I bis di «Va pensiero»

Molto bravi Dimitrova e Bruson, eccellente Muti Molto bravi Dimitrova e Bruson, eccellente Muti I bis di «Va pensiero» Di ardimenti teatrali in questo Nabucco inaugurale manco per sogno; l'opera oggi ha da essere seria e conformista. Può capitare però che gli elmi, le spade, le tuniche, abbiano perso poco alla volta le apparenze di una volta per acquistarne di nuove. Quei Bruson con un elmo grifagno e due .ali metalliche sulla schiena pare uno di quei guerrieri antichi che vanno a passeggio tra le galassie sparando raggi distruttori. Il trovarobato non è dunque inerte, specialmente quando ci viene presentato attraverso il filtro della televisione. Ad onta delle apparenze uh po' equivoche Renato Bruson è però musicalmente un Nabucco formidabile: di solito si vedono ih questa parte dei baritoni brutali e vocianti, lui invece viene in scena per esibire un personaggio tormentato, quasi machiavellico, e ci riesce stupendamente grazie alla sua arte vocale rotta a tutte le sottigliezze psicologiche. Nabucco però non è Màcbcth e soprattutto Temistocle Solerà non e Shakespeare sicché c'è il rischio che la bravura e la sottigliezza psicologica di Bruson risultino esorbitanti rispetto alle dimensioni del personaggio ed una analoga forma di esorbitanza la si può riconoscere nell'orchestra e nells. direzione di Muti. Nulla da dire, per carità, anzitutto bene, be- di Ismaele esibisce nel primo atto un'aggressività canora di tipo quasi verista della quale pensavamo che francamente gli ultimi anni avessero fatto giustizia. D maceratissimo Nabucco di Bruson e la Abigaille della Dimitrova con la sua voce tonante ed aggressiva costituiscono una coppia che incarna magnificamente il fondamentale contrasto drammatico dell'opera ed anche il basso Paate Burchuladze, pur senza possedere l'imponenza vocale che la parte richiederebbe, canta con molta nobiltà. Sulla bella prestazione dei singoli sopraggiunge nel terzo atto l'onda maestosa del coro. E' scontato che si tratti del momento più sublime di. tutta l'opera ma quell'immensa massa corale avvolta tra l'azzurro delle nubi vibra con un'imponenza travolgente. Gli stacchi dei tempi sono perfetti, calibratissimi i crescendo e cosi repentine le esplosioni che gli applausi irriducibili rendono inevitabile la ripetizione dell'intero brano. Una traccia sottile ma penetrante di classe teatrale la si è avvertita nell'accurato lavoro di regia condotto da De Simone sui singoli interpreti e sulle masse disposte e fatte fluttuare sulla scena secondo simmetrie e ritmi autenticamente musicali. • ' Renato Bruson nissimo addirittura e questo e troppo. La partitura del Nabucco è 'di grana grossa, ha una ruvidezza contadina che affidata alle cure di una superba orchestra e ad un direttore in cerca di raffinatezze rischia di appassire. L'obiezione non e dettata da una sorta di estetismo alla rovescia ma intende sottolineare una fondamentale incongruenza: troppo lusso di timbri ben pettinati, dinamiche insinuanti e voli lirici finiscono paradossalmente col nuocere a questa storia popolare narrata con mezzi quasi sempre ingenui e frugali. Il gusto per una sorta di ritrovato realismo può anche giocare qualche brutto tiro ai cantanti, per esempio al tenore Bruno Beccaria che nella parte Enzo Restagno