A.A.A. Àtrazina di Guido Ceronetti

A.A.A. Àtrazina COSI' LASCIAMO MORIRE L'ACQUA A.A.A. Àtrazina Rassicura, sapere che a Roma esistano ministeri che si chiamano «dell'Ambiente», «della Saniti», «della Protezione Ovile». Tuttavia il prodotto chimico denominato Àtrazina è molto più forte di rutto quel pattuglione di protettori. Ha l'aria di inftschiarsene, di loro e dei loro rispettabili Titolari. Che ci siano leggi per la salvaguardia dell'acqua, addirittura la fa sghignazzare, l'Atrazina. L'acqua non protesta, l'acqua patisce e tace: la lodavano per questo i maestri taoisti: l'Atrazina può farne quello che vuole, violentarla giorno e notte, martirizzarla, renderla imbevibile anche per il più tollerante fra i'maiali; l'acqua è un Servo del Signore che lascia fare e muore. L'aspetto psicologico della faccenda m'interessa più dell'ecologico: di un disastro, è la faccia interna che bisogna scrutare bene. Mai finirà di stupire. Perché la producano le industrie chimiche, mostruose strapotenti inespugnabili fabbriche di veleni attivissimi, posso capire: per venderla. Perché i consorzi agrari, i magazzini di fitofarmaci la tengano, anche questo posso capire: è per ri-venderla. Perché la comprino i coltivatori, quelli che la manipolano in situ, che la rovesciano sui campi e sulle serre, sulle sciagurate monocolture, gli stessi che adoperano l'acqua della zona e delle falde per irrigare, conoscendo ormai (non posso credere il contrario) di quale tenibile nemico (dico nemico) si tratti, è un enigma psicologico. Tutto il tragico ecologico (che è una delle facce contemporanee del tragico umano e non un problema di sindaci e di tecnici) tiene nell'impossibilità che ha, nove su dieci, la mente di vedere i fatti che vede, ancor più di precederli. Nei secolo-deii'informazione universale,.è venuto fuori con latrante evidenza che la mente non collega assolutamente i fatti lontani di cui viene giornalmente imbottita; se non fosse cosi chi offende non offenderebbe tanto facilmente e il pericolo che si manifesta in un punto sarebbe neutralizzato e bloccato dappertutto. * * L'antiparassitario chimico ha finito per provocare danni incalcolabili alla salute umana e all'equilibrio naturale: l'esito finale sarà che la quantità di prodotto agricolo che gli si deve non sarà più una , quantità! ma una cosa insii gnificante, per l'intollerabile tossicità introdotta negli organismi viventi. Uno ' dei suoi effetti più ' gravi è la contaminazione ' delle acque: erbicidi, antiparassitari, concimi chimici, fitofarmaci viaggiano, penetrano, scivolano giù,, s'insinuano, vivono lungamente, da autentici parassiti, della morte dell'acqua. E l'acqua è frontiera biologica assoluta: ci vuole- una cecità sovrannaturale per continuare così, con rabbia, a spegnerne la bevibili tà. In Italia i danni dell'atrazina sono già pagati in moneta _ visibile da comunità intere, città e paesi. L'atrazina non diserba il campo, diserba l'uo, rao: una delle vie per diserbarlo è l'acqua. Si sono dovuti chiudere acquedotti e rubinetti in più luoghi, e cercare affannosamente nuovi allacciamenti idrici, rifornendo in„ tanto la gente con le autobotti. Ma l'autobotte da dove arr riva? L'atrazina arriverà anche ' nel punto dove si rifornisce l'autobotte, che dovrà essere riempita da altre autobotti, , che pescheranno l'acqua dove n bisognerà fingere che l'atrazi-. . na non sia ancora arrivata. . L'atrazina non lavora da sola, £ ha numerosissimi complici, ; c'è anche la contaminazione nucleare. Ma, quest'anno, è • emersa come nemico della be- • vibilità numero uno. L'enigma è che si continui ( a buttarla, anche là dove ha bruciato più acqua da bere. . In Toscana, il lago di Chiusi è risultato, in estate, contaminato