienza più limpida ed intemerata, eoa) come.la sua voce rimase la più lucida e la più Inascoltata da chi aveva interesse ad ignorarlo, considerandolo un «Ingenuo». Pier Franco Quaglieni

Luoghi citati: Cina, Lipari, Londra, Venezia