Ora il rock aspetta l'Africa

Ora il rack aspetta l'Africa — Bilancio d'un anno di spettacolo: la musica giovane si ripete Ora il rack aspetta l'Africa — La genuinità delle radici tribali ha sedotto grandi artisti, potrebbe essere la nuova ondata - Sprìngsteen, rivincita del «classico» L'anno musicale che si chiude sotto le ali reaganlane del successo di «Top Oun» e nella confortante compagnia di Baglloni uno e triplo, si era aperto sfrontatamente con la voce trasgressiva di Joe Cocker. Ma dietro l'erotismo levigato di .9 settimane e 1/2* Cocker anticipava uno dei caratteri che avrebbero segnato il 1986 della musica: il ritorno dei veterani degli Anni Sessanta. Se ne sono rivisti moltissimi in giro, tra dischi nuovi, spesso male accolti, e tournées di recupero: Rod Stewart, Neil Young, Lou Reed, Paul McCartney, Graham Nash, Nico, Eric Clapton, Steve Wlnwood, un Dylan abbracciato a Shepard e poco piaciuto, 11 fantasma di John Lennon rimesso in circolazione a 33 giri dalla vedova Joko, Rollini; Stones. Il rock ha l'età difficile del quarant'anni, e ora che 11 pop è diventato un miscuglio di stili e sonorità senza troppa anima, il ritorno dei vecchi patriarchi spesso stanchi o perduti nelle spire di qualche corroborante, copre con l'indulgenza dei sentimenti 1 rischi d'un recupero che al più giovani pare soltanto patetico. Anniversario punk — L'anno che si sta chiudendo celebrava il decennale della rivolta punk. E metteva a confronto, forse anche senza volerlo, la seccheza ruvida, scarna, tutta nervi e muscoli della musica del '76 con l'eleganza un po' inutile e quasi sempre dandysta della musica dell'86. E' difficile dire se questa differenza stilistica segni un'evoluzione d'eleganza o, invece, una perdita di contenuti potenziali; è un problema di gusto, e anche di prospettiva, ma certo lo showbusiness si porta addosso oggi ben più di dieci'anni fa un affanno che rivela una qualche traccia della crisi di fondo. E se i ragazzi con la cresta gialla e blu sono ormai soltanto l'addobbo pittoresco dei dancing di pro- vlncia (e Billy Idol passa all'archivio le memorie della Generation X), è comunque diffusa la voglia di veder arrivare da qualsiasi parte una nuova ondata di gente che porti confusione, forse, ma anche sbalestramento nello scontato pop di consumo. Arriva l'Africa — Un segno positivo arriva dal volgere sempre più le orecchie verso l'Africa. I cui ritmi, l'ipnosi iterativa, il fascino della semplicità armonica, ma anche la genuinità etnica delle radici tribali, sembrano tentare irresistibilmente le contaminazioni del musicisti americani. In un'avventura che passa oltre il rhythm and blues per muovere verso forme espressive ancora poco elaborate ma già interessanti. Graceland, di Paul Simon, composta ed eseguita con l'apporto fondamentale di musicisti sudafricani, è l'esemplo più vitale di questa nuova corrente, ma - va prestata buòna attenzione anche al contributo di Youssou N'Dour nell'ultimo So di Peter Gabriel. E poi ci sono il reggae, l'hip-hop, il calypso di Trinidad, il soca, il salsa di Bladés, e tutte le altre forme che soffiano aria nuova nel polmoni sfiatati della musica industriale. Sprìngsteen — Il vecchio rock solido e vigoroso ha avuto in questo '86 la sua plSdfsznl più alta celebrazione con l'album quintuplo di Bruce Springsteen: una valanga di musica dal vivo che nella forza tremenda della sua struttura senza tanti fronzoli esalta il mito di una generazione a suo modo ribelle e sentimentale, ingenua e rabbiosa, malata d'utopia e vestita di jeans. Una gene- razione legata alla storia