Record della sfortuna a Ciriè

Record della sfortuna a CIHè Il caso di un operaio vittima di incidente nel lontano '76 Record della sfortuna a CIHè Dipendente Pirelli, ora in pensione, riportò gravi lesioni sull'auto di un amico: rimase bloccai to in casa-per-2-anni; - Infine ha vinto la causa, ma l'assicurazione è fallita - Nessuno paga il CIRIE' — Antonio Granello. 55 anni, operaio alla Pirelli di Settimo, da poco in pensione, non si può certo definire un uomo fortunato. «Altro che fortuna! Peggio di così non mi poteva andare», commenta lui con amarezza. I suoi guai sono incominciati un pomeriggio di oltre 10 anni fa. Per la precisione, il 13 gennaio '76, un maledetto giorno che Antonio Granello di Ciriè, via San Maurizio 5, sposato, con due figli, non dimenticherà mai. L'operaio è sulla Giulia di un compagno di lavoro, Flavio Gioacchino. Stanno viaggiando verso Caselle quando all'incrocio con la strada per Ciriè si scontrano con l'Alfetta guidata da Dario Poto. Un incidente come tanti, complice in questo caso anche una fitta nebbia. Oltre ai danni alle auto, chi ci rimette è Antonio Granello che riporta la frattura del femore. L'operaio viene ricoverato varie volte al Cto. gli accorciano la gamba sinistra e gli mettono le placche di ferro. Per due anni resta bloccato in casa: il perito gli riconosce un'invalidità tempora.ea totale di 653 giorni. Gra¬ nello riprende il lavoro e Intanto chiede il risarcimento dei danni. Era, o almeno cosi credeva, in una botte di ferro. Il suo amico Gioacchino infatti, molto previdente, era assicurato anche per i. terzi trasportati (una polizza non obbligatoria allora). -In ogni modo — diceva a se stesso Granello — qualcuno mi risarcirà. Ho varie possibilità: c'è l'assicurazione di Gioacchino e quella dell'altro automobilista. Nella peggiore delle ipotesi potrò rivalermi su Gioacchino stasso o chiedere aiuto al Fondo nazionale per le vittime della strada». Ma aveva fatto male t suoi calcoli. La quarta sezione del tribunale civile, nell'83, scagiona l'altro automobilista, il Poto, addossando tutta la colpa al Gioacchino (non avrebbe dato la precedenza all'incrocio) che viene condannato a pagare un risarcimento di 28 milioni 700 mila lire. Ma chi tira fuori i soldi? Granello è proprio sfortunato. L'assicurazione del Gioacchino, la Compagnia Italiana di Sicurtà, fallisce. C'è ancora qualche speranza: può rivalersi con l'amico. Macché! Questi ha pensato bene di licenziarsi dalla Pirelli. Con la liquidazione ac- quista un bar che intesta al figlio. Alla fine risulta nullatenente. Per scoprire <ìa verità. Granello gli mette alle costole un investigatore privato, ma è proprio cosi: l'ex amico non ha soldi. Granello non sa cosa fare. Si rivolge anche al Fondo per le vittime della strada (che dovrebbe risarcire i danneggiati quando l'assicurazione fallisce), ma invano. Il Fondo è stato istituito nel dicembre '76 e non può soccorrere chi ha avuto incidenti prima di quella data. Ancora una delusione. Alla fine l'operaio, difeso dall'avv. Amino, ricorre contro la sentenza del tribunale dell'83. Altra cocente delusione: la Corte d'appello conferma la decisione dei giudici di primo grado: la colpa dell'incidente è tutta del Gioacchino. Il Granello,; che ha presentato ricorso, viene condannato a pagare j le spese di giudizio: in prati- J ca deve dare circa 2 milioni e 1 mezzo agli avvocati della parte avversa. Ma non ha soldi: Granello è in pensione da 4 mesi ma dall'Inps non ha ancora avuto una lira. Dice: -No, proprio non sono fortunato». n. p.

Persone citate: Antonio Granello, Dario Poto, Flavio Gioacchino

Luoghi citati: Ciriè