Sul conto del maresciallo c'era un miliardo e mezzo

Sul conto del maresciallo c'era un miliardo e mezzo Sul conto del maresciallo c'era un miliardo e mezzo Tra 1 pochi prosciolti della maxi-istruttoria figura il colonnello del carabinieri Serafino Licata. Era stato arrestato due anni fa con pesanti Imputazioni: concorso in omicidio plurimo e associazione per delinquere di stampo mafioso. Secondo I pentiti, Licata era legato al clan di Nitto Santapaola, a cui aveva svelato la notizia segreta sulla traduzione dal carcere di Catania a quello di Bologna di un detenuto. Angelo Pavone. Scopo della soffiata: far evadere Pavone. Nel novembre '79 Salvatore Parisi tese con quattro complici l'imboscata al taxi che trasportava 11 recluso al casello autostradale di S. Gregorio, alla periferia di Catania. Risultato: i due carabinieri della scorta trucidati, il tassista ferito. Pavone liberato, portato in luogo sicuro, torturato (perché dicesse dov'era stata nascosta parte del riscatto di un sequestro) e ucciso. Licata, che all'epoca comandava la Legione carabinieri di Catania, è stato prosciolto per insufficienza di prove, ma i giudici torinesi hanno inviato ai colleghi catanesi gli atti per quanto concerne l'accusa di appartenenza alla mafia. Gli altri accusati «Insospettabili» Bono stati rinviati tutti a giudizio. I marescialli del carabinieri Francesco Laganà e Luigi Martino, che prestavano servizio a Catania, dovranno rispondere di corruzione; come 11 maresciallo comandante del carcere di Catania, Antonino Belfiore, Il suo aiutante, il vlcebrigadiere Filippo Spumato, e il maresciallo del commissariato di ps di Nesima (Catania), Santo MusumecL Su di lui gli inquirenti hanno fatto una scoperta sensazionale: Musumeci aveva in banca quasi un miliardo e mezzo, ed è risultato titolare di due Immobili e due ditte d'imbottigliamento d'acqua minerale. Sul denaro, Musumeci s'è giustificato: 'Risparmi di mia moglie'. Sulle aziende: •Regali di zit americani: I quali, invece, sono risultati nullatenenti. Cardine dell'istruttoria per 1 240 processano*! (150 detenuti, 201 latitanti) sono le parole di dieci pentiti: 1 fratelli Roberto e Francesco Ciccio Mlano, re della Torino nera negli anni Settanta. Salvatore Parisi. Antonino Sala, Carmelo Giuffrida, Salvatore Costanza, Lorenzo Catania, Pietro Randelli, Giuseppe Muzio e Vincenzo Tomatore. Parisi, reo confesso di 19 omicidi, è l'architrave di tutta l'inchiesta. E' stato il primo a decidere di collaborare con la giustizia, le sue chiamate di correità hanno innescato la spirale del pentitismo. Ha sostenuto con 1 pm Maddalena, Marzachl, Saluzzo e Loreto, e con I giudici istruttori Acordon, Lanza, Laudi, Tamponi e Trovati, centinaia di interrogatori, a tutti ha presenziato 11 difensore Savino Bracco. Ricostruendo dieci anni di delitti a Torino, Parisi ha fatto luce anche su assassinil che polizia e carabinieri ignoravano fossero stati commessi. In cambio dell'aiuto dato, i dieci pentiti hanno chiesto protezione per sé e per i familiari. .Ma — dicono gli inquirenti — lo Stato sinora ha fatto ben poco. Nulla, addirittura, ha fatto sul piano legislativo'. Intanto, la mafia ha già punito con la vendetta trasversale chi ha alutato la giustizia: uccidendo il cognato di Parisi, Ignazio Strano, il fratello di Catania, Salvatore, e riducendo in fin di vita il cognato di Antonino Saia.