Leitner e Szeryng canta un'anima sola di Giorgio Pestelli

Leitner e Szeryng canta un'anima sola Direttore e violinista due grandi all'Auditorium Leitner e Szeryng canta un'anima sola TORINO — In tempi di Inaugurazioni liriche e frenesie spettacoli tiene, fa bene scontrarsi di colpo con la più alta tradizione sinfonica, con quella musica tedesca che è la nostra grande madre spirituale. E* accaduto l'altra sera all'Auditorium della Rai, non certo per 1 soli nomi di Beethoven e Brahms (si sentono sempre), ma per la rarissima qualità Interpretativa di due maestri come Ferdinand Leitner e Henryk Szeryng: la «contemporaneità del classici», vecchio argomento per temi di classe, era l'altra sera una realta tangibile, un salutare richiamo alla scala del valori e alla misura degli aggettivi. L'esecuzione della Seconda Sinfonia di Brahms mi è parsa straordinaria per fervore interiore e smagliante bellezza sonora; e non sarà facile togliermela dalla testa. Dovendo scrivere le note introduttive al concerto, mi è avvenuto di parlare di quest'opera come di un'anti-sinfonia, come il Pelléas di Debussy sarebbe un'antl-opera. Pensare che non è vero niente, o almeno non era vero in questa esecuzione. Si, la tendenza introspettiva e analitica, 11 procedere per affinità an siche per contrasti, si mangia e consuma la canonica struttura beethoveniana; ma Leitner da quell'avana zare battuta per battuta tira fuori, cori respiro unitario, 11 grande ritmo sentimentale dell'anima brahms tana. Non c'è procedimento per quanto travaglioso che non si saldi, senza sforzo apparente, nella più naturale logica ' costruttiva; Leitner può far scintillare le terzine del flauto nel primo movimento, accentuare 11 peso arcaico degli ottoni, il cantare spiegato del violohcel 11; ma nessun particolare menoma il senso tranquillo e poderoso di una vera Sin' fonia. In più, sa còme pren de re la scontrosità brahmslana e la scioglie in sorriso amabile. Cè poco da dire, il sangue non è acqua: Berlino e Praga, la famigliarità con Bruno Walter, Hlndemith, Fritz Busch, tutto cementa in una esperienza che viene senza residui in superficie; e tutto con una compostezza di gesti minimi, come nel Boehm degli ultimi tempi. E la nuova acustica della sala, che lascia sempre interdetti? Strano, l'altra sera pareva bella. Felicissimo il connubblo del direttore con Henryk Szeryng, da troppo tempo assente dalle platee torinesi, nel Concerto per violino di Beethoven. Sulla solidità morale di ogni nota dell'orchestra, Szeryng si affaccia con la mozartiana delizia del suo stile; la ripresa del tema, dopo la cadenza dei primo movimento, non era l'incarnazione del cantare violinistico, dell'Immacolato «legato* espressivo? Ma in tutta l'opera Szeryng ha immesso la stessa emozione, la virtù di quel naturale rigore stilistico che è una delle sue doti più ammirevoli. In apertura ha pure eseguito, con 11 valoroso contri' buto dei nostro Alfonso Moscati, 11 Concerto per due violini op. ? n. 8 di Vivaldi. Sulla carta, Vivaldi sembrava un po' spaesato nel programma, o messo 11 solo perché il critico potesse cominciare «la serata s'è aperta con un bel portale barocco, ecc.» ; ma non è questione di classico o barocco, l'ottavo concerto dell'op. 3 è un capolavoro e in mezzo a quei commensali ha fatto la sua brava figura. Giorgio Pestelli

Luoghi citati: Berlino, Praga, Torino