Cervinia guarda all'antico di Giorgio Martinat

Cervinia guarda all'antico Dopo gli anni della speculazione la città ricostruisce l'immagine Cervinia guarda all'antico L'assessore regionale Fosson assicura: «Basta con le seconde case» - La vecchia funivia è andata in pensione, ora c'è una cabinovia costruita con tecniche d'avanguardia DAL NOSTRO INVIATO CERVINIA — Le due funi d'acciaio, del diametro di 52 millimetri, uscite dalle officine di Oardone Val Trompla, lunghe due chilometri, pesavano 240 quintali ciascuna. Erano arrivate con il treno alla stazione di ChambaVe: qui, avvolte in tre bobine di ottanta quintali, furono caricate su tre camion: tra ogni camion, dodici metri di fune libera, sorretta a spalla da otto uomini. il convoglio si mise in cammino verso Breuil alle otto di sera. Trenta chilometri, quindici ore di marcia, l'ultimo tratto dopo Valtournenche conquistato a passo a passo tra due muraglie di neve alte cinque metri. Nasceva cosi, In quel mese di marzo del 1936, la funivia attraverso la grande conca al piedi del Cervino, fino a Plain Maison: non la prima (tra l'altro era stata preceduta, sia pure di poco, da quella del Sestriere), ma certamente la più ardita d'Europa. Cinquantanni dopo, nei giorni scorsi, è andata In pensione, sostituita con un'agile cabinovia costruita con tecniche di avanguardia da un'azienda altoatesina, con una portata cinque volte superiore. E Breuil, ribattezzata Cervinia proprio con la nascita della funivia, coglie l'occasione di questo cin¬ quantenario per riflettere sulla sua grande stagione di perla della cerchia alpina, «pendant» di Cortina sulle Dolomiti. Se Cortina aveva l'incomparabile paesaggio dolomitico di guglie e castelli di roccia dal colori svarianti con la luce del giorno, Cervinia vantava la presenza austera e solitaria del «più nobile scoglio d'Europa» e la pagina più bella deUa storia dell'alpinismo: la gara cavalleresca tra gli inglesi e gli umili valligiani per la sua conquista. Vinta per tre giorni dai primi, ma al prezzo di quattro vite umane perdute. Quanto a mondanità, è difficile stabilire a chi spettasse 11 primato. Sulla passerella di Cervinia si sono avvicendati personaggi famosi, quando il conte Teo fiossi di Montelera, che di questi riti mondani fu il gran turiferario, organizzava le corse In sci al traino di una mongolfiera, rischiando di spedire Leo Gasperl tra le nuvole, e Federico Mariani, primo intraprendente «tour operator» della Val d'Aosta, promuoveva una rappresentazione della Wally di Catalani nella conca del Lago Blu, all'aperto con un freddo polare, o riproponeva agli studenti di Oxford e di Cambridge la tradizionale sfida, non sul Tamigi ai remi, ma con gli sci sulle nevi. Per le vie di Cervinia si poteva Incontrare la regina d'Olanda con 11 principe Bernardo, Alessandro di Jugoslavia, Umberto di Savoia e Maria José, Toscanlni e von Karajan, Enrico Fermi, Ettore Majorana e Bruno Pontecorvo. Alida Valli, Fosco Oiachettl e Clara Calamal recitavano tra le rupi drammi montanari, sostituiti nel dopoguerra da Tyrone Power e Linda Christian in viaggio di nozze e, più tardi, da Nino Manfredi, Renato Pozzetto, Walter Chiari o Gina Lollobriglda. Con 1 primi Anni 60 e l'inizio del «miracolo» economico, quel mondo di nobili e miliardari, attori e playbo '. finanzieri e Intellettuali, scienziati, artisti e belle donne cominciò a dissolversi. La speculazione con i condomini e le case a schiera, «gente che a Cervinia guadagnava molto e lasciava poco», dice Mariani, apri la stagione degli errori. I nuovi fabbricati compromettevano il paesaggio, na sceva una città fantasma abitata solo nel «weekend si distruggevano antiche testimonianze. Come la «Mai' son de Saussure», la baita di Jean-Baptiste Herin in cui 11 primo scienziato-alplnista della storia era stato ospitato quando, smarritosi durante i suoi vagabondaggi tra le rocce, aveva «scoperto» l'incantevole conca sotto 11 Cervino. Oggi, per fortuna, 11 mercato delle seconde case è morto da sé: «Non se ne costruiranno piti*, è la promessa dell'assessore al Lavori Pubblici della Regione, Augusto Fosson, «non c'è proprio bisogno di stanze deserte per quasi tutto l'anno. Semmai di alberghi». I letti del condomini e case private sono cinque volte superiori a quelli disponibili nei 41 alberghi e residence: uno squilibrio che indica le proporzioni dell'errore commesso. Specialmente se si pensa che con i nuovi impianti 11 «potenziale sciistico» supera largamente 11 rapporto di uno a uno con il numero dei posti-letto, che è considerato ottimale. E si pensa di utilizzare le seconde case, incoraggiandone l'affitto, come sostegno alla ricettività alberghiera. Per questo, nel momento in cui la vecchia funivia testimone di altri tempi cessa i suoi andirivieni, Cervinia si ripiega nella riflessione. Non solo per evitare altri errori urbanistici, ma soprattutto per ricostruire, almeno in parte, la sua Immagine antica. E' stato riscoperto 11 diario di quell'abate alpinista Amé Gorret che partecipò con.Carrel alla conquista del Cervino. Nel centoelnquantenario della nascita, che scade quest'anno, verrà, pubblicato a cura del Comune. Dal libro, esce un personaggio leggendario, arrampicatore provetto, prete ribelle (tanto che fu allontanato per punizione), con un pizzico di Bertoldo. Fu forse il primo ad abbandonare per una sorta di cler gyman la tonaca, che lo impacciava nella scalate. Nelle sue memorie rivive la vecchia Breuil dei tempi eroici. Nel 1850,1 primi alpi nisti stranieri che si spinge' vano nella Valtournenche trovavano ospitalità nella canonica, di alberghi o semplici ostelli non c'era nemmeno l'ombra; le guide in grado di accompagnarli era' no cinque (oggi sono 70, han no partecipato a diciassette spedizioni sulle vette più. alte del mondo, compreso l'Everest) e la grande conca tra i monti non era cambiata da quando De Saussure vi era capitato per caso nell'agosto del 1789 e scriveva «C'è soltanto un minuscolo agglomerato di costruzioni rustiche in legno e pietra, rifugio di pastori*. Un passato mitico. Ma forse ancora recuperabile nel suo spirito, per un'immagine di Cervinia più suggestiva di quella che gli speculatori hanno impresso negli anni del «boom». Giorgio Martinat