Chirac in un vicolo cieco di Enrico Singer

Chirac in un vicolo cieco Le parziali aperture non convincono i ferrovieri in sciopero Chirac in un vicolo cieco Traffico sconvolto, acciaierìe senza carbone - Borsa e franco sotto pressione - La protesta rischia di estendersi anche ai lavoratori del gas e dell'energia elettrica PARIGI — La pi Una, parziale, marcia indietro di Chirac di fronte allo sciopero dei ferrovieri che da due settimane paralizza la Francia non ha placato la vertenza. La sospensione» della riforma delle carriere — che dovrebbe svincolare avanzamenti e stipendi dall'anzianità per collegarU a valutazioni di merito — è considerata insufficiente dai sindacati e dal coordinamenti spontanei. Peggio: sarebbe soltanto una mossa per prendere tempo, un tranello. La richiesta delle assemblee che si accavallano nei depositi trasformati in comitati di lotta, e che rimbalza negli incontri ufficiali, è il ritiro totale del progetto. Si rinnova cosi lo scenario della protesta degli studenti: al piccoli passi del governo si oppone un inasprimento della crisi. E questa volta la crisi è ancora piti grave. Per i suoi riflessi economici, prima di tutto. Le acciaierie del Nord sono rimaste senza carbone, il traffico del treni nel quadrilatero Francia, Italia, Belgio, Germania è sconvolto, la Borsa di Parigi ha già pagato 1 contraccolpi (ieri l'Indice ha perso l'l,9 per cento) e il franco è sotto la pressione dei •capitali di manovra» che cercano rifugio nel sempre più forte marco tedesca Ed è grave per i riflessi politici: a nove mesi dalla sua formazione, il governo di Jacques Chirac è immerso nelle sabbie mobili della contestazione. Incapace di tenere le posizioni se non al prezzo di continui cedimenti che rischiano di innescare una reazione a catena di rivendicazioni. Anche la mediazione affl- data al «saggio» Francois Lavondès, già consigliere economico dell'ex presidente Pompldou. si annuncia difficile. E' per consentire a questa •personalità indipendente» di trattare con i sindacati, e con la stessa azienda ferroviaria di Stato, che il governo ha deciso la notte scorsa di congelare la riforma delle carriere e dei salari che doveva scattare dal primo gennaio dell'88. Ma quella che secondo il ministro del Trasporti, Douffiagues, doveva essere una «rivoluzione culturale* capace di modernizzare una struttura vecchia e pesante, per 1 ferrovieri è uno strumento che vuole contrabbandare l'arbitrio sotto l'etichetta della meritocrazia. Lavondès, ieri, ha annun¬ ciato che awiera i suoi contatti a partire da oggi: .Si discuterà anche a Capodanno, non c'è tempo da perdere: Ma la risposta dei sindacati è già nota: la riforma deve essere cancellata perché il lavoro possa riprendere. Poi si potrà discutere ripartendo da zero. E non è soltanto la posizione dei «duri», come la centrale comunista Cgt (che è maggioritaria tra i ferrovieri), ma anche di una confederazione moderata come Force Ouvrière e delle altre. Ma, nelle speranze del governo, il solo gesto di apertura compiuto lunedi sera avrebbe dovuto riportare i ferrovieri sui treni. E' la stessa logica che aveva spinto Chirac, appena un mese fa, a offrire agli studenti un ritiro parziale della riforma dell'università. «Con t risultati cìie tutti ricordano — ha scritto Liberation —: il cedimento completo qualche giorno più tardi, le dimissioni del ministro dell'Educazione superiore, Devaquet, un'umiliazione politica maggiore». E ieri, nel loro primo corteo di strada a Parigi, circa cinquemila ferrovieri hanno gridato: •Douffiagues, Devaquet ti aspetta». La vertenza, insomma, si radlcallzza. Un segnale negativo è venuto anche dalla trattativa parallela avviata ieri pomerìggio nella sede dell'azienda ferroviaria sul problema delle condizioni di lavoro: un aspetto a questo punto marginale, ma comunque un appuntamento utile per verlfi- care almeno gli umori delle parti. La riunione è durata quattro ore, poi i dirigenti sindacali l'hanno abbandonata accusando governo e dirigenti della Sncf di non voler affrontare il vero problema: gli aumenti salariali per l'87 e il ritiro della riforma delle carriere. Allo stallo del negoziato corrisponde 11 blocco quasi totale del servizio: ieri, secondo i dati ufficiali, ha viaggiato 11 30 per cento dei treni a lunga distanza mentre 1 collegamenti locali sono ormai Inesistenti. C'è poi l'effetto del «contagio*. Ih questi giorni tutta l'attenzione si è rivolta alle ferrovie, ma sono in sciopero anche i marittimi che bloccano la maggior parte dei porti francesi. Una protesta, anche questa, che nasce da una riforma recente del governo Chirac: la concessione alle compagnie di navigazione di impiegare, sia pure con del limiti, marinai stranieri (in particolare coreani) a stipendi ridotti. Per 11 ministro dei Trasporti (sempre lo stesso Douffiagues) è un mezzo per far uscire dalla crisi la marina mercantile francese. E c'è, da ieri sera, la minaccia di uno sciopero nazionale di 24 ore del dipendenti delle società distributrici del gas e dell'energia elettrica che.jiin Francia, dipendono •d(K«'Unica amministrazione di.Stato lEdf-Gdf). Lo sciopero è stato indetto per martedì 6; gennaio dalla Cgt e potrebbe lasciare al buio e al freddo ;$utto il Paese, se gli altri sindacati vi si uniranno. Anche la metropolitana di Parigi marcia a singhiozzo. Enrico Singer Belfort (Francia). I ferrovieri hanno iniziato lo sciopero: ai passeggeri del treno Parigi-Basilea non rimane che camminare nella neve sino alla stazione più vicina (Tclcfoto Afp-Ansa)

Persone citate: Belfort, Chirac, Francois Lavondès, Jacques Chirac