Novoli, un 'idea per Firenze

Novoli, un 'idea per Firenze COME L'AREA INDUSTRIALE POTREBBE DIVENTARE UN PARCO Novoli, un 'idea per Firenze Lawrence Haìprin, il più noto architetto paesaggista americano, ha ideato, per iniziativa della Fiat, la trasformazione e il rilancio della zona - Palazzi d'uffici privati e pubblici per un milione 100 mila metri cubi; sedici ettari di giardino con un laghetto; parcheggi sotterranei - Bruno Zevi parteciperà ai progetto generale - Dissenso in un appello di novanta esponenti della cultura fiorentina OAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — «Avevo dodici anni quando i miei genitori mi portarono a Firenze. Nato a New York, cresciuto a Brooklyn, rimasi sconvolto. Tutto, dalle piazze al palazzi, all'ambiente urbano, era opera d'arte con una straordinaria carica di energia. Mi dissi: riuscirò nella vita a fare qualcosa che abbia una tale carica?». Lawrence Halprin, forse il più noto architetto paesaggista americano (cito Ohiraràelli Square e Levi's Pinza a San Francisco) ha oggi settantanni e ti ripresenta a Firenze con un incarico che lo mette alla prova: ideare la conversione dell'area industriale di Novoli. appartenente alla Fiat, in.un complesso direzionale con parco di sedici ettari. Robusto, sanguigno, gran barba, lampi di ironia nello sguardo e nell'eloquio per nulla accademico, Halprin ha illustrato la sua idea alla Fortezza da Basso, davanti a una folla di giornalisti italiani e stranieri. Ma prima di riferire il discorso di Halprin è necessario dare alcune informazioni sull'iniziativa della Fiat. L'arca di Novoli, vasta 32 ettari, è occupata in parte da uno stabilimento, in parte è libera. Ricade In una sona periferica non lontana dal centro di Firenze, due chilometri dalla stazione, meno di mille metri dal Parco delle Cascine. A Novoli paesaggio e ambiente sono in stato disastroso: il quadro caratteristico di tante periferie, un impasto di edifici comprendenti quelli che ospitano la giunta regionale. La Fiat propone di trasferire in un'area esterna (non ancora definita) il suo stabilimento. A Novoli verrebbero costruiti il Palazzo di Giustizia, la nuova succursale Fiat (lascerebbe l'attuale sede di ■viale Belfiore^-.nei pressi di Santa Maria Novella); palazzi per uffickpubbUei e privati, per untatale di 1 milione 100 mila metri cubi. E'previsto un sistema di parcheggi pubblici e privati in sotterraneo. Metà dell'area è destinata a parco. Qui si innesta l'idea di Lawrence Halprin, il quale non si limita a proporre un'area verde, ma delinea un impianto urbanistico generale. «Sottolineo, spiega Halprin, che non sto illustrando un progetto ma una serie di idee che dovranno essere elaborate; Prima idea: aprire uno spazio che oggi è racchiuso da un muro di cinta e offrirlo al quartiere, pove- rissimo di verde (un metro quadrato e mezzo per abitante). Creare un sistema di zone alberate con un laghetto per il tempo libero, passeggiate, piazze e cortili, stradine in accordo con la tradizione fiorentina. Oli edifici dovranno avere altezze limitate. I parcheggi saranno nascosti. Ritengo che 1 sedici ettari di parco darebbero ossigeno e spazi godibili a un quartiere oggi in condizioni deplorevoli». Le fontane Dalle diapositive proiettate nel corso della conferenza si potrebbe immaginare che Halprin abbia già in mente il tipodl architetture previste. Aliar-mia domanda rinponda. nega ti vamente: »Ho ■ fatto soltanto alcuni schizzi Non sono indicazioni per chi dovrà progettare. Verranno chiamati diversi architetti. Bruno Zevi parteciperà all'ideazione generale». Zevi è stato incaricato dal Comune, di collaborare al piano particolareggiato per l'area di Novoli, col compito di garantire la qualità della progettazione. Il nome di Zevi rivela una scelta culturale: è chiaro che l'iniziativa di Novoli non avrà connotati postmoderni. E' anche significativo che al dibattito sul tema del recupero del pae¬ saggio urbano sia stato protagonista un architettobandiera come Giovanni Michelucci. Un interrogativo sorge immediatamente: è possibile trasferire nella periferia fiorentina, disastrata ma non separabile in alcun modo dal centro storico, le esperienze americane di Halprin come creatore di paesaggi urbani e apostolo di una «ecologia della forma» eoe si ispira largamente ai modelli della natura? L'impresa non sarà