Il nuovo processo di Verona di Gian Paolo Ormezzano
Il nuovo processo di Verona Così per sport di Gian Paolo Ormezzano Il nuovo processo di Verona La Verona del calcio è dunque diversa in modo proprio terribile, lancinante dalla Verona dell'oleografia ufficiale, quella di Romeo e Giulietta, dell'Arena che palpita di lucine, dell'Adige pigro, della parlata dolce, e più terrenamente del pandoro, della Gigliola Cinquetti che ha aspettato di avere l'età, dei Gatti di Vicolo Miracoli che facevano ridere senza dire parolacce, di Sara Simeoni grande e gentile. Dopo la Verona della droga galoppante fra i giovani, ecco questa Verona del calcio con i teppisti sparatutto, delle brutte brigate gialloblù, delle scritte guerriere e anche naziste. E qualcuno allora ricorda che in fondo la prima e grazie a Dio l'ultima bomba in uno stadio è stata trovata a Verona, e sepolta li, ai bordi del campo, da materassoni, mentre si giocava la partita con la Juventus. E andando indietro ecco le spedizioni dei veronesi a Vicenza per tifare contro la squadra locale, quale che fosse l'avversario, e menare un po' anzi molto le mani. E' la terza Verona pubblicizzata, dopo quella appunto classica e quella della droga, o è una frangia, un'escrescenza, una pustola, un tumore della seconda, insieme con l'affare Ludwig? Sindaco e presidente del club gialloblù hanno coraggiosamente accettato e denunciato la realtà, per combatterla con mezzi straordinari. Shakespeare fece dire ai suoi due innamorati che «non c'è mondo fuor dalle mura di Verona», ma dentro Verona che mondo c'è, che mondo è? Quei tifosi gialloblù che la domenica, allo stadio, gridano ancora pateticamente, simpaticamente «Hellasl », nome classico del club, e che poi diventano guerrieri moderni del più orrido Bronx calcistico, sono degli alieni, dei mutanti, del mutati? Il 2 gennaio, con l'incontro fra società e tifoserie, la prima udienza del nuovo processo di Verona: dove c'è gente accusata di squadrismo, di fa¬ scismo calcistico. Intorno la città sempre più cantilenante, più dolce, più stupita. L'oro in bocca Quelli di «Uno mattina» scendono dal letto indubbiamente assai presto, anche per essere belli Inceronati dalle 720, e cercano di fare sapere che questo lavoro non è un sacrificio, ci mancherebbe altro, con la tanta Italia che si leva all'alba. Però, proprio per dire che non si deve dire che è gran fatica l'alzarsi presto, finiscono per avere l'aria di quelli che hanno appena finito una gara podistica enalistica, e dicono che non si deve parlare di cosa straordinaria, lo dicono con straordinaria compiaciuta insistenza. Ha anche telefonato, la bella Gardini, ad Alboreto, a Tacconi, evitando con cura di dire «voi sportivi siete abituati ad alzarvi presto», però era come se avesse avuto il fumetto con la frase scritta. E set due, Badaloni e lei, che sono fra l'altro assai bravi, riescono a non compiangere se stessi, sono però prodighi di comprenstone e anzi ammirazione per quelli delle troupes che realizzano l'exploit del collegamenti all'alba: citazioni su citazioni, ringraziamenti su ringraziamenti, ogni mattina un nuovo record, evviva! e forza!, t due sembrano presidenti di un club sportivo nelle cui file si Indovinano sindacalisti da soddisfare, captscarico da blandire, medaglie da assegnare nel mattino che ha proprio l'oro in bocca. Piero Badaloni, conduttore con la Cardini di «Uno mattina» (visto da Franco Bruna)
Persone citate: Alboreto, Badaloni, Franco Bruna, Gardini, Gigliola Cinquetti, Piero Badaloni, Sara Simeoni, Shakespeare
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