Cory, miraggio perduto di Seul di Renata Pisu

Cory, miraggio perduto di Seul L'opposizione sognava di seguire l'esempio filippino ma il regime di Chun è molto più solido di quello di Marcos Cory, miraggio perduto di Seul Kim Dae Jung, leader del «Consiglio per la democrazia»: il miracolo economico è una benedizione per il governo L'esercito non si schiererà mai con i civili - Ora tra le file del dissenso serpeggia la tentazione di scendere a patti DI RITORNO DA SEUL — Ancora a marzo Kim Dae Jung non aveva dubbi, la Corea del Sud avrebbe seguito l'esemplo delle Filippine, 11 •potere popolare, avrebbe cacciato il tiranno. Due settimane fa. a Seul, quest'uomo che è uno del maggiori leader dell'opposizione e che non può svolgere attività politica perché condannato, con sospensione della pena, a 20 anni di prigione per •ribellione», mi è parso deluso e stanco, non più galvanizzato dall'.effetto Cory». La sua macchina è arrivata alla sede del «Consiglio per la democrazia* di cui è presidente, scortata da quattro auto della polizia. Kim Dae Jung ha attraversato l'atrio e si è avviato verso l'ascensore circondato da una ventina di poliziotti, una scorta che lo segue ovunque da quando, due anni fa. è tornato in Corea dagli Stati Uniti. Ci ha ricevuto nel. suo studio, una stanza con una finestra che guarda su uno scorcio della vecchia Seul, casette arrampicate' su una collina nessun grattacielo. Oli ho chiesto se aveva conosciuto gli Aquino negli Stati Uniti, mi ha risposto di si, che erano vicini di casa, che s'incontrava spesso con Ninoy, Cory e con altri esiliati politici del regimi anti-democratici dell'Asia. Quando Aquino decise di tornare a Manila (fu poi ucciso sulla scaletta dell'aereo), Kim era ancora in America: l'anno dopo, volle tornare anche lui in patria, a rischio della vita. .Finora invece mi hanno risparmiato» commenta. — E se il suo Paese seguisse l'esempio delle Filippine?. •Fino a pochi mesi fa noi dell'opposizione eravamo sicuri che la questione non fosse da porsi dubitativamente, ma che ci si dovesse preoccupare di rispondere a un'altra domanda: quando? Adesso sono sorti nuovi ostacoli, non so — Vuol dire che il presidente Chun non è Marcos? «Molte delle libertà che erano concesse nelle filippine all'epoca di Marcos, qui non le sogniamo neppure. Eravamo addirittura tentati di invidiare la dittatura di Marcos, si. immagini guai era e guai è la nostra disperazione: — E la situazione economica? •Certo, anche quella è diversa, qui c'è il "miracolo" e il miracolo è una benedizione per il regime'. Previsioni e piani d'azione per 11 prossimo futuro? Kim Dae Jung che ha appena annunciato di non candidarsi alle elezioni presidenziali (se mal ci saranno) ritiene che la situazione è giunta a un punto tale che è impossibile fare previsioni. Ma se non si candidano per le elezioni presidenziali né lui né l'altro principale leader dell'opposizione, Kim Yung Sano, entrambi personaggi popolari, con un loro carisma, come può sperare l'opposizione di vincere con un altro candidato? •TI regime sostiene che io voglio elezioni presidenziali dirette per ambizione personale. Non mi presento, ecco tutto, purché però ci sia la revisione costituzionale, cioè la Corea diventi una Repubblica presidenziale. Soltanto così si può avere un cambiamento autentico di regime» è la sua risposta. Ma se Corazon Aquino avesse rinunciato a candidarsi alle elezioni presidenziali del febbraio scorso, è certo almeno al novanta per cento che ora Marcos sarebbe ancora a Manila. E' d'accordo Kim Dae Jung? Dopo una breve esitazione risponde che si, ma che in Corea del Sud la situazione non è proprio Identica a quella filippina; è quindi d'accordo con quello che la stampa di regime continua a ripetere da mesi, che «le Filippine non sono la Corea». Come mai l'.effetto Cory. i cosi velocemente svanito? Che la realtà economica e sociale dei due Paesi sia del tutto diversa, salta agli occhi: la Corea 6 un Paese industrializzato con una classe media emergente, in netto contrasto con le Filippine, Paese agricolo e sottosviluppato. Inoltre Chun Do Hwan, il generale che è ora Presidente, ha promesso al coreani una democrazia di cui non hanno mai goduto, mentre Marcos l'aveva tolta al filippini. Ma non basta: in Corea il movimento studentesco ha una vecchia tradizione di lotta, nelle Filippine è praticamente inesistente, la Chiesa cattolica a Seul ha abbastan¬ za voce In capitolo ma non è una «forza» come nelle Filippine, il cardinale Kim di Seul non è come 11 cardinale Sin di Manila, anche se la sua voce si leva spesso a favore della democrazia. Inoltre mal