Qualunquismo Ecco Giannini di Ugo Buzzolan

Qualunquismo E€€Q Giannini Su Raitre con Achille Millo Qualunquismo E€€Q Giannini Chi si ricorda di Guglielmo Giannini e de -L'Uomo qualunque'? Sono passati quarant'anni dall'Incredibile affermazione di un movimento che alle elezioni del '46 aveva portato alla Camera più di trenta deputati; e dal periodo di popolarità Immensa, sia pure circoscritta al Centrosud, del suo fondatore, Giannini. Dopo quarantanni cos'è Tir mosto? Niente al di fuori del termine 'qualunquismo' che indica un atteggiamento di negazione nei confronti della politica tradizionale e di qualsiasi presa di posizione ideologica, un atteggiamento amorfo e sostanzialmente reazionario. La gente più giovane non ne ha mai sentito parlare, e nemmeno la tv, nel giro della sue trasmissioni storiche, ha mai puntato l'obbiettivo su 'L'Uomo qualunque'. Colma stasera la lacuna Raitre con un programma di 'Teatro Storia' di Tomaso Sherman, sceneggiatura dello stesso Sherman e di Paolo Correale, consulenza di Sandro Setta che aW'Uomo qualunque' ha dedicato ponderosi studi. Direi che stavolta il titolo della serie è particolarmente appropriato: il concetto di storia si sposa bene con quel lo di teatro perché Guglielmo Giannini — oltre che interessarsi al cinema come sceneggiatore e direttore di riviste spedalizzate — era un commediografo di solido mestiere che aveva ottenuto successo in un genere, il giallo, sino ad allora ignorato dal nostri autori (se alla Rai mai saltasse il ticchio di allestire un ciclo di prosa sugli Anni 30 in Italia, un giallo di Giannini non ci starebbe affatto male e costituirebbe magari una sorpresa...). Giustamente quindi il regista ha inquadrato il ritratto in un palcoscenico immaginando che Giannini al termine della sua carriera e della sua vita venga intervistato da una giornalista mentre dirige le prove di una stia commedia (para-politica, decisamente brutta, con grottesche invettive antibolsceviche). L'uomo era nato teatrante e teatrante sarebbe restato sino all'ultimo giorno: autorevole, decorativo, monocolo incastrato nell'orbita, loquacissimo, pronto di battuta e con una comunicatività da mattatore un po' cialtrone cui aggiungeva gran carica umana derivante dalla sua origine partenopea. Tutto il programma è materialmente o idealmente un teatrino' in cui, tra filmati d'epoca e scene con attori, si dipana la clamorosa, folle e fulminea avventura dell'Uomo qualunque:' dapprima Giannini fieramente antifascista e pacifista (l'unico suo figlio maschio era morto in guerra), e poi Giannini che si dichiara nemico dell'antifascismo e di tutti i partiti; nel dicembre '44 a Roma l'uscita del settimanale 'L'Uomo qualunque' che definisce i governanti 'merdaioli' e »politicazzi' e la costituzione del movimento che raccoglie tumultuosamente e irrazionalmente lo sconcerto e il malcontento di grandi masse (e di gruppi di fascisti) da Roma in giù; l'effimero trionfo e il crollo nel 194S. Occorreva un esame più ampio con un breve dibattito alia fine? Forse, ma già così Sherman, ha. saputa, dare, del fenomeno un'idea inquietante, chiara e viva, e aperta a discussioni e a distaccati ripensamenti. Eccellente — e persino somigliante — nella parte del protagonista Achille Millo che ha espresso con intelligente gigioneria gli entusiasmi di Giannini e poi il suo incontrollato furore polemico e, via via, l'incoerenza, i tentennamenti, i deliri verbali, la delusione, la frana nel vuoto: cosi bravo Millo al punto da rendere persin troppo affascinante e troppo simpatico un ambiguo leader dell'anarchismo di destra. Ugo Buzzolan

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