I due evasi con l'elicottero presi a Parigi con i complici di Cesare Martinetti

I due evasi con Veihottero presi a Parigi con / €omplÌ€Ì Bellaiche e Esposito erano fuggiti 20 giorni fa da Rebibbia I due evasi con Veihottero presi a Parigi con / €omplÌ€Ì All'alba un corpo speciale ha fatto saltare l'ingresso e lanciato nella villa 100 candelotti fumogeni La banda non ha potuto servirsi delle armi - Sequestrati un miliardo in contanti e 20 chili d'oro ROMA — L'avventura del due evasi in elicottero da Rebibbia si è conclusa con un assalto dei reparti speciali all'alba nella banlieue parigina, una villetta a Yerres, rue des Pines. regione dell'Essone, diciotto chilometri a Sud della capitale. Guidati dalle piste seguite da polizia e carabinieri, 1 nuclei speciali «ftaid« della polizia francese alle 7 di ieri mattina hanno sgomberato le due villette più vicine e circondato la casetta. Fasciati in giubbotti antiproiettile, le mascherine antigas sul viso, armi corte in mano, gli assaltatori hanno prima fatto saltare l'ingresso con una carica di tritolo, poi lanciato dentro la casa cento candelotti fumogeni e subito dopo si sono infilati nella villetta. André Bellaiche e Gian Luigi Esposito erano pieni di soldi (un miliardo di banconote italiane e francesi e venti chilogrammi di oro) e super armati (9 pistole, un fucile mitragliatore. 2 chilogrammi di esplosivo ai plastico). Ma non hanno avuto il tempo di capire. I due liberatori, Jan Claude Myszka e Patrick Geay. sono stati catturati nella stessa villetta di Yerres. E' stato arrestato anche il proprietario della casa. Martin Torres, fiancheggiatore del gruppo. L'avventura è durata solo venti giorni. Tre domeniche fa, Esposito e Bellaiche, 30 e 35 anni, erano stati prelevati durante l'ora d'aria dal campo sportivo del carcere romano di Rebibbia con un elicottero della Croce rossa che due complici avevano dirottato pochi minuti prima dall'ospedale San Camillo di Roma costringendo il pilota Mauro Pompa ad un raid fulmineo. Una fuga rocambolesca c cinematografica, proprio come il loro arresto. Ad aiutarli erano stati due complici francesi della banda dei moustaches, amici di Bellaiche, rapinatore franco-tunisino dal sanguinoso pedigree. La pista che ieri mattina ha portato alla periferia di Parigi era stata imboccata dalla polizia poche ore dopo la fuga. Per prima è caduta nella rete Rosa Fagioli 30 anni, pittrice, amante di Bellaiche. Era la donna che scambiava amorevoli lettere con il francese detenuto a Rebibbia ed era sua l'auto (una A112) su cui venne catturato il rapinatore ad agosto, sul raccordo anulare. Rosa Fagioli non ha parlato, ma nel suo appartamento (acquistato in estate con 50 milioni in contanti) in via delle Palme, a ' Centocelle, una borgata romana, sono state trovat-e le tracce di evasi e liberatori. Erano trascorsi pochi giorni dall'evasione. I quattro si sono sentiti braccati e hanno deciso di fuggire ancora. Ma se fino ad allora si erano mossi con abilità, da quel momento in poi sono caduti in una serie di errori, disseminando di tracce il loro passaggio. Venerdì 28 novembre la I svolta nelle indagini. A Roma, a Porta Maggiore, inI torno alle IT. quattro uomini armati fermano Franco Picchi, di Pistoia, mentre scende dalla sua Prisma. Lo costringono a salire sull'auto e lo portano fuori città, a Settebagni, dove lo ammanettano e lo abbandonano in un casale. Tre parlano francese, l'altro è un italiano. Quando verso le 21 Picchi riesce a liberarsi e racconta ai carabinieri la sua disavventura, gli inquirenti si trovano tra le mani un indizio in più: i quattro stanno dirigendosi a tutta velocità, presumibilmente verso la Francia, a bordo della Prisma. Nella notte parte l'ordine di all'erta alle frontiere. Ma è tardi: la vettura targata Pistoia è già passata, forse da Ventimiglia. Partono per Parigi il funzionario della squadra mobile di Roma Del Greco e il capitano dei carabinieri Plana mente. I due si mettono in contatto con la polizia francese e rintracciano uno per uno gli indirizzi raccolti sulla Golf abbandonata nel garage romano dai francesi. Martedì i due inquirenti italiani sono in rue des Pines a Yerres. di fronte alla villetta di Martin Torres, un imbianchino incensurato 11 cui nome era stato trovato tra gli appunti del francesi. Forse sono anche aiutati da una soffiata di un nemico dei moustaches. come ha detto ieri Radio Lussemburgo. Comunque hanno fortuna: compare la Prisma targata Pistoia con Myszlca e Geay Nella villetta si muovono al¬ tEs ¬ tre persone, probabilmente Esposito e Bellaiche. Arriva a Parigi il capo della squadra mobile di Roma Rino Monaco. Con l'Interpol e la polizia francese si mette a punto un piano per l'irruzione. Gli uomini della gendarmerie sono molto cauti, temono la reazione del banditi. Bellaiche e i suoi moustaches sono considerati pericolosissimi, pronti a tutto. Si decide cosi per la maniera forte. Vengono chiamati i Raid- un gruppo di assaltatori specialisti sul tipo dei Nocs italiani che liberarono il generale Dozier dalla prigione Br di Padova. Il quartiere residenziale di Yerres (decine di villette monofamiliari a schiera con giardino) nella notte di venerdì viene silenziosamente imprigionato in una rete di gendarmi armati. Più di cento uomini partecipano all'operazione. Alle 7 scatta l'assalto. Pochi minuti dopo i quattro sono in manette con gli occhi rossi per il fumo dei candelotti. «Ho fatto una fesseria a scappare, mi ero messo con una banda di pazzi», ha detto quasi con sollievo Gian Luigi Esposito al dottor Monaco subito dopo l'arresto. A giorni partirà per Parigi la richiesta di estradizione. Esposito, rapinatore legato ai neri, uomo della «banda della Magliana» specializzata in forniture d'armi a terroristi e malavitosi, dovrà raccontare l'ultimo rendez-vous tra eversione di destra e malavita francese. Cesare Martinetti