facile, perché operare nei dintorni di Firenze, per gente di Firenze, non è operare a San Francisco, Portland, Minneapolis. Mi riferisco ad alcune delle realizzazioni più nate. Halprin, ha dalla jua un passato ecologico' (è stato stm> li >tfCtuiatoeiu deli ^Sierra Club) e una serie di progetti che sono riusciti a ridar vita a ambienti urbani degradati. Tipico il caso di Minneapolis: Nicollet Street, una strada anonima, grigia, ostile alla presenza umana, trasformata in un percorso sinuoso, rallegrato da alberi, chioschi, fontane. L'acqua è un elemento fondamentale nel lavoro di Halprin. Ha rivestito con cascate e giochi d'acqua, alternati al verde, un'autostrada urbana a Seattle. Flussi e effetti d'acqua abbondano nel Roosevelt Memorial di Washington. Il grande sistema di spazi pubblici creato a Portland è una sequenza dì giardini, luoghi di incontro, percorsi pedonali, immancabilmente arricchiti da fontane e cascate. «Non cerco di imitare la natura ma di evocarne gli elementi essenziali», dice l'architetto. Ed ecco lo specchio d'acqua per Novoli, immaginato con un fondale di alberi e canoe in movimento. Su Halprin non hanno dubbi Bruno Zevi, né Giovanni Michelucci, invidiabile per la sua vitalità a 96 anni. Dice Zevi: «Halprin incarna una figura di progettista anomala, diversa da quella dell'urbanista, dell'ecologo, dell'architetto. La v sua i identità. S personale deriva da una ricerca praridisetpUnare. i Potrà --contribuire allo sviluppo di' una cultura delle periferie della cui mancanza slamo forse responsabili anche noi. Halprin ci porta una creatività dinamica, una volontà organica di gioia». Michelucci considera la presenza di Halprin un'occasione culturale da non perdere e crede nella possibilità di recuperare la periferia disastrata: «L'insegnamento del Brunelleschi sta nella ricerca delle dimensioni della città, nella complessa articolazione dei suoi confini. Brunelleschi aveva concluso la città medioevale. Noi dobbiamo dar forma al caos ambientale delle periferie, restituendo il suo valore al centro storico». Michelucci ha accennato alle polemiche e alle critiche suscitate dall'iniziativa Fiat- «n confronto è sempre potenzialmente produttivo di valori, anche quando si manifesta nella forma dello scontro». L'opposizione è insorta con un appello di novanta esponenti della cultura fiorentina, da Eugenio Garin al pittore Annigoni, dal preside della facoltà di Architettura Cusmano a Mina Gregari, a sir Harold Acton, a storici dell'arte e intellettuali italiani e stranieri. Ci sono state le dimissioni del consigliere comunale Giorgio Pizziolo, indipendente eletto nella lista del pei (il sindaco Bogianckino guida una giunta formata da pel, pai, psdi, pli). •Per me è completamente sbagliata la variante del piano regolatore che consente le operazioni della Fiat a Novoli e della Fondiaria nella zona esterna di Castello», dice Pizziolo. E' questo un punto critico: la variante del piano regolatore abbina due iniziative completamente diverse tra loro. Quella Fiat è per la riconversione di un'area industriale, quella Fondiaria è per la trasformazione di un'area agricola in terreno fabbricabile. Nel centro il consigliere comunale •verde' Tommaso Franai mi dice: «SI dovrebbe scorporare la variante Fondiaria, del tutto inaccettabile perché consentirebbe CU divorare verde agricolo a fini speculativi, dalla variante di Novoli. L'iniziativa Fiat potrebbe essere discussa a queste condizioni: l'interesse pubblico deve prevalere cu quello privato, la periferia di Novoli va riqualificata non soltanto con la creazione di un parco che oggi ha l'apparen¬ za di indorare una pillola. Si deve risolvere 11 problema del collegamenti col centro storico archiviando folli proposte di autostrade urbane. Va scongiurato il rischio di speculazioni sui volumi che resterebbero liberi nel centro stesso». li nodo più importante rimane quello del rapporto tra periferia e centro storico, tuttora incredibilmente privo di un piano che ne assicuri la tutela e la vitalità, bloccando il processo di degradazione dovuto allo spopolamento, all'invasione di uffici, alla moltiplicazione di servizi per un turismo che impone forme degenerative. Mario Fazio «Una prima idea per Novoli» disegnata dall'architetto americano Lawrence Halprin (nella fotografia a destra): un complesso direzionale con un parco