Bocconi, i segreti di un successo

Bocconi, i segreti di un successo iperscuoia privata d'economia dova si coltiva l'ambizione di selezionare la classe dirigente Bocconi, i segreti di un successo MILANO — Lo scorso 12 dicembre, diciassettesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, 11 contrasto è stato evidente. Milano, come quasi tutte le più Importanti città italiane, è stata Invasa da cortei studenteschi. Ovunque un sussulto di '68: slogan contro il ministro della Pubblica Istruzione e quello dell'Interno, Intemperanze del più radicali, abbozzi di occupazione d'ateneo, appelli alla solidarietà col compagni francesi, cori di «Contlnuons le combat», distribuzione di adesivi con su scritto «Jamais plus ca», traffico Impazzito. Dappertutto, ma neri in via Sarfattl. Qui, alla sede della Bocconi, la superscuola privata di economia, isola felice nel marasma accademico italiano, dove si ha l'ambizione di selezionare con metodi anglosassoni la classe dirigente del Paese, qui in via Sarfattl, dicevamo, c'è stato uh vai e vieni di ragazzi come tutti i giorni: gli unici stampati in circolazione erano le dispense, le aule adibite alle lezioni stracolme, anche nei locali del sottosuolo messi a disposizione per il tempo libero si chiacchierava prevalentemente di esami. Sulla parete, a fianco di cartelli che Invitavano a corsi Integrativi su top management e word processore, un grande manifesto dei cattolici popolari che ironizzava sulla «vittoria» degli studenti francesi e sul movimenti giovanili della sinistra italiana: «Campano di rivoluzioni altrui che meschinamente vogliono imitare» c'era scritto. Nell'aula magna, stipatis sima, una conferenza di Karlheinz Stockhausen con tanto di concerto per corno di bassetto e flauto tenuto da due giovani e graziose al' lieve del compositore. Per la sera 1 fratelli maggiori avevano organizzato alla Piera la «Convention Bocconiani Sempre», una fe sta all'americana con cena t torta dedicate all'università, autorità accademiche e lau reati celebri, hostess d'occasione, regalo di profumi e cravatte, battute nella più genuina tradizione goliardica, balli di vent'annl fa al sound nostalgico di Peppino di Capri e, in dono all'uscita, un elenco del seicento e passa partecipanti con indirizzo e numero di telefono. Dna lista da conservare, che può sempre tornare utile. Mentre l'Italia si interrogava per capire in che direzione spirasse il nuovo vento della protesta giovanile, qui non si avvertiva neanche una brezza. Lo studente dell'Università Commerciale Luigi Bocconi (dal nome del figlio di quel Ferdinando Bocconi che mise in piedi 1 primi grandi magazzini d'Italia: nel 1896 11 giovane mori nella battaglia di Adua e sei anni dopo 11 padre fondò l'ateneo per onorarne la memoria) sa come occupare 11 tempo del presente e non ha Incertezze per il futuro. Paga una retta abbastanza alta, per quattro o cinque anni segue le lezioni da mattino a sera e sa che subito dopo la laurea troverà un posto ben retribuito. Sergio Vastano, un comico di Drive In, ha reso celebre questo personaggio muovendosi a caricatura di un giovane meridionale aspiranteyuppie, il «bocconiano» appunto, che ogni due per tre dice di essere «rrrampante», vuol frequentare la «scuola di grinta» per imparar qualcosa all'«ora di arroganza» e non perdere neanche una lezione di «storia della prosopopea». Nient'altro che un innocente dileggio? O Vastano coglie qualche elemento di verità in una figura che ostenta successo e sicurezza senza curarsi di apparire borioso? Qualcosa che non va nell'immagine del bocconiano ci deve pur essere se, all'Inizio di ottobre, nell'inaugurare l'anno accademico, il rettore Luigi Ouatrl ha avvertito la necessità di sottolineare che •una parte dei nostri laureati dimostra un forte individualismo ed una elevata mobilità