«Parità nella lingua? C'è anche in Usa» di Liliana Madeo

«Parila nella lingua? C'è arnhe in Usa» Intervista con Alma Sabatini, lina delle autrici del «dizionario non sessista» «Parila nella lingua? C'è arnhe in Usa» «In America hanno ufficialmente modificato i vocaboli» - «Altri esempi vengono dalla Francia e dal Belgio» ROMA — Ma davvero esiste un uso sessista delia lingua? ed è pensabile che gli italiani cambino modo di parlare, introducano neologismi cancellino vecchie strutture grammaticali e concettuali? sempre perché le donne non si sentano discriminate? -Il sessismo delia lingua italiana», un volume di centinaia di pagine, pubblicato dal Poligrafico delio Stato, uscirà a giorni e forse, come era già accaduto con il «Codice Donna», sarà in libreria a prezzi accessibili E' la conclusione di un lavoro nato all'interno della Commissione nazionale per la parità del diritti tra uomo e donna, istituita dalla presidenza del Consiglio. Alma Sabatini ha incominciato la ricerca nell'84. Il primo fascicolo delle -Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italianausci nel giugno '85. Da quelle pagine è poi venuta fuori una -Raccomandazione- per le scuole e l'editoria scolastica. Adesso la lunga raccolta di dati la compilazione di centinaia di schede, la consultazione delle ricerche analoghe fatte negli altri Paesi sono finite. Tre sono le ricercatrici che hanno affiancato Alma Sabatini e firmeranno il libro. Tutto questo lavoro è stato fatto credendo davvero che sia meglio chiamare avvocata la donna che esercita la professione dell'avvocato, invece che avvocatessa? e che si faccia un passo avanti nella definizione della figura della donna che lavora chiamandola — a seconda dei ruoli — pretora o pretrice, prefetta, sindaca, questore o questrlce, professora, dottrice. m^r^ capitana, colonnella, carabiniera, brigadiera, e cosi via. come le autrici hanno scritto? Alma Sabatini scuote la testa e protesta: «Afa questi, è chiaro, sono spunti, suggerimenti, proposte. Non è materialmente possibile cambiare da un giorno all'altro la lingua italiana. Però è possibile provocare riflessione sul carattere discriminante, nel confronti della donna, della lingua che usiamo. Cambiamenti del linguaggio sono avvenuti da soli, quando certe cose si sono capite. Oggi nessuno più parla di servo o serva. Nuovi termini sono nati per chi esercita vecchie professioni: ecco le colf, i portabagagli, eccetera: La premessa di tutto il di¬ scorso è ideologica. Dice Alma Sabatini femminista storica, insegnante di inglese: «La lingua non solo riflette la società che la parla, ma ne condiziona il pensiero. Non è solo uno strumento di comunicazione. E', soprattutto, lo strumento attraverso il quale si organizzano la percezione e la classificazione delia realtà. Nei primi anni di vita, quando si impara a parlare, si acquisiscono acrìticamente e inconsciamente quel presupposti su cui è basata la nostra lingua, che è in sé una lingua maschile, in cui il genere maschile predomina. Per questo, spesso, non ci rendiamo conto — parlando o scrivendo — di dire cose che non corrispon¬ dono alle nostre convinzioni.. Ad esempio, incalza Alma Sabatini si fa un grande uso in italiano del «maschile neutro» che comprende sia gli uomini sia le donne. Questo doppio uso — per cui in pratica l'uomo è il parametro intorno a cui ruota e si organizza l'universo linguistico — crea un'ambiguità che si riflette sia sul linguaggio sia sulle relazioni umane. I libri di testo, cita, parlano degli ateniesi che avevano il diritto di voto: -Ma non è vero. Metà circa della popolazione, le donne, non avevano questo diritto: ecco un caso in cui il "maschile neutro" occulta la presenza, o l'assenza, delle donne.. Spesso, nel caso di professioni cui le donne hanno avuto accesso di recente — come la magistratura e la diplomazia — non esiste neppure il termine al femminile. E allora viene suggerito il neologismo, preferibile — secondo le ricercatrici — al titolo maschile Spesso il termine esiste, ma utilizzato per mansioni di rango modesto (segretaria. amministratrice) e viene rifiutato adesso dalle donne stesse: quando sono sulla poltrona dell'amministratore delegato di una società, o di un sottosegretario di Stato, preferiscono l'etichetta al maschile quasi che questa fosse garantia di un livello più alto. .Anche in questo caso va cercato un titolo che ci rappresenti nel nostro sesso e che non sia derivativo o riduttivo rispetto a quello dell'uomo., dice la Sabatini E per questo, nelle .Raccomandazioni., è ritenuto assolutamente deprecabile il ricorso a termini come avvocatessa, vigilessa, studentessa, deputatesi. Quale l'accoglienza prevedibile a tale ricerca? .In Francia è stata fatta anni fa. In Belgio è in corso. Esiste una raccomandazione della Cee in tal senso. E in America, dal 75, il Department of Labor ha ufficialmente modificato una lunga lista di vocaboli riferiti ad occupazioni per eliminare l'ambiguo "man" (ad esempio "mailman", postino, è diventato "mailperson"). E, sempre negli Usa, dove la consapevolezza del sessismo nella lingua è elevata e diffusa, non esiste casa editrice, giornale, che non abbiano la propria "guida" per una scrittura non sci- sista. Liliana Madeo

Persone citate: Alma Sabatini, Codice Donna, Sabatini

Luoghi citati: America, Belgio, Francia, Roma, Usa