l'esercito coreano darebbe a esponenti dell'opposizione, a civili, il sostegno che i militari filippini hanno concesso invece alla vedova Aquino. Questo gli esponenti dell'opposizione lo sanno bene. Speravano forse in un sostegno, sia pure non esplicito, da parte degU Stati Uniti? Che l'America premesse su Chun come aveva fatto con Marcos provocandone cosi la cacciata? Tutte illusioni, sostengono gli elementi pia radicali del movimento studentesco che vedono nell'imperialismo americano il nemico principale e che all'università di Kankulc 11 mese scorso hanno bruciato in effigie non sol¬ tanto Reagan ma anche il suo nuovo ambasciatore a Seul, James B. Lilley, un uomo la cui carriera si è svolta finora tutta in seno alla Cla. -La realtà è che gli americani sono disposti a sostenere qualsiasi governo purché sia in grado di garantire la sicurezza — spiega un giornalista governativo — e dubitano che l'opposizione ne sia capace. Kim Dae Jung, dopo le Filippine, si è illuso che Reagan avrebbe sostenuto anche da noi una rivoluzione popolare. Come si può essere cosi ingenui?: Oggi Kim Dae Jung si è ricreduto, tuttavia la speranza di una trasformazione sul modello filippino ancora non è del tutto scomparsa. E' parsa risorgere in seguito al subbuglio provocato dall'annuncio della morte del dittatore del Nord, Kim II Sung; un falso annuncio, forse una trappola in cui il regime del Sud è caduto ma che ha ridato vigore, per un momento, alla voce dell'opposizione. • Ma subito dopo ha dato ancora maggior forza all'oppressione» ribatte il giornalista. •Purtroppo sembra che si prospetti un deterioramento della situazione, con conflitti politici e sociali più aspri che possono degenerare in disordini e maggiore ricorso alla repressione da parte del governo» è l'opinione di un sociologo, Han II Sup. Tutti guardano però alla meta, le Olimpiadi del 1988, che non si svolgeranno certo in un Paese pacificato e democratico ma, probabilmente, nell'ambiguità di un compromesso al quale sembrano disponibili molti attivisti e simpatizzanti dell'opposizione: una ventina di deputati del Partito di nuova democrazia coreano che la rappresenta -ufficialmente» in Parlamento danno sempre più chiari segni di essere disposti a un .colloquio costruttivo» con il regime che presuppone il ripudio totale del radicalismo studentesco. Lo sport prevarrà sulla causa della democrazia? Circola alla sede del .Consiglio per la promozione della democrazia», di cui Kim Dae Jung è presidente, la trascrizione di quanto il presidente Chun avrebbe detto a un pranzo del 10 settembre a tredici giornalisti accreditati alla .Casa Blu» di Seul. Vi si a i i legge tra l'altro: •Presto io mi ritirerà, per cui non devo preoccuparmi di essere benvoluto. Ma prima di andarmene state sicuri che riuscirò a cambiare l'atmosfera politica e che affronterò con la massima durezza qualsiasi tentativo di provocare disordini... non possiamo continuare a tenerci rulla difensiva. Anche a costo di rinunciare alle Olimpiadi, non me ne starò calmo e quieto a osservare i disordini degli studenti. A che servono le Olimpiadi se il nostro Paese è in pericolo? O noi o loro...'. Più o meno le stesse parole, anche se con opposto obiettivo, di Kim Dae Jung: -Cosa contono le Olimpiadi rispetto alla democrazia?». Se e in che clima i prossimi giochi olimpici si svolgeranno a Seul, è una questione aperta strettamente collegata a quella del prossimo assetto politico della Corea del Sud. Mancano ormai soltanto quindici mesi. •Può cadere Reagan, può "rimorire" Kim II Sung, può succedere di tutto — commenta un diplomatico occidentale — ma è da escludersi per la Corea del Sud una soluzione tipo Filippine». Aggiunge il sociologo Han Il Sup che ha memoria storica. .Sono piuttosto le Filippine che dovrebbero temere di ripercorrere la "via coreana". Nel 1961, dopo dodici anni di regime corrotto sotto Synghman Rhee, il popolo coreano si ribellò contro la parodia di elezioni inscenata da Rhee per restare al potere. L'esercito si schierò dalla parte degli insorti e Rhee fu costretto a andarsene in un cottage alle Hawaii, proprio come Marcos». •Chang Myon, vittima come Cory delle elezioni truccate — continua il sociologo — venne insediato alla presidenza dal potere popolare e vi rimase nove mesi perché un gruppo di militari, capeggiato da Park Chung Hee, lo spodestò, accusando il suo governo di instabilità e fazionalismo. Troppo severo con quanti si erano compromesri con il passato regime, troppo tenero nei confronti della minaccia comunista. Non ci sono dei paralleli che dovrebbero allarmare la signora Aquino?». Renata Pisu