breve di questa musica con la naturalezza del vissuto quotidiano ma anche con l'abbandono fideistico dell'epopea collettiva al di là viJlle frontiere del tempo. Certo, Sting s'è tirato fuori dicendo a tutti che per lui il rock è morto e che la sola musica è quella classica: ma il valore della provocazione ha forse finito per coprire la poca generosità del giudizio e anche, perché no, la sua paradossale inattendibilità. All'estero — In tempi di musica di plastica, arricciare 11 naso è facile; più difficile è cogliere i segni sotterranei di vitalità, le anticipazioni del gusto, l'adeguamento non conformista alle nuove tecnologie, l'elaborazione dei linguaggi ibridati. E se l'operazione dei Sigue Sigue Sputnik, con il disco trasformato in contenitore multiuso, era solo 11 livello più basso delle tendenze innovative, i lavori di Brian Eno, il ritorno alle fonti acustiche dei Talklng Heads, la fusione di Carmel, dei Working Week e degli Animai Nightlife, le sonorità elèttriche degli Art of Noise, qualche indicazione di qualità la danno di sicuro. In Italia — Dallaméricaruso è un'intuizione geniale che può fissare i cannoni d'una metodologia; e l'intrusione concertistica di Arbore mostra un percorso dove l'idea della musica-spettacolo apre un filone capace di sorprese infinite, ben al di là dell'elettronica piattamente usata e dei videoclips tirati allo stampo. Questo '86 ha confermato comunque che Paolo Conte è il nostro indiscusso Numero Uno, per ricchezza di citazioni compositive e poetiche, brillantezza di fantasia creativa, cultura musicale e senso dello spettacolo. Ma il Pr.-.hlo Tenco (nella sua più bella edizione, da Sanremo) è andato giustamente a un autore di grande raffinatezza e sensibilità come Ivano Fossati, che pare essere il migliore continuatore, nella modernità del suo stile, della tradizione innovativa dei cantautori d'antan. Tra i quali Gino Paoli è il solo a mostrare oggi una freschezza che ricorda senza rimpianti gli anni lontani della sua prima timida giovinezza. I concerti — Come re Baglloni, Cocciante ha fatto dovunque il tuttoesaurito all'insegna di un album e di uno spettacolo. Quando si vuol bene, che sono apparsi come la migliore dimostrazione di una professionalità irreprensibile. Gli Spandau Ballet e i Duran Duran sono tornati a trovare in Italia la loro più ricca America, Frank Sinatra ha fatto uno show dove l'esibizione del nuovo potere politico-mondano ha vinto a man bassa sull'esibizione del cantante, e il tentativo di metter su un Live-Aid per raccogliere soldi e aiutare le ricerche sull'Aids è fallito tristemente a Torino per impreparazione, ingenuità e sfortuna nera. / Wham! infine hanno detto addio a se stessi con un concerto londinese che ha fatto quattrini e musica da calendario storico. Da ricordare — Whitney Houston ha vinto 11 Grammy e succede a Diana Ross; Sting e Madonna competono per il disco più venduto; Bob Geldof ha scritto l'autobiografia ed è tornato a far musica; la Valloni è andata in America ad insegnare l'italiano al grandi del jazz; i Pooh hanno fatto vent'anni, i metallari trovano nuova attenzione e dignità d'ascolto; e Miles Davis ha trovato nella sua tromba elettrica (e In Marcus Miller) vibrazioni che scuotono l'anima. Ma il ricordo più bello è comunque Tom Waits nel piccolo cameratesco cenacolo del Tenco: suoni, ricordi, emozioni, parole.rehe valgono bene la memoria di un anno. Marinella Venegoni Bruce Sprìngsteen e Claudio Bagliorù, all'estero e in Italia due delle star più seguite nel 1986

Luoghi citati: Africa, America, Italia, Sanremo, Torino