Dagli inviati al Cremlino di Frane Barbieri

Dagli inviati al Cremlino «I NUOVI RUSSI» IN UN LIBRO DI BRANCOLI Dagli inviati al Cremlino Morto nell'Urss, Krusciov ormai vive solo in Occidente. Di tanto riformismo, prospettato e svaporato, è rimasto un risultato concreto: alcuni fra 1 nomi più di spicco del giornalismo italiano. Il dissacratore di Stalin aveva diffuso nel mondo, molto più all'estero che in patria, un'ondata di ottimismo, di euforia, come se 11 disgelo in Russia dovesse cambiare la storia. Si diceva che l'apparizione di Krusciov avesse fatto emergere Papa Giovanni e 11 presidente Kennedy. Il personaggio sarà ancora varie volte rivalutato e ridimensionato. Una sua qualità rimane, perù, accertata: Krusciov è stato il più grande e prolifico corrispondente occidentale da Mosca, dalla Rivoluzione d'Ottobre a oggi. Riempiva ogni giorno le prime pagine con 1 suol «servizi», rivelazioni, scoops e controscoops. Scoop di Krusciov SI misero cosi in vista una serie di inviati, trovatisi a Mosca per colpo di fortuna o intuizione del direttori. Letti e seguiti come nessun altro, un po' perché trasmettevano sempre nuovi argomenti sul tema appassionante (la «montagna russa» di Krusciov), ur. po' perché 11 segretario del pcus, giornalista spontaneo, gli assicurava in continuazione materiale da «colpi» giornalistici. Non c'era davvero bisogno di decifrare fra le righe della Prooda secondo le formule cremlinologiche. Ritornati in Italia gli emuli di Krusciov seguitarono a essere letti con la stessa attenzione, firmando con lo stesso nome e prestigio anche temi ormai lontani dalle vicende kruscioviane. Lasciarono, a memoria di quell'esperienza che 11 aveva lanciati, anche libri Importanti. Cito solo Bettiza. Boria, Levi e Ronchey (non potendo usare l'ordine di apparizione seguo l'ordine alfabetico, altra consuetudine applicata quando si tratta di indicare una serie di grandi attori, ugualmente bravi e ugualmente suscettibili). La delusione finale di Krusciov si tradusse cosi in delusione degli inviati corrispondenti dall'utopia kruscioviana. Non per caso, ormai grandi firme del giornalismo italiano, diventarono in diverse gradazioni 1 più scettici e più cauti nel giudicare in generale la riformabilità del sistema sovietico. L'era di Breznev non ha offerto poi spunti né spinte a grandi imprese giornalistiche. Breznev era un pessimo informatore, avaro fornitore di notizie, circondato da personaggi come Zamiatln che usavano la potente macchina propagandistica per farlo apparire cupo e monocorde. Forse peggio di quanto lo era davvero. Per 1 corrispondenti di quell'epoca si trattava di dipingere grìgio su grigio. Una certa plasticità al quadro, per forza monocolore e acromatico, è riuscito a darla OstelUno in un suo libro. La Mosca del segretario antigiornalista non era più la piattaforma di lancio degli inviati di spicco, si consacrava di più al lanciami**»! Ora, un altro grande corrispondente occidentale, giornalista, informatore sulle proprie intenzioni e reporter sulle proprie gesta si è insediato al Cremlino, n riformismo e lo stile gorbacloviano fanno crescere le attese. I fatti di Mosca riconquistano le prime pagine e 1 nomi degli inviati e corrispondenti incominciano a spiccare di più. assieme alle fortune del nuovo capo del pcus. Abbiamo già anche il primo libro: I nuovi russi di Rodolfo Brancoli (ed. Garzanti). Ih Brancoli rinasce, attraverso gli stessi meccanismi, se non l'euforia, la fiducia verso una Russia in cambiamento. I tre insuccessi riformistici (due rilanci di Krusciov e uno di Kossighln senza esito) registrati nel passato non lo hanno scoraggiato. Lo hanno reso più cauto, provvisto anche di criteri più esatti e sperimentati nel misurare i passi che l'Urss sta compiendo, nel progredire veramente o nell'illusione di progresso. Con Gorbaciov H valore dell'inchiesta di Brancoli è anzitutto quello di offrirci, non la risposta completa, ma elementi importanti della risposta, al quesito fondamentale: perché dopo tre insuccessi riformistici la riforma di Gorbaciov ha la possibilità di riuscire? In precedenza, ed eravamo in molti a sostenerlo, le riforme erano imprese velleitarie, concepite teoricamente, prive di forze sociali, politiche e produttive pronte e capaci di metterle in atto. Un appello alla burocrazia del partito di intraprendere una guerra contro se stessa non poteva che tradursi in una guerra perduta, a vantaggio dei guerrieri. Brancoli ora scopre una nuova forza, una «nuova classe», nella società sovietica, maturata e cresciuta . punto da rendersi conto che l'Urss, senza riformarsi, perde la sfida storica, e con questa coscienza pronta a batterai, anzi ad insorgere, contro, la burocrazia tradizionale per conquistarsi non il potere, o non solo il potere, ma il diritto di far uso e mettere in atto la propria preparazione tecnica e culturale (datagli, del resto, con tale scopo dalla stessa società sovietica). Tecnocrazia contro burocrazia, in lotta per la conquista non solo della fabbrica ma anche del partito. Si aggiungono al fronte dei «nuovi russi. — 1 giovani «meglio istruiti e meglio nutriti nell'intera storia russa: Vinteligheneija pensante, gii artisti, la stampa e la tv rivoluzionate — raggruppamenti e strati che non si sono lasciati •pietrificare assieme alla pietrificazione del sistema: Alcuni personaggi emblematici della classe dei nuovi russi Brancoli ce li scopre nel loro nuovo modo di pensare. In primo luogo i nuovi personaggi prescelti da Gorbaciov. CI presenta pure 11 gruppo degli accademici siberiani, nucleo scientifico ideologico del disegno della riforma gorbaciovlana. A sentirli si direbbero usciti dalle università americane. I due fautori siberiani di idee considerate eretiche sotto Breznev e ora portati a Mosca da Novosibirsk, i professori Aganbeghian e Zaslavskaia, appaiono come una curiosa combinazione fra Galbraith e Friedman, in chiave marxista. Nel quadro tumultuoso dell'Urss che esiste e dell'Urss come vorrebbe diventare troviamo Gorbaciov disegnato da Brancoli come 11 promotore, addirittura istigatore, di una sommossa degli illuminati e irrequieti contro il muro sordo della vecchia burocrazia del pcus, al cui vertice sta Insediato lo stesso Gorbaciov. L'esito dell'intricato conflitto può sembrare meno incerto che negli anni passati, quando 1 «nuovi russi» non si erano affacciati sulla scena. Rimangono un'incognita la loro effettiva forza e 1 tempi della loro rivolta. Imponderabile pure il ruolo che potranno conquistarsi i corrispondenti coinvolti di nuovo nelle euforie della battaglia riformistica, forse più del «nuovi riusi». Per 11 momento si sono riconquistati gli onori delle prime pagine. Frane Barbieri