Camere da letto alla romana

Camere da letto alla romana Ayckbourn a Milano per il filone comico del Pier Lombardo Camere da letto alla romana Una farsa sulla vita dì coppia, deformata fino al grottesco - Gi vorrebbe una recitazione all'inglese, ma il regista Lombardo Radice punta su connotazioni capitoline - La più «anglosassone» è Alessandra Panelli DAL NOSTRO INVIATO MILANO' — Ricorderete tutti il mcaiO' Rumori fuori scena di Frayn, che da Roma la Cooperativa Attori e Tecnici ha portato al successo per un triennio in tutta Italia. Dalla capitale arriva ora a Milano, al Pier Lombardo, in un cartellone che persegue il filone del comico, Camere da letto.di Alan Ayckbourn, allestita- dalla Società per Attori, pregia di Giovanni Lombardo Radice. L'eco romana è eccellente, l'aspettativa grande: il risultato è purtroppo deludente. Ayckbourn, con le sue quaranta commedie di continuo riprese,.è. un drammatugo così celebre che lo Stato gli ha.; affWato la direzione di una deli)*, tre sezioni del National Theatre. Proprio per il National ha scritto Camere da letto, che nell'originale si intitola. Bedroom Farce: e quella parola *farsa* è un po' la chiave di tutto il copione. In tre: camere da letto assiepate in scena — una d'anziani coniugi, due di coppie giovani — si snodano infatti tre varianti dello stesso fine settimana e i personaggi, legati da vincoli di parentela e d'amicizia, «passarlo, talvolta dall'una all'altra storia. C'è, inoltre, una- quarta coppia, giovane e precocemente disunita; Che con la sua crisi mette a.soqquadro la serenità delie altre tre, contribuendoper questa via a rendere circolare e unitaria la commedia. Non possiamo entrare nei dettagli delle quattro vicende, maavretecerto intuitola particolare fisionomia della scrittura di Ayckbourn che ingrandisce sotto la lente il particolare più banale dell'esistenza di coppia, lo deforma sino al limite del grottesco e attraverso questo ingrandimento e questa deformazione innesca, a getto continuo, situazioni per l'appunto farsesche. Il problema è come tradurre registicamente e interpretativamente un cosi minuzioso marchingegno di equivoci di parola, gesto, posizione fisica. Non ho assistito alla messinscena del National ma, conoscendone gli attori, non ho difficoltà a ricostruirla-per deduzione: estrema velocità di recitazione e alta dose di understatement, quel 'buttar via- le battute più assurde come se fossero assolutamente banali. In Italia questa tradizione di porgere la frase con spedita e spavalda noncuranza proprio non è mai esistita: né poteva crearla di sana pianta un regista ancor giovane come Lombardo Radice che viene per di più da prove d'avanguardia. . Sotto la sua guida gli otto attori, tutti sotto i trent'anni e tutti molto simpatici, invece di londoneggiare rotnaneggiano sia nel senso di dilatare i tempi delle battute che in quello di caricarle di una rotonda pensosità (e qualche romanesca licenza se la prendono con la traduzione dell'eccellente Masolino d'Amico, cui non penso possano attribuirsi i numerosi «manco per niente»;. La più inglese (a dispetto delle schiettissime origini capitoline) è Alessandra Panelli, rapida e brusca quanto basta; tutti gli altri (la Salvetti, la Della Seta, la Salvini, il Favilla, il Candia, il Viali, il Vittori) maramaldeggiano un poco troppo. A dispetto della cispigliosità del cronista, il pubblico, dopo un'iniziale freddezza, ride molto e applaude caloroso e divertito. Guido Davico Bonino Alessandra Panelli e Gianfranco Candia nello spettacolo

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