L'Italia si spiega con Shulz di Ezio Mauro

L'Italia si spiega con ShuHz Le rivelazioni di Andreottl sui viaggi di Wilson L'Italia si spiega con ShuHz Colloquio al Dipartimento di Stato dell'ambasciatore Petrignani - Fonti dell'amministrazione Usa: la missione a Tripoli del diplomatico americano fu autorizzata ROMA — Le dichiarazioni di Giulio Andreottl, che ha rivelato di aver agito da tramite tra l'ambasciatore statunitense presse la Santa Sede Wilson e 11 colonnello Gheddafi, sono state discusse, ieri, al Dipartimento di Stato in un incontro tra l'ambasciatore italiano a Washington, Rinaldo Petrignani, e Rozanne Ridgway, direttrice degli affari europei. -Era un appuntamento già concordato — ci ha detto nella serata di ieri Petrignani —. Si è fatta una panoramica dei vari problemi e naturalmente abbiamo parlato anche del caso Wilson e della ricostruzione fatta da Andreotti, sia pure marginalmente-. Alla Farnesina si attende il rapporto dell'ambasciatore. -E' più che comprensibile — ci ha detto il direttore degli Affari politici del ministero degli Esteri, Boris Biancheri — che Shultz possa essere irritato per ciò che sta emergendo sul caso Wilson-, Ieri, infatti, mentre sia il portavoce di Reagan che quello di Shultz negavano che i contatti di Wilson con la Libia nel novembre 1985 fossero autorizzati dal Dipartimento di Stato e dalla Casa Bianca, fonti ufficiose dell'amministrazione Usa hanno rivelato che nel 1983 il direttore del Consiglio per la sicurezza nazionale, William Clark, aveva in effetti dato via libera alla missione a Tripoli dell'ambasciatore presso la Santa Sede: quando Robert McParlane sostituì Clark — secondo questa ricostruzione — la politica americana verso la Libia cambiò, ma 'nessuno pensò di annullare le istruzioni date a Wilson-. In realtà, altre indiscrezioni di ambienti collegati all'amministrazione Usa, pubblicate ieri dal New York Times, accreditano uno stretto e diretto lega¬ me tra McFarlane e Wilson, che in forza e per conto di questo legame avrebbe condotto «una serie di delicate missioni-, dichiarandosi perfettamente in grado e pronto a dare il suo aiuto anche riguardo al problema-Iran. La spregiudicatezza politica di Wilson (che secondo un ex funzionario dell'amministrazione Usa si vantava pubblicamente del suo antico rapporto con Reagan, che gli consentiva di conoscere esattamente il pensiero del Presidente) aveva però allarmato già da tempo il Dipartimento di Stato. Secondo il New York Times, infatti, già nel 1932, un anno dopo la nomina a rappresentante personale del Presidente Usa presso il Vaticano, Wilson fu oggetto di un rapporto della da. nel quale si dimostrava che 11 diplomatico aveva incontrato un rappresentante libico in una camera d'albergo a Roma. Sotto controllo dell'Intelligence da almeno un anno, nel 1983 Wilson fu ammonito dall'allora sottosegretario di Stato Eagleburger con una lettera, che lo invitava a troncare i suoi legami con la Libia. Nonostante questi precedenti e questi sospetti, l'inviato «personale» di Reagan in Vaticano fu promosso ambasciatore nel gennaio 1984. A Roma. Wilson era visto dal nostro governo come un rappresentante influente dell'amministrazione americana anche per i suoi legami di vecchia data con il presidente Reagan, come ci ha confermato il ministro Andreottl. Quando nel novembre 1985 arrivò la richiesta dell'ambasciatore di poter usare l'Italia come collegamento con Gheddafi, An Ezio Mauro (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Luoghi citati: Italia, Libia, Roma, Washington