Calcio «in rosso» come lo Stato
Calilo «In rossa» tomo lo Sialo Il prof. Spaventa spiega le analogie tra deficit pubblico e del pallone Calilo «In rossa» tomo lo Sialo ROMA — Hanno qualcosa in comune il bilancio dello Stato e 1 bilanci delle società di calcio? Luigi Spaventa economista risponde senza esitazione: -Senz'altro, la condizione disastrosa». Le parole di uno dei sette «saggi» chiamati dal commiss ■ rio della Federazione Franco Carraro a mettere a nudo le magagne del pianeta-pallone, in vista della riforma generale,, scivolano nella stanza tappezzata di libri. Spaventa, già deputato della sinistra indipendente, ammette di essere stato tirato nella nuova esperienza, lui che si è sempre occupato di macroeconomia di deficit pubblico, »dalle arti malefiche» di Andrea ManzeUa, vicecommissario. La sua diagnosi dopo aver scandagliato tutti i bilanci del calcio italiano, è drastica: -Così si va al fallimento». Tra 1 nuovi comanda¬ menti del calcio Anni Novanta: imparare a gestire le società secondo criteri di efficienza, cominciando a stoppare la folle corsa al vertiginosi stipendi riconosciuti a stelle della «pelota» e a onesti portatori d'acqua Stipendi che viaggiano in media, tra serie A e serie B, al di sopra del 2.0 milioni l'anno. Lordi, si Intende. — Che cosa salta agli occhi scorrendo le cifre? •Un analista finanziario si metterebbe le mani nel capelli e direbbe: azzeriamo tutto e ricominciamo. Il primo impatto è di Incredulità C'è un totale squilibrio patrimoniale. Se consideriamo il margine operativo, cioè gli Incassi più le sponsorizzazioni e 1 contributi meno 1 compensi al tesserati e le altre spese, e si badi bene senza considerare oneri finanziari e ammortamenti, 11 margine è in rosso anche In serie A». •Con una corretta valutazione nell'ultimo esercizio, con ammortamenti del tutto insufficienti, il "rosso" è stato di 107 miliardi in serie A, 59 In B e 71 In C. E nei bilanci ci sono strani giochi contabili sul valore del giocatori, le cosiddette plusvalenze. Poi quasi tutte le squadre sono sottocapitalizzate». — Come ni è arrivati a questa semibancarotta? •E' un'Industria stagnante, "matura". Gli spettatori aumentano molto poco in serie A, calano In B e fortemente in serie C. Eppure gli incassi, grazie al rincaro dei biglietti, sono cresciuti di oltre il 50 per cento daU'82-tó. più dell'inflazione. Sono aumentati moltissimo contributi e sponsorizzazioni». — Allora dov'è l'inghippo? «Dal punto di vista dei costi. I compensi ai tesserati, una media tra A e B. sono aumentati in 4 anni del 219 per cento; la voce "spese generali", per molti versi inspiegabile, è schizzata del 163 per cento. Nonostante ciò. le società continuano ad Investire senza freni In giocatori. Il problema sono le spese: se non si riducono, non ci saranno nuove entrate che tengano». — Chi sta meglio? Dando un'occhiata alle tabelle si può pensare a Napoli. Jave, Roma, Ascoli, Como. Non è cosi? «Nomi non se ne possono fare. Stanno meglio le grandi squadre, e non tutte, mentre si peggiora man mano che si scende nella serie B ed è un inferno nella serie C. Purtroppo proprio dalle grandi dovrebbe partire l'opera di calmieramento: se si pagano ingaggi faraoEnyenio Palmieri (Continua a pagina 2 In quinta colonna)
Persone citate: Andrea Manzeua, Franco Carraro, Luigi Spaventa, Palmieri
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