dà àtrazina: la città è stata rifornita con autobotti, pache il lago è finito come serbatoio potabile. Mesi dopo szqcvcipmnc si tenne un convegno nella zona sul tema: «Àtrazina, quali prospettive per l'agricoltura?». Il sarcasmo era involontario; tra àtrazina e agricoltura il rapporto è piuttosto infernale. Mettiamo che dia più reddito, che faccia risparmiare soldi: ma che cosa te ne fai del tuo risparmio, se ri' sei venduta, imbecille, l'acqua che ti fa vivere? * A • Un altro enigma psicologico è la passività dei beventi. Gli dicono: c'è l'atrazina, non bevete, aspettate l'autobotte, e loro zitti, aspettano. Mentre aspettano, vanno al consorzio a rifornirsi di àtrazina. Non collegano neppure questo, tanto profondo è il rincoglionimento. Non vedere il futuro c grave, ma non vedere neppure il danno presente è imbecillità stupefacente. La giusta reazione sarebbe una rivolta generale contro il prodotto, che fosse respinto, bruciato in piazza, impedito di nuocere ancora; invece niente, non succede niente, aspettano l'autobotte. Chi versava àtrazina non troverà nessuno che gli dica: oh perché versi àtrazina? Non dovrà neppure giustificarsi. Àtrazina è «prospettive per l'agricoltura» (col consiglio ineffabile dell'Autorità: attenzione, usare con moderazione). Aspettano passivamente l'autobotte, mi provo a spiegare, perché sono abituati a farsi risolvere tutto dal potere e dai tecnici. C'è il guaio ma arriva il rimedio subito: pochi giorni e riavremo l'acqua buona, stiamo fermi intanto. E l'atrazina? Troveranno qualcosa... Chi troverà? Gli esperti, gli ingegneri del comune, la Sanità a Roma... (La Sanità è all'Eur, luogo dove parole come terra, acqua non hanno più senso; al massimo, nella sua aria condizionata, penetrano colibatteri, Il cuore di ruttore teatraa- riaiSre, ìfròvtSscTatore aie riSF vescia il veleno senza vedere né capire, il persuaso, il triste frutto umano della persuasione chimica, pronto a mettasi fuori della legge nel caso la legge volesse mettere fuori legge il suo amato prodotto. Senza di lui che compra e usa, il venditore non venderebbe, ci sarebbe un ritardo nella catena delle contaminazioni, nicnt'altro che un ritardo, un modesto intoppo, ma una liberazione, per lui, dalle manette mentali della persuasione tecnica, un rientro, piccolo, nell'umanità. Passo passo, facendo cate cose comunissime, usando certi prodotti, dall'umanità si esce... Non c'è bisogno di di- ventare un capo di assassini, glaciale, telefonico; basta andate in drogheria o al supermercato perché ci sia un die, qualcosa è scattato, sei già meno umano di un attimo prima, per ava acquistato una cosa pubblicizzata sul video, per averla acquistata con indifferenza, bottiglia d'acqua di plastica, deodorante spray, biscotti Dentiera della Sonno. Fiumi, fiumi di umanità che non capisce che cosa gli stanno facendo, che si lascia amputare di realtà interiore, di barlumi (già così scarsi) per poltroneria, anzi no, per incantesimo... I fiumi e le falde lasciati diventare depositi di àtrazina: è un'enormità, eppure le facce in metropolitana, le facce al supermercato, le facce nei salotti, nei soggiorni, nelle cucine, anche lungo i sentieri di , montagna, le facce che cosa dicono? Quello che dicono a Palermo dopo una strage, che non hanno visto, die non hanno sentito... Àtrazina, dicono quelle facce. — Dicono di non usare l'acqua del rubinetto. — Alle dicci arriva l'autobotte. — Uffa. Quanto ci vuole per riparare? C'è anche la volontà di non capire, oltre al sinistro difetto della mente, di non capire quello che vede: questa volontà ha Io spessore di mille muri. Àtrazina, vieni. La via è sgombra. Non c'è nessuno. Guido Ceronetti

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