«Sfrattato» da Venezia VenetoTeatro va a Padova

«Sfrattato» da Venezia VenetoTeatro va a Padova Giunta e assessore si contendono il Goldoni «Sfrattato» da Venezia VenetoTeatro va a Padova Il caso nel momento in cui il ministero verìfica l'attività degli Stabili ROMA — Venezia perde, a favore di Padova, il «suo teatro pubblico per via delle rivalità politiche che dividono, all'interno dell'area socialista, la giunta comunale veneziana. Al centro del •caso» è VenetoTeatro, un'istituzione che in sei anni di vita ha proposto tredici allestimenti legati soprattutto alla drammaturgia e alla storia veneta: alla vigilia di Natale si è esaurita, a Treviso, la prima stagione di rappresentazioni della Famegia del Santolo di Gallina, attualmente sono in tournée Le donne gelose di Goldoni e alla fine di gennaio Giancarlo Cobelli comincerà le prove di L'oiwenturiero e Io cantante di Hugo von Hofmannsthal, con Corrado Pani e Ottavia Piccolo, che dovrebbe debuttare in marzo al Carnevale di Venezia. Il «caso- VenetoTeatro sarà discusso nel vertice in programma tra una quindicina di giorni al ministero dello Spettacolo. Per la gente di teatro, quella che opera dietro le quinte dei palcoscenici, il nuovo anno comincia ni gennaio, giorno in cui il ministro Capria presiede un ■vertice» che dovrà esaminare la posizione delle singole istituzioni teatrali (pubbliche e private), verificare l'attività svolta con i soldi dello Stato e fissare l'entità delle sovvenzioni che verranno distribuite per la stagione 1986-87. Una verifica inconsueta e temuta perché potrebbe dare una svolta alla politica teatrale dal momento che il ministro sembra intenzionato a rivedere certe posizioni: egli ritiene infatti che si sia speso troppo denaro pubblico rispetto a quello che in realtà si è offerto alla comunità in nome della cultura. Negli ultimi tempi si sarebbe disatteso, tra l'altro, lo spirito della legge finanziaria (fondo unico per. lo spettacolo) varata dal governo Craxi a cui avrebbero-dovuto far seguito le leggi di settore (cinema, musica, danza e teatro) che invece sono rimaste in alto mare. Nei primi sei mesi dell'86 c'è stato un aumento del numero di spettacoli valutato attorno al venti per cento che non ha però contribuito ad incrementare il numero degli spettatori. In compenso sono aumentati i contributi dello Stato (37 per cento) e i prezzi del biglietti (15 per cento). «/n questa situazione — sostiene il ministro Capria — il fondo unico per lo spettacolo rischia di trasformarsi da fondo di investimento in fondo di traferimento, così da ripristinare forme di assistenzialismo che la riforma per le attività dello spettacolo intendeva abbattere*. Oltre all'esame delle numerose richieste di sovvenzioni avanzate per nuove iniziative teatrali, in occasione del vertice si analizzeranno anche le posizioni degli attuali teatri stabili, pubblici e privati. Tra l'altro fino a pochi giorni fa non risultavano in regola il Teatro Regionale Toscano, l'Associazione Teatri Emilia Romagna e VenetoTeatro: l primi due erano privi di un direttore artistico mentre l'ente veneziano non dispone di una sede stabile. Lacune che potrebbero compromettere la loro permanenza nella rosa dei teatri a gestione pubblica. L'Ater, che per la corrente stagione dispone, come sede stabile, dello «Storchi» di Modena ha regolarizzato alla vigilia di Natale la sua posizione nominando Giuseppe Di Leva direttore artistico. Il caso più clamoroso rimane invece quello di VenetoTeatro che. per mettersi in regola, dovrà traferirsi a Padova dove assumerebbe la gestione del riammodernato Teatro Verdi. •L'assurdo di tutta questa vicenda — spiega il riconfer¬ mato direttore di VenetoTeatro, Nuccio Messina — è che noi rischiamo di decadere semplicemente per il fatto che non disponiamo di quattro mura, sebbene si sia scrupolosamente operato nell'area veneta come prevede il nostro ruolo di teatro regionale. Con La famegia del Santolo non siamo finora andati né a Roma, né a Torino, né a Milano, ma a Legnago, Belluno, Badia, Arzignano ecc.: A Venezia, nonostante le promesse, VenetoTeatro non è riuscito a conquistarsi una sede nonostante la disponibilità del Teatro Goldoni. Perché? L'assessore alla cultura Rigo vuole per Venezia un «suo» teatro pubblico, ignorando che per concretizzare questo progetto la nuova istituzione deve sotto porsi a «due anni di prova» e poi non potrà disporre delia sovvenzione regionale dal momento che la Regione Veneta ha riconosciuto per legge, come ente di interesse regionale, VenetoTeatro alla pari della «Fenice» di Venezia, dell'«Arena» di Verona e dei «Solisti veneti». L'aspetto curioso di questa diatriba è che la giunta comunale di Venezia, nella recente verifica, ha sottolineato i meriti di VenetoTeatro ed auspicato che venisse •accasato» al Teatro Goldoni. Ma l'assessore alla cultura Rigo non è di questo parere. Ernesto Baldo