«Una congerie di cronici mali»

Il parere del giudice Caselli Il parere del giudice Caselli «Una congerie di cronici mali» E' possibile uscirne? - Gran polverone di sfoghi, senza individuare le priorità Ministro Guardasigilli in testa, un piccolo esercito di magistrati, avvocati, cancellieri, giuristi (un notaio), politici e sindacalisti si sono confrontati a Bologna. Al capezzale di una 'moribonda giustiziasono grandinate diagnosi. Spesso scontate, ravvivate solo dall'impietosa clausola della -igorosa delimitazione degli interventi a 10 minuti, trascorsi i quali si spegnevano i microfoni: con l'insolito e buffo spettacolo di appassionati oratori bloccai! proprio sul più bello, mentre stavan prendendo la rincorsa'per cercare di chiùdere al' meglio, magari con gualche fuoco d'artificio retorico. E tuttavia sconcertanti nel loro incessante susseguirsi: perché deprimente testimonianza di una tal congerie di cronici mali da far persino dubitare che sia possibile uscirne. Tanto più che nota dominante dei vari interventi è stata, più che la proposta meditata, l'esasperata lamentazione di tuta contro tutti (avvocati contro magistrati; magistrati contro politici; politici tra di loro). Col risultato che si è sostanzialmente perso in un gran polverone di sfoghi adirati l'unico obiettivo che valeva la pena perseguire: l'individuaztone — contento e non rituale — della priorità, come concreto dovere di serietà e di concludenza politica. E' sotto gli occhi di tutti, ad esempio, un problema la cui soluzione si pone come preliminare. E sarebbe stata assai utile e produttiva la concentrazione dell'impegno di tutti in questa direzione: per liberarsi da una palla di piombo che soffoca la giustizia e ne impedisce un reale rinnovamento. Mi riferisco al problema della c. d. -geografia giudiziaria-, vale a dire al modo i cui sono distribuiti sul territorio dello Stato i vari uffici giudiziari. I magistrati in organico (31 dicembre 85) sono 7352. Quelli in servizio 6735: un numero di per sé rilevante, anche a prescindere dalle 617 vacanze. Ciò che non va è l'incredibile polverizzazione di queste risorse in mille rivoli: moltissimi del tutto inutili ed improduttivi. pbuoni solo a togliere acqua dove ve ne è più bisogno. Il perché di questo spreco è presto detto: sostanzialmente (a parte alcuni ritocchi nel 1941) la geografia del servizio giudiziario italiano è ancora disegnata da una legge del 1865. Allora aveva un senso disseminare preture e tribunali. Significava avvicinare la giustizia al cittadini in un'epoca in cui spostarsi da un Comune all'altro era per lo più disagevole, adeguandola alla struttura socio-economica del Paese di quegli anni. Ma era più di un secolo fa: oggi, viaggiare non è più un'avventura, e la distribuzione della popolazione sul territorio è profondamente cambiata in conseguenza della trasformazione dell'economia, e della società Sarebbe tempo-di rivedere radicalmente le circoscrizioni giudiziarie, in modo da ridisegnare II reticolo territoriale del servizio giustizia tenendo conto della realtà Se non si parte di qui, quando si predica la necessità di voltar li pagina nell'amministrazione della giustizia si rischia di vender fumo: senza un razionale impiego delle risorse disponibili tutto diventa evanescente o velleitario. Oli impegni più solenni ed i programmi più ambiziosi perdono credibilità. E la crisi della giustizia è condannata ad aggravarsi, irrimediabilmente. Certo, resistenze settoriali, proteste campanilistiche, spinte clientelali, miopi quanto interessate prospettazioni di pretese specificità locali hanno ostacolato e tuttora ostacolano i progetti di riforma. Tocca.al governo'* al Parlamento volare alto, in modo da far prevalere gli interessi generali rispetto alle controspinte che si sforzano di trasformare in crocevia della giustizia centri come Castrovillari o Acqui Terme Cassino o Patti, i quali — per loro fortuna — vivono invece realtà assai diverse. Purtroppo, ancora una volta, segnali sono tutt'altro che buoni: nella sua relazione Bologna il ministro Rognoni ha sì affermato la necessità di rivedere le circoscrizioni giudiziarie; ma subito dopo ha aggiunto di avere allo studio un disegno di legge volto a trasferire «dagli organi istituzionali centrali ad organi situati in ogni Corte d'Appello almeno una parte delle delicate responsabilità delle scelte da farsi in proposito*. Cernie dire che il governo, invece di presentare un proprio disegno organico di rinnovamento della geografia' giudiziaria e di realizzarlo al più presto, senza tener conto delle scontate pressioni legate ad interessi periferici, preferisce esporsi proprio a questo rischio. Quasi avesse paura di governare. Ma così si finisce per fare soprattutto dell'accademia. E cose continuano a rotolare rovinosamente, come sempre: sia sul versante della giustizia civile (che è ormai una specie in via di estinzione, e neppur protetta...), sia sul versante ella giustizia penale, che perde colpi ogni giorno di più. Con sicuro giubilo dei cittadini onesti. Gian Carlo Caselli del Consiglio Superiore della Magistratura

Persone citate: Caselli, Gian Carlo Caselli, Rognoni

Luoghi citati: Acqui Terme, Bologna, Castrovillari