Quando aziende e politici s'impegnano nella cultura

Convegno a Bologna con oltre 200 amministratori di enti locali Convegno a Bologna con oltre 200 amministratori di enti locali Quando aziende e politici s'impegnano nella cultura Dopo le feroci polemiche suir«effimero» degli Anni 70 si è alla ricerca di una nuova dimensione Nascono sponsor, aumenta l'interesse dei privati, anche se con ritardo rispetto ad altri Paesi BOLOGNA — Quasi duecento amministratori locali,' funzionari di Regioni, Province e Comuni addetti alla promozione delle attività culturali sono convenuti a Bologna per partecipare ai lavori di un seminario nazionale di studio sul tema 'Ricerca sociale e politiche culturali; che si è tenuto nella sala del Consiglio provinciale nelle due giornate di giovedì e venerdì E" la prima volta che un gruppo tanto numeroso, rappresentativo delle varie realtà locali, partecipa a un incontro di studio "dedicato a un tema che era sicuramente marginale fino a pochi anni or sono. Sociologi e ricercatori hanno presentato relazioni e discusso i principali problemi di ordine teorico e metodologico che emergono dall'analisi degli aspetti finanziari, organizzativi e politici connessi alla gestione delle politiche culturali locali, nonché alle dinamiche dell'offerta e della domanda di cultura. La base per la discussione era offerta da un repertorio delle ricerche sociologiche commissionate o promosse dagli enti locali a partire dal 1980. Quasi duecento ricerche sono state censite: esse hanno per oggetto la spesa, l'associazionismo, la realtà giovanile. L'interessante iniziativa è stata promossa congiuntamente dai professori Everardo Minardi e Mauro Wolf, sociologi dell'Università di Bologna, e dall'assessore alla Cultura della Provincia, Learco Andato. La Banca del Monte di Bologna e Ravenna, rappresentata nella discussione dal suo vicedirettore generale Aldo Laguna, ha contribuito finanziariamente alla riuscita del seminario. Dopo le feroci polemiche sull'effimero c'era bisogno di iniziare-uria riflessiorié"pl(i' attenta sulle dinamiche di intervento nel campo culturale attivate a partire dai primi Anni 70. E' infatti a partire dal quadro di riferimento istituzionale costituito dall'Ente Regione che si è aperto anche in Italia, con qualche decennio di ritardo rispetto ad altri Paesi europei e americani, quell'ampio e complesso settore di attività culturali che va sotto il nome di politica culturale (per un puntuale e articolato riferimento alla ì politica culturale negli Stati Uniti si può leggere adesso uno stimolante volume curato da Carla Bodo: Pubblico o pritiato: un falso dilemma. Guida Editori, lire 22.000). La politica dell'effimero, a metà degli Anni 70, ha avuto il grande merito di rendere visibile agli occhi di tutti 11 problema dell'intervento culturale coinvolgendo nelle iniziative e nelle polemiche intellettuali e giovani, politici e opinione pubblica. B più recente ingresso delle aziende e delle banche, attraverso l'istituto della sponsorizzazione, ha innescato l'attenzione del mondo produttivo. La cultura e i beni culturali sono cosi entrati nel grande circuito della politica e dell'economia. n settore delle politiche culturali degli enti locali è cresciuto fino ad occupare, sia in termini di risorse professionali e finanziarie, sia in termini di capacità di orientamento dell'offerta culturale, un posto di tutto rilievo accanto alle altre tre grandi agenzie di produzione e diffusione culturale: la scuola e l'università, i mass media, i grandi complessi museali e bibliotecari dello Stato. Si apre adesso una nuova stagione che potrebbe essere caratterizzata da un più esplicito orientamento a collegare l'intervento culturale alle più generali dinamiche della trasformazione della società da un parte e del campo culturale dall'altra. Sta nascendo un nuovo campo del sapere — la sociologia delle politiche culturali — che, attraverso l'elaborazione di strumenti teorici e metodologici capaci di orientare la ricerca verso direzioni più feconde, potrà contribuire in modo determinante a sottrarre le scelte di politica culturale degli enti locali alle tentazioni di basso profilo dettate dalle spinte economiche e politiche, corporative e Il padre della rag localistlche che la scoperta di un nuovo settore di intervento ha necessariamente attivato. il seminario di Bologna ha consentito di capire che ci si trova adesso in una fase quanto mai delicata e per molti aspetti cruciale dal punto di vista del futuro sviluppo del settore delle politiche culturali degli enti locali. In questi anni si è attivata una politica che ha fatto alcune scelte giuste nella direzione di promuovere l'associazionismo culturale diffuso e la realizzazióne di importanti iniziative culturali in località minori e marginali. Attraverso lo strumento della politica culturale gli enti locali hanno contribuito a rivitalizzare un localismo che lo stesso decentramento produttivo aveva irrobustito. La fase nuova che si apre ha bisogno adesso di stru¬ agazza morta 4 anni menti più sofisticati per consentire agli eriti locali di poter agire creativamente. C'è bisogno, per esempio, di arricchire la professionalità specifica di alcune migliaia di quadri che lavorano a tempo pieno nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni nel campo delle politiche culturali. C'è bisogno, soprattutto, di costituire una rete di osservatori culturali capaci di ascoltare e di osservare i processi culturali in atto, le dinamiche trasformative della società, in modo che gli interventi siano calibrati, continuamente aggiustati, per rispettare un equilibrio necessario tra le esigenze di tutela e di conservazione del patrimonio e delle tradizioni culturali e le esigenze di sviluppo della creazione culturale verso nuove frontiere. Giovanni Bechelloni fa in Sardegna

Persone citate: Aldo Laguna, Carla Bodo, Everardo Minardi, Giovanni Bechelloni, Mauro Wolf

Luoghi citati: Bologna, Italia, Ravenna, Sardegna, Stati Uniti