connessi ad un'alta opinione di se stessi» per poi concludere che «/orse un po' più di umiltà non nuocerebbe/.. Ma da dove vlen fuori tutta questa sicumera? Da un indubbio successo che ancora quindici anni fa non era neppure ipotizzabile. Non che non sia stata sempre una scuola elitaria, ma all'inizio del passato decennio la Bocconi era ridotta molto male come, del resto, le università pubbliche di tutto il Paese. Ebbe modo di conoscere le agitazioni del postSessantotto (nel gennaio del '73 fu ucciso, durante scontri con la polizia proprio davanti alla Bocconi, lo studente Roberto Franceschi), 1 bilanci erano gravemente ammalati, il rettore Giordano Dell'Amore, ex leader de e monarca assoluto della Cariplo (come oggi 11 bocconiano Roberto Mazzotta, ma il paragone si ferma qui) si preparava ad uscir di scena qualche anno dopo scottato dallo scandalo Rateasse. «Per di più — ricorda Giovanni Spadolini che da oltre dieci anni è presidente della Bocconi — l'università era del tutto infeudata a Roberto Calvi e al Banco Ambrosiano: abbiamo dovuto faticare non poco per rimetterla sulla strada su cui è oggi*. Quel verbo al plurale, «abbiamo», è un riferimento, quasi un omaggio, agli ultimi due rettori: Innocenzo Gasparini e Luigi Guatri. Gasparlni cominciò coirete vare le tasse universitarie: in passato coprivano meno del venti per cento del bilancio, oggi più del sessanta. Non tutti pagano la stessa cifra: si va dalle 660mlla lire per gli studenti che provengono da famiglie con meno di 14 milioni di reddito annui, al 4.800.000 lire per quelli che hanno genitori che guadagnano più di 66 milioni all'anno. C'è, è vero, un sistema di borse di studio che viene in soccorse dei più bisognosi; ma la maggior parte, la quasi totalità paga e paga salato a fronte delle 250mila lire circa che sono sufficienti per frequentare le università statali.: Guatri ha continuato nel solco di Gasparini con l'Istituzione del numero chiuso, detto qui con l'eufemismo necessario ad evitar contestazioni «numero programmato». Dal 1984 la Bocconi accoglie solo 1840 nuovi studenti ogni anno mentre quelli che premono per entrare sono più di quattromila. Per essere della partita ci si deve classificare ai primi pdttmtnmGtcmidsrrccdrgDpelt posti di una graduatoria alla definizione della quale contribuiscono per metà i risultati di un test e per l'altra metà 1 voti ottenuti negli ultimi tre anni di scuola nonché alla maturità. Risultato? «S'è notevolmente ridotta — osserva Guatri — dal 25 al 5 per cento la "caduta" tra primo e secondo anno. E va altresì diminuendo la distanza tra immatricolazioni e lauree: dal 35/iO per cento del passato recente, stimiamo che il rapporto sia destinato a salire attorno al 75 per cento». Cosi 1 novemila e cinquecento iscritti alla Bocconi che frequentano i tre corsi di laurea (la grande maggioranza Economia aziendale, gli altri Economia politica e Discipline economico sociali) pagano un'alta retta e, dopo esser stati drasticamente selezionati in partenza, si ritrovano ad aver poi una forte motivazione a studiare moltissimo in modo da giungere nei tempi stabiliti alla sospirata meta. Che è la messe di offerte di lavoro subito dopo la laurea. A bilancia dei laureati famosi di cui l'università mena gran vanto (Pasquale Saraceno, Paolo Baffi, Piero Bassetti, Ugo Caprera, Emanuele Dubini, Alberto Capanna, Tommaso Padoa Schioppa, Gaetano Cortesi, Giuseppe Luraghl, Ettore Massacesi, Cario Bonomi, Rinaldo Ossola, Isidoro Albertini, Alberto Falck ma anche lo scrittore Mario Biondi, gli editori Franco Angeli e Ulrico Hoepli, il cabarettista Nanni Svampa e il mai più menzionato, almeno nei discorsi ufficiali. Bruno Tassan Din) non si conoscono bocconiani disoccupati. Sandro Segre, che da questa università è uscito sedici anni fa e oggi vi insegna