Opec, accordo a 18 dollari di Mario Ciriello
Opec, accordo a 18 dollari Il tetto di produzione scende a 15,8 milioni di barili il giorno Opec, accordo a 18 dollari I tecnici del mercato però commentano: «Per i Paesi del cartello non sarà facile sostenere questo prezzo» - Qualche trasgressione ai tagli sembra inevitabile - Il «gran rifiuto» di Baghdad GINEVRA — Con un ultimo, ansimante sprint durante la notte tra venerdì e sabato, l'Opec ha raggiunto il suo traguardo: e ha concluso quell'accordo che, nelle sue speranze, dovrebbe innalzare subito, e mantenere, il prezzo del greggio a 18 dollari, con un rincaro di 3-4 dollari rispetto ad oggi. -E' una strenna di Natale per tutto il mondo», ha dichiarato, raggiante, il ministro del Petrolio degli Emirati Arabi Uniti, Mana Saeed Otaiba: «I prezzi erano troppo bassi per la salute dell'economia internazionale». Si sono dunque concordati due tagli alla produzione, Uno del 7,6 per cento e uno del 7,1 sulla domanda di greggio Opec prevista, rispettivamente, per il primo e il secondo trimestre '87. Per effetto di questi due tagli — promette sempre l'Opec — la produzione col leniva dei 13 Paesi, durante il prossimo semestre, non supererà i 15 milioni 800 mila barili 11 giorno. E' questo il nuovo tetto, che sostituisce quello, teorico, di 16 milioni 239 mila barili e che dovreb¬ be por fine a una produzione reale, in dicembre, di poco superiore ai 17 milioni. Ma nell'Opec, e in tutto l'Oli Business, la matematica è un'opinione. Queste cifre adombrano la complessità dei fatti. Complessità dovute soprattutto alla guerra IranIraq. Anche questa volta, infatti, come già in agosto, Baghdad non ha accettato i patti Opec: anzi, con maggior severità, li ha giudicati «invalici'-. Per due ragioni, ha spiegato il ministro iracheno del petrolio, Qassìm Takl AlOraibi. Primo: perché l'Opec ha offerto a Baghdad una quota di 1 milione 466 mila barili, mentre la produzione si aggira attorno al milione 700 mila. Secondo: perché tale quota ridurrebbe le entrate petrolifere del 25 per cento, «un taglio assai più doloroso di quelli accettati dagli altri 12 Paesi». Il gran rifiuto di Baghdad, previsto fin dall'inizio, rivela subito che quel nuovo tetto di 15 milioni 800 nula barili non è esatto, in quanto è la somma di 14 milioni 334 nula, il totale dei 12, più i teorici barili iracheni, 1 milione 466 mila. Non si poteva essere più generosi con Saddam Hussein? Khomelni ha detto «no». Ecco perché 11 futuro taglio non sarà proprio del 7,5%, ma inferiore. Olà vi sono più di 200 mila barili iracheni oltre l'ipotetica quota e il loro numero potrebbe crescere, quando Ba¬ ghdad potrà presto valersi di un nuovo oleodotto attraverso la Turchia. Già sembra Inevitabile qualche trasgressione; gli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, dovrebbero infliggersi un'amputazione di ben 300 mila barili il giorno. Neppure i limiti imposti dai bombardamenti alla produzione iraniana riducono la sovrabbondanza. Per tutti questi motivi, 11 mercato commenta: «Non sarà facile per l'Opec sorreggere quei 18 dollari. Potrebbe riuscirvi, ma non v'è certezza». La prima reazione è favorevole, ma l'Oli Business è volubile. Queste incognite non diminuiscono l'importanza dell'intesa ginevrina, che costituisce un altro passo dell'Opec verso la stabilizzazione del mercato. Il cartello dichiara, nel suo comunicato: «Bisogna tornare prontamente a un sistema di prezzi fissi, fondato su un prezzo di riferimento di 18 dollari il barile». Forse non vi arriveranno subito, ma i 13, i 12 anzi, sembrano avanzare sulla buona strada: e i più ottimisti già parlano di greg¬ gio a 20 e a 22 dollari. Tutti hanno capito che soltanto un'azione collettiva può Influenzare il mercato; l'Arabia Saudita ha accettato una quota di soli 4 milioni 133 mila barili, con un regresso di 220 mila barili rispetto alla precedente e di oltre 800 mila rispetto alla produzione reale; la «volontà politica» ha resistito persino alla guerra del Golfo. Re Fahd ha ottenuto, in buona parte, ciò che voleva. E' riuscito a far si che il nuovo prezzo di riferimento non si basi più sul solo «arabico leggero» saudita, ma su un «paniere» di sette greggi leggeri: e ha reso possibile un compromesso sui «differenziali», il cui divario massimo non dovrebbe superare 1 2 dollari e 65 cents. L'Iran ha affiancato quasi tutte le strategie del sovrano saudita, ma senza limitarne troppo la libertà d'azione. Il che dimostra, una volta di più, che, dinanzi ai quattrini, anche le ideologie ammorbidiscono la grinta e smorzano l'irruenza. Mario Ciriello D ministro Al Oteiba
Persone citate: Mana Saeed Otaiba, Re Fahd, Saddam Hussein
Luoghi citati: Arabia Saudita, Baghdad, Emirati Arabi Uniti, Iran, Turchia
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