Reagan perde colpi

Reagan perde colpi Irangate: l'abulia del Presidente preoccupa consiglieri ed amici Reagan perde colpi Si comporta come se lo scandalo non esistesse, lo sottovaluta - Non segue la tv mentre i ministri depongono al Congresso, rifiuta le notizie - Comunica soltanto con il Capo di Gabinetto Donald Regan e la moglie Nancy DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — L'aspetto più preoccupante delVIrangate, 11 vero motivo per cui lo scandalo dilaga, è l'abulia di Reagan, un'abulia dovuta alla sua età, al suo carattere, e al suo stile di comando. Il Presidente non segue gli eventi: non guarda alla tv le testimonianze dei suoi ministri al Congresso, e non vuole essere informato delle rivelazioni quotidiane sugli storni del pagamenti iraniani ai contras, forse alla campagna elettorale del .Miri Terni, forse ancora ad altre attività illegali. Ha creato nello Studio Ovale un mondo avulso dalla realta, in cui comunica quasi solo col Capo di gabinetto Regan,. come in privato comunica quasi solo con la moglie Nancy. Al contrario di Nlxon, che capendolo fin troppo bene si preoccupava di occultare 11 Watergate, Reagan ignora lo scandalo. SI comporta come se esso non esistesse, e cosi facendo lo aggrava. Vede solo le cose belle: accende l'albero di Natale della Casa Bianca come stabilisce la tradizione, proclama seraficamente il decollo della «Rivoluzione reaganiana», e quando è tirato per i capelli risponde che il •business» del governo deve andare avanti. In questa drammatica mancanza di lucidità, nel suo rifiuto di accettare 1 fatti sta la chiave Interpretativa dell'Irangate. Sinora, hanno invano tentato di scuoterlo le persone più vicine, la First Lady e 11 suo ex segretario Michael Deaver. Ma l'amico Laxalt, il senatore uscente del Nevada, ha indicato ieri che potrebbero ottenere qualche risultato il mese prossimo: Reagan accetterebbe di testimoniare davanti alle Commissioni inquirenti del Congresso, come fece 11 presidente Ford 10 anni fa, quando concesse la grazia a Nlxon. Insieme con un drastico rimpasto di governo — le dimissioni del capo di gabinetto Regan e del direttore della Cia, Casey — sarebbe la sua salvezza: 11 Presidente diverrebbe l'iniziatore della purificazione della Casa Bianca e degli altri organi dello scandalo. Il grido d'allarme sulla latitanza di Reagan, che non si vede e non si sente più, se non nel discorsi radiofonici del sabato, di tono ormai patetico, lo ha lanciato il suo biografo, 11 giornalista del Washington Post Lou Cannoli. Questi ha riferito episodi inquietanti: di giorno In giorno, 11 Presidente si convince che tutto finirà entro una settimana, «ci cono cote a cui decide di credere e altre no», 11 suo entourage teme che 'sottovaluti il danno subito*. «Sono sorti interrogativi di fondo sulle sue capacità di governo; ha scritto 11 giornalista «e sul suo famoso tipo di gestione, di delega 'alle persone giuste": Camion non ha fatto che descrivere sensazioni molto diffuse a Washington. Dallo scoppio dello scandalo, Reagan si è limitato a Interpretare la parte di se stesso. Superbo attore, fornisce una recitazione da manuale: sorride, pronuncia battute divertenti, sventola 11 suo automatico ottimismo. Il suo entourage riferisce che dell'Irangate — quando accetta di discuterne «— lo preoccupa un unico punto: che 11 suo amato pubblico non gli presti fede. Non si capacita del perche, sostiene 11 Washington Post. Ai suol visitatori appare smarrito: chiede loro per quale ragione il pubblico non elogi i provvedimenti da lui presi, le sue esortazioni ai collaboratori a «dire la verità, tutto e subito: In qualche modo, 11 Presidente si sente tradito. Nessuno ha usato 11 termine senilità a proposito di Reagan, che il 6 febbraio prossimo compirà 76 anni Ma dalla sua condotta, passata e presente, trapelano sintomi di senescenza. Lou Cannon ha svelato che il Presidente è prono alle dimenticanze: se viene Inter- rotto, firma i documenti che gli stanno davanti senza rendersi conto di che cosa trattino, e talvolta si pronuncia su problemi gravi senza sviscerarli, fiotto il precedente capo di gabinetto Baker, che lo attorniava con tre o quattro consiglieri, gli errori venivano quasi sempre rimediati: sotto il dittatoriale Regan, non vi è più mezzo di tornare indietro, lo scivolone è irrimediabile. Il settembre scorso, l'autorevole rivista Fortune pubblicò in copertina la foto del Manager Reagan, con la didascalia: che cosa possono imparare i managers da lui. 'Delineate i grandi piani e non interferite nella loro esecuzione; suggeriva 11 Presidente. Ma, si è chiesto Cannon, questo non è causa di pericolose distrazioni? Il giornalista ha citato un esempio clamoroso. Il Presidente approvò l'uso della «macchina della verità» contro 1 ministri, col potere di licenziarli se si rifiutavano: fece marcia indietro quando Baker osservò che la Costituzione non prevede che un funzionario del dicastero della Giustizia cacci dal governo il segretario di Stato o il vicepresidente. Lo scrittore James Buckley, uno degli Intimi della cerchia reaganiana, ha Immaginato questa genesi dell'iranr/ate. Il colonnello North va dal Presidente e gli propone lo storno del pagamenti dell'Iran ai contras. 'Bene, bene; gli risponde Reagan. Poi riflette e convoca il direttore del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Poindexter. «Bada che non sia illegale, che sia fattibile politicamente e cosi via». Il Presidente è In pace con la propria coscienza, e se ne scorda. Fantapolitica? Forse. Ma anche un segno in più delle angosce del reaganauti oggi: una lettura dello scandalo che per un europeo, estraneo al sistema politico statunitense, è assai difficile . dare. .itin latti aaBsS: SCONTRI ETNICI IN PAKISTAN, 98 VITTIME Karachi. Novantotto morti, 500 botteghe incendiate, centinaia di abitazioni devastate dalle fiamme, 100 autobus distrutti, un centinaio di arresti, mille famiglie trasferite fuori città: è il bilancio di 24 ore di scontri tra due comunità etniche divise da un'antica rivalità: i mohajir, di lingua urdù, per la maggior parte originari dell'India, poverissimi, e i pashtun, di lingua pastini. Il bagno di sangue ricorda quello di un mese fa, quando vi furono SO morti. All'origine degli scontri un'operazione antidroga in cui la polizia avrebbe favorito I mohajir. Per vendicarsi, i pashtun sono giunti anche dalle vicine campagne con pugnali, spade, pistole, fucili e mitra

Luoghi citati: India, Iran, Nancy, Nevada, Pakistan, Washington