sociologia, ricorda di aver ricevuto all'indomani della lau¬ rea ben trentacinque proposte d'impiego. Giuliano Urbani, che, assieme a Mario Monti e Carlo Secchi è tra 1 più conosciuti docenti della Bocconi, individua il segreto del successo proprio nel numero ridotto di studenti: 'Almeno per ciò che riguarda i miei corsi — racconta — è come se insegnassi al liceo: conosco i miei allievi benissimo, uno per uno, discuto con loro tutto l'anno, gli esami sono quasi una formalità. In queste condizioni si diventa amici, ci si continua a vedere, telefonare, incontrare, anche dopo la laurea e se, cosa rara, qualcuno ha problemi per trovare un posto, non ho difficoltà ad aiutarlo. Nessuno mi ha mai dato delusioni. Mi rendo conto che sto descrivendo una specie di paradiso, ma le cose stanno cosi'. Ciò che tutti i professori negano è di esser pagati molto di più del loro colleghi che Insegnano nelle università statali. Ma tutti riconoscono di avere un privilegio: quello di poter qui sperimentare sistemi di insegnamento che sono altrove Impossibili. Ad esempio il sistema dipartimentale. Ufficialmente è In vigore anche nelle università statali ma LI non è cambiato niente: le cattedre continuano ad andare ognuna per conto proprio e quasi mai i docenti, resi fanatici dalle loro microspecializzazioni, concertano tra di loro 1 corsi. In Bocconi invece gli insegnamenti sono molto assortiti e ben integrati l'uno con l'altro di modo che si può arrivare alla laurea attraverso «percorsi mirati». E' un passo decisivo che allontana dal frazionamento del sapere e mette le basi di un'organizzazione scientifica interdisciplinare. Carlo Secchi afferma sicu¬ ro: «il vero pregio della Bocconi è di poterai organizsare in grande autonomia dalla burocrazia ministeriale: Qui si può assumere tranquillamente personale di supporto per attività didattiche integrative, sdoppiare un corso senza Impantanarsi nell'Iter delle autorizzazioni e soprattutto avere reali rapporti di interscambio con le università straniere. Basti pensare a questo: il numero dei bocconiani che prima della laurea vanno a fare un corso semestrale all'estero è pari a quello degli studenti che fanno analoga esperienza per conto di tutte le università statali italiane. A questo bisogna aggiungere l'apparato di corsi postlaurea che fa capo alla Scuola di Direzione Aziendale guidata da Claudio Demattè. Nel 1985 la Sda ha tenuto più di duecentottanta tra corsi e seminari e nel primo semestre del 1986 se ne sono già svolti 16S. Tra tanti pregi va segnalato, però, il male oscuro che affligge gli economisti (o futuri tali) della Bocconi di cui cominciano a rendersi conto studenti e professori: una forma di Inaridimento spirituale che induce a trascurare tutto ciò che non è riconducibile alla formazione professionale e al successo che ne seguirà. Le obiezioni al sistema didattico e alla vita di ateneo nel suo complesso sono trascurabili, 11 dibattito politico, come si diceva all'inizio, è minimo. Alle ultime elezioni interne hanno prevalso nettamente repubblicani e liberali di «Iniziativa laica» (477 voti), ben distanziati 1 «Cattolici popolari» di Comunione e liberazione (330), poi comunisti e demoproletari di «Unità a sinistra» (272), 1 socialisti di «Progetto riformista» (192) e ultimi i neofascisti di «FuanNuove prospettive» con una novantina di suffragi. Ma sono andati a votare solo in mille e quattrocento su quasi novemila. Paolo Mieli Numero programmato, poca burocrazia, libertà di assunzione, sistema dipartimentale. Conseguita una delle tre lauree tutti, o quasi, ricevono offerte di lavoro. Ma talora la corsa al successo diventa esasperata Milano. Una panoramica dell'Aula Magna dell'Università Bocconi durante un recente convegno (Telefoto Associated Press)

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