Sulla Spagna pericoli di democrazia bloccata

Sulla Spagna pericoli dì democrazia bloccata Lo sfascio della destra e il peso dei socialisti Sulla Spagna pericoli dì democrazia bloccata BARCELLONA — «Una morte dolce e lenta», questa la procedura prescelta per mettere a fine la «Coalizione popolare», lo schieramento della destra spagnola rappresentato in Parlamento da ottanta deputati. I capi dei due partiti della coalizione, Miguel Herrero, nuovo uomo forte di «Alleanza popolare» dopo le dimissioni di Fraga, e José Antonio Segurado, presidente del partito liberale, hanno adottato la formula, in qualche modo accattivante, per tentare di attenuarne l'impatto sulla vita politica del Paese. Ma l'evento che si tradurrà, entro poche settimane, nel passaggio dei dodici deputati liberali della coalizione al gruppo misto, non è senza rilievo e non sarà senza conseguenze. Ricapitoliamo brevemente il processo di decomposizione della destra costituzionale spagnola che ora giunge alla sua consumazione: nel marzo scorso, alla vigilia del referendum sulla permanenza nella Nato, «Coalizione popolare» e composta da tre partiti: «Alleanza popolare» di Fraga Iribarne, il partito liberale di Segurado, il centro democratico sociale, cioè democristiani di Oscar Alzaga Questa trìplice alleanza, che è guidata da Fraga, una forza di opposizione articolata e insieme abbastanza compatta che si pone come alternativa di governo al partito socialista di Felipe Gonzàlez. Ma Fraga decide di far campagna contro la permanenza nella Nato che è difesa dai socialisti, chiede al suo elettorato l'astensione per tentare di infliggere una sconfitta politica a Gonzàlez, liberali e democristiani lo seguono riluttanti o addirittura si dissociano, e Gonzàlez, contro ogni pronostico, stravince. Prima conseguenza: gli ambienti finanziari, fortemente atlantisti, voltano le spalle a Fraga, le banche tagliano i viveri a coalizione popolare. Seconda conseguenza: sulla scia del successo nel voto referendario, i socialisti, alle elezioni generali di giugno, ottengono per la seconda volta in quattro anni la maggioranza assoluta. Terza conseguenza: i democristiani lasciano la coalizione e nel partito di Fraga si producono scissioni e ribellioni. La sconfitta nelle recenti elezioni basche provoca infine la caduta di Fraga, cui fa ora seguito 1'allontamento dei liberali e la fine della coalizione. A questo punto è lecito chiedersi se la Spagna non stia per avviarsi verso una forma di democrazia bloccata, simmetrica, quantunque opposta, a quella italiana. Come in Italia, il ritardo gravissimo del partito comunista nel ripudio di eredità politiche e ideològiche estranee alla tradizione democratica occidentale, consente quarantanni di governo democristiano senza sostanziale alternativa, cosi in Spagna la dissoluzione in atto della destra costituzionale sembra promettere una situazione di «partilo unico», l'aggregarsi nel psoe, il partito socialista, di ogni articolata istanza di potere che è propria della democrazia, con tutti gli inconvenienti che ciò comporta. Il pericolo è avvertito dagli stessi socialisti: il vice presidente del governo. Alfonso Guerra, leader della corrente di sinistra del psoe. dichiara, commentando la fine della coalizione: «Ora Alleanza popolare deve affrontare una sfida che trascende questo stesso partito politico, è una sfida che riguarda tutto il nostro sistema democratico. Ci si interroga naturalmente, negli ambienti politici e giornalistici spagnoli, sulle cause più profonde della situazione difficile, se non crìtica, che si va profilando, e le diagnosi che si fanno, in genere, isolano questo punto essenziale: il partito socialista che governa il paese dall'82 con grande realismo, grande saggezza e grande onestà, è gente con le mani pulite e mai sfiorata da sospetti, ha una trìplice anima che gli consente di occupare un vasto spazio politico, l'anima di sinistra di Guerra collegata con il potente sindacato Uet, l'Unione generale del lavoro, l'anima di destra di Miguel Boyer, ex ministro dell'Economia, grande patron del Banco estero di Spagna e interprete delle emergenti e pugnaci tendenze neoliberiste, l'anima di centro di Felipe Gonzàlez, mediatore sottile, animale politico di prim'ordinc. oratore irresistibile che la gente, scherzosamente e con una punta di affetto, chiama «Piquito de orox, beccuccio d'oro. E di contro, invece, una opposizione sempre più frammentata che ha disperso negli anni tra il '77 e il '79 il patrimonio dell'Udc, l'Unione del centro democratico di Adolfo Suarez, il partito della «transizione» dal franchismo alla democrazia, sostituendone il messaggio di centrìsmo, di moderazione, di modernità con un fallito tentativo di coagulazione a destra. Glovanni perego

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