Portami a casa, implorò la vittima
Portami a casa, implora ja vittima Il processo per il sequestro e l'uccisione dello studente di Uscio Portami a casa, implora ja vittima Queste, secondo l'imputato (che continua a negare), furono le ultime parole del giovane GENOVA — Disse qualcosa, Roberto Trebbio, lo studente ventenne di Uscio sequestrato la mattina del giugno dell'anno scorso e poche ore dopo colpito mortalmente al capo da una mazza? Se lo sono chiesti disperatamente per un anno e mezzo 1 genitori del ragazzo, e Ieri ha cercato di saperlo anche il presidente della corte d'assise. Lino Monteverde, che ha ancora interrogato l'Imputato del delitto. 'Mentre due della banda che progettò il rapimento cercavano di narcotizzarlo, — ha detto Mario Micozzi — Roberto si rivolse a me. Mi implorò: "Portami a casa, non dirò niente a nessuno, aiutarne. Io non potevo far nimte, perché mi avevano spinto contro un muro minacciandomi con le rivoltelle». Furono questi gli ultimi momenti di vita dell'ostaggio? In questo processe, non c'è nulla di certo, se non la tragica fine di Roberto Trenino. C'è anche il sospetto che 11 crimine non sia stato compiuto nel box affittato dall'imputato, in corso Italia a Genova, ma altrove. Lo dimostrerebbero due circostanze. La prima: Micozzl afferma che la vittima perdette molto sangue, del quale però la scientifica non rilevò alcuna traccia. La seconda: 11 box è all'angolo di uno spiazzo sul quale si affacciano le finestre di quattro palazzi; possibile che 1 rapitori abbiano corso 11 rischio di farsi vedere? Dal fiume di parole con cui Mario Micozzi continua a proporre le sue molte e contraddittorie versioni, che mirano però a sostenere che lui non fu che una pedina nelle mani di una banda, emergono soltanto Interrogativi Ieri e venuto a deporre il dottor Carlo Lomastro, dirigente della Criminal poi di Bologna. Seppe da un detenuto che Micozzl sarebbe stato a conoscenza di fatti legati ad un grosso traffico di droga e a due sequestri di persona compiuti nel Bergamasco, reati del quali il funzionario si stava occupando. B dottor Lomastro andò a parlare con Micozzl, nel carcere di Massa. Non ne ricavò niente: solo l'indicazione di un individuo che avrebbe riconosciuto in una foto segnaletica, certo Carmelo, che secondo l'Imputato 'somigliava ad uno dei quattro che mi costrinsero a sequestrare Mario Trebino». I coniugi Anna e Costantino Noceti, che accompagnavano in auto U figlio ad una visita di leva, videro in autostrada, presso Rapallo, il corpo di un giovane, imbavagliato, nel portabagagli di una Giulietta bianca, quella del Micozzl, che aveva il portello sollevato. Lo hanno confermato ieri. La persona Imprigionata nel vano, era ancora viva? «51 muoveva, aveva gli occhi aperti, ma chi può dirlo con certezza?», hanno risposto i testimoni. I coniugi Costantini avvertirono 11 casellante dell'autostrada, ma l'allarme si perse. D cadavere del giovane fu poi rinvenuto dieci giorni dopo In un dirupo. L'udienza di ieri ha consentito, attraverso alcune testimonianze, di approfondire la personalità del presunto assassino e della vittima. Mario Micozzl: 'Viveva di espedienti, avrebbe fatto qualsiasi cosa per denaro, una volta i creditori — esasperati — lo picchiarono». Roberto Trebino: 'Timido, apprensivo, studente modello, incapace di malizia e di scorgere malizia negli altri». La sera prima del sequestro, Micozzi e Trebino furono visti parlare animatamente alla periferia di Uscio. Era scattato il tranello. Quella sera, il giovane non cenò, era agitata la notte ebbe incubi. La madre lo udì gridare nel sonno: 'Lasciatemi!». Pensò che fosse tormentato da timori per gli esami imminenti. * A fine udienza la madre della vittima ha inveito duramente contro l'Imputato. Il processo riprenderà martedì prossimo con l'intervento del patroni di parte civile. Guidi